IL MIO GIARDINO E I MIEI FIORI

Posts written by MaryRosa

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    L'ERICA


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    E' una Pianta sempreverde, arbustiva, adatta per la coltivazione in ambiente esterno, anche se per brevi periodi può essere coltivata in casa.
    Le piante da esterno sono in genere coltivate per formare siepi o tappeti fioriti; pianta molto rustica a crescita lenta.

    Le foglie sono piccole, persistenti, aghiformi e di colore verde. I fiori sono riuniti in racemi terminali e vanno dal bianco al porpora. La fioritura avviene in autunno inoltrato e all’inizio dell’inverno.

    L’erica predilige posizioni luminose ma non il sole diretto. In inverno non sopporta temperature inferiori ai 4-5°C. Innaffiare regolarmente la pianta, anche in inverno, mantenendo il terreno sempre leggermente umido, evitando però i ristagni d’acqua.



    I VARI TIPI DI ERICA


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    L'ERICA ARBOREA


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    L’Erica arborea L., è un arbusto sempreverde caducifoglie, originario del sud Africa e appartenente alla famiglia delle Ericaceae.
    Pianta a crescita lenta, spontanea in molte Regioni costiere Italiane, dove fa parte della macchia mediterranea, soprattutto in ambienti con suolo siliceo o acido.
    L’Erica arborea è comunemente chiamata "scopa da bosco", alta fino a 4 metri, dalla corteccia rossastra, ha portamento eretto, con rami numerosi, pelosi, ricoperti di piccole foglie aghiformi, di colore verde (a volte sfumato al giallo/rossastro) e sono persistenti.
    I fiori, piccoli, dal colore bianco/crema con qualche accenno di rosato, delicatamente profumati, sono ermafroditi e riuniti in infiorescenze a grappolo all'estremità dei rami, la fioritura è tra marzo/aprile.
    In Calabria, questi arbusti dominano fittissimi, quasi esclusivi, e producono il "ciocco di erica", ingrossamento compatto delle radici, assai pregiato per la fabbricazione delle pipe.

    Del genere Erica, esistono circa 500 specie, quelle più utilizzate nella coltivazione in vaso o in giardino sono:



    ERICA GRACILIS


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    Pianta che rimane molto compatta non più alta di 45 cm che forma numerosi fusti, ricoperti da numerosissime piccole foglie aghiformi, di colore verde molto intenso, sui cui rami, si formano centinaia di piccoli fiori di colore rosato/rosso, la fioritura è nel periodo invernale.



    ERICA MULTIFLORA



    E’ una specie spontanea nei boschi del centro e sud Italia, con portamento arbustivo, sempreverde, con le foglie tipiche del genere e fiori, di colore rosa/violetto, molto profumati che, compaiono nel periodo estivo.



    ERICA CINEREA


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    E' una Pianta arbustiva, sempreverde, particolarmente rustica che non supera i 60 cm di altezza.
    I fiori sono di colore violetto che, iniziano a comparire verso la metà dell'estate.



    ERICA CARNEA


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    L'Erica carnea è una specie spontanea, molto diffusa nelle Alpi e negli Appennini.
    Arbusto, tappezzante e sempreverde, che non supera il metro di altezza, fiori di colore rosa scuro riuniti in grappoli.
    E' molto apprezzata dalle api e il miele che si ottiene dal suo polline è particolarmente pregiato.
    Fiorisce dal mese di febbraio, fino all'inizio dell'estate. Comunemente chiamata "scopina".



    ERICA MELANTHERA


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    L'Erica melanthera, è un piccolo arbusto con rami morbidi, ricoperti da piccole foglie e con fiori di colore rosa e stami neri.


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    Edited by MaryRosa - 22/10/2016, 16:35
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    IL VITIGNO DELL'UVA BARBERA


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    Vitigno astigiano per eccellenza, il Barbera è coltivato in tutti i comuni dell’Alto Astigiano per la produzione delle DOC Barbera d'Asti e Barbera del Monferrato.
    L'uva si caratterizza per l’acino di un bel colore blu intenso, con polpa molto succosa e acidula, buccia molto vellutata e consistente, un grappolo piramidale o cilindrico molto compatto; il peduncolo quando è tendente al rosso è indice di buona qualità delle uve. È un vitigno duttile, che può trasformarsi in prodotti molto diversi, dai novelli ai grandi vini da invecchiamento. Il vino è di colore rosso rubino quasi purpureo, tendente al granato con l’invecchiamento. Ha profumo intenso e vinoso con sentore di fruttato, (con note di prugna e di ciliegia matura o anche di mora e di lampone). Se bevuto giovane ha gusto asciutto, con una buona acidità, poco tannico, gradevolmente fresco, floreale e fragrante adatto a tutto pasto. Dopo un adeguato invecchiamento assume una struttura robusta, concentrata, elegante e longeva.
    Nelle versioni affinato in barrique e superiore, assume gusto pieno ed armonico e una struttura importante. Servito a 18- 20º è ideale nell’abbinamento con primi importanti, piatti di carne, selvaggina e formaggi stagionati.
    Il tipo vivace è adatto ad un consumo più immediato, va servito a 15º e abbinato a primi saporiti e salumi. Il tipo fermo, servito a 16 - 18º va bene con grigliate di carni bianche e rosse, stufati, arrosti e pollame.



    IL VITIGNO DELL'UVA FREISA


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    La disciplinare del vino Freisa d'Asti DOC prevede che deve essere ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti composti dal vitigno Freisa.
    Le uve devono essere prodotte nella zona di produzione comprendente il territorio collinare della provincia di Asti, esclusi pertanto i territori comunali di Cellarengo d'Asti e Villanova d'Asti.
    Sono pertanto da considerarsi idonei unicamente i vigneti collinari di giacitura ed orientamento adatti ed i cui terreni siano di natura argilloso - calcarea ed argilloso – sabbiosa.
    La produzione massima di uva per ettaro di coltura specializzata non dovrà superare i 95 q.li. Di tale produzione le uve destinate alla vinificazione del vino di cui all'art. 1 non dovranno superare gli 80 q.li per ettaro ed eventualmente a tale limite dovranno essere ricondotte attraverso una accurata cernita.
    La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70%.
    Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento devono venire effettuate nell'interno della zona di produzione. Tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione, è consentito che tali operazioni siano effettuate nell'intero territorio delle provincie di Asti, Alessandria, Cuneo e Torino.
    Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare al vino Freisa d'Asti una gradazione alcolica complessiva minima naturale di gradi 10,50.
    Il vino Freisa d'Asti all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
    colore: rosso granato o cerasuolo piuttosto chiaro, con tendenza a leggero arancione quando il vino invecchia;
    sapore: amabile, fresco con sottofondo assai gradevole di lampone. Nel tipo secco e con breve invecchiamento, delicatamente morbido;
    profumo: caratteristico delicato di lampone e di rosa;
    gradazione alcolica complessiva minima: 11°;
    acidità totale : 5,5 per mille;
    estratto secco netto : 20 per mille.



    IL VITIGNO DELL'UVA MOSCATO D'ASTI


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    Il Moscato è un vitigno eccezionale che regala vini raffinati da Sud a Nord della penisola italiana fin dalla notte dei tempi e che, sicuramente, almeno una volta nella vita, ci sarà capitato di degustare in una delle sue tante versioni.
    Questo vitigno, che è possibile trovare in quasi tutta Italia seppur con differenti nomi a seconda dei dialetti, rappresenta attualmente una delle uve più importanti e diffuse per superficie vitata. L’origine di questa vite ci arriva fin dall’antichità e pare che le prime tracce siano da ricercarsi nella zona medio-orientale del Mediterraneo. A contribuire alla diffusione del Moscato, inizialmente nelle regioni del sud Italia, furono i Greci durante la loro opera di colonizzazione della Magna Grecia mentre, a portare questa uva nel centro e nel nord Italia ci pensarono i veneziani che, grazie ai loro scambi commerciali, riuscirono a farla arrivare e farla apprezzare anche in tutto il nord Europa.

    Se un poco di chiarezza la ritroviamo nella sua origine, per quanto riguarda il nome, viste anche le tante varietà tipiche della specie, esistono parallele origini che lo vedono citato nell’antica Grecia con il nome di Stico, Melampsithia e Psithia, per poi ritrovarlo durante tutta la storia dei Romani, con i nomi di Vennucolo e Sticula. Anche Catone cita una varietà di uva “apicae“, ovvero delle api (nome che probabilmente gli era stato attribuito per l’intensa attrazione che questi insetti hanno per il suo profumo), ma solo nel medioevo vediamo spuntare per la prima volta il nome Moscatello, che diverrà poi nel, diciassettesimo secolo, Moscato, facendo chiaramente riferimento all’odore intenso di questa uva giunta a maturazione che ricorda il profumo del muschio.

    Le Tipologie del Moscato

    A tutt’oggi, seppur esistano tante varietà di questo vitigno (solo nel 1800 si ne citavano già circa 80 diverse), quelle a bacca bianca sono considerate le più pregiate e ricercate per la vinificazione. Tra le più importanti troviamo: il Moscato bianco, di origine greca, con acino di media grandezza, da cui si ricava anche il “Moscato d’Asti” e lo Spumante d’Asti; il Moscato giallo, di origine siriana, con la buccia dell’acino coperta di pruina (una specie di patina biancastra); il Moscato di Alessandria, di origine egiziana arrivato poi anche in terra australiana, chiamato anche Zibibbo da cui si ottiene il famoso “Moscato di Pantelleria” e un gran numero di vini dolci grazie all’uso degli acini appassiti. Esistono inoltre bacche di questa specie con colorazioni che vanno dal blu intenso al nero e che rappresentano vere e proprie variazioni cromatiche degli acini dovute alla mutazione della bacca bianca. L’altezza preferita di coltivazione si aggira tra 600/700 metri slm e, quando supera queste altezze, è facile trovare la coltivazione a terrazzamento collinare con terreni ricchi di argilla e calcare. Il Moscato è molto sensibile agli attacchi della muffa grigia, degli acari e a tutte le crittogame in genere. La maturazione dei grappoli si ha nella seconda terza decade di settembre e, in generale, oltre gli spumanti, dalla bacca bianca si vinificano vini dal colore giallo paglierino, dal sapore fresco e con retrogusto intenso.


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    IL CORBEZZOLO


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    La coltivazione del corbezzolo ci consente di dare sapore, colore e gioia all’autunno. Per coltivare il corbezzolo vi basterà scegliere un angolo soleggiato e riparato del giardino.

    Il corbezzolo è tra le piante da giardino sempreverdi che in autunno raggiungono l’apice dello splendore: nella chioma verde spuntano frutti rossi e contemporaneamente, fanno bella mostra di sé, fiori bianchi riuniti a grappoli. I suoi colori sono bianco (dei fiori), rosso (dei frutti) e verde (della chioma), non a caso, il corbezzolo, in pieno rinascimento, divenne simbolo dell’Italia unita come bandiera tricolore.

    Il corbezzolo, Arbutus unendo, cresce spontaneamente nella macchia mediterranea. Presenta un bel fogliame sempreverde che costituisce un elemento ornamentale in tutte le stagioni.

    La coltivazione del corbezzolo si inizia, quindi, sia a scopo ornamentale, sia per la realizzazioni di siepi da giardino sia per la coltivazione dei frutti (è molto apprezzata la marmellata di corbezzolo), per quest’ultimo scopo, organizzandosi con vasi profondi e grandi, sarà possibile coltivare il corbezzolo in balcone dove diventerà un grazioso alberello carico di frutti.

    Il corbezzolo ha una crescita abbastanza lenta, per questo, per iniziare una coltivazione vi consigliamo acquistare una pianta in vaso, pronta per la messa a dimora. I più esigenti che desiderano un cespuglio ben sviluppato dovranno orientarsi verso piante già adulte e più costose.

    In giardino, il corbezzolo può formare cespugli che proteggono dal vento.

    Esigenze della pianta

    preferisce un’esposizione soleggiata, la pianta ama i climi miti, infatti nel Nord Italia, per proteggere fiori e frutti, conviene collocarla in posizione un po’ riparata e poco esposta alla gelida brina mattutina dei periodi invernali. Predilige un suolo con pH tendente all’acido.

    Il corbezzolo resiste benissimo alla siccità, le piante adulte in giardino resistono perfettamente ai mesi più caldi dell’anno.

    Il Corbezzolo, coltivazione in vaso

    Il corbezzolo potrebbe risultare particolarmente elegante in balcone, ma solo se coltivato con portamento ad alberello. La coltivazione in vaso del corbezzolo richiede qualche accorgimento in più ma è fattibilissima.

    Il vaso scelto per coltivare il corbezzolo dovrà avere una profondità di almeno 40 cm e dotato, sul fondo, di uno strato di argilla espansa per garantire un buon drenaggio.

    Per coltivare il corbezzolo in vaso potete impiegare del terriccio per agrumi oppure scegliere quello per azalee, le esigenze sono analoghe: avendo un pH acido, offre alle radici di corbezzolo le condizioni ideali per uno sviluppo ottimale.

    Anche se si tratta di una pianta molto resistente alla siccità, quando coltivata in vaso dovrà essere irrigata con una certa frequenza: in estate occorre innaffiare il corbezzolo ogni 3-4 giorni.

    Consigli per la coltivazione del corbezzolo in vaso e in piena terra:

    •Non trascurate di praticare una leggera potatura in primavera per favorire la fioritura

    •Assicurate al terreno una concimazione con un prodotto ricco di azoto e potassio da aggiungere all’acqua di irrigazione.

    I vantaggi di coltivare il corbezzolo in giardino

    Trattandosi di una pianta sempreverde, ha un alto valore ornamentale e, come premesso, può essere coltivata per la realizzazioni di siepi o come un elegante alberello.
    I profumatissimi fiori d’autunno attirano api e farfalle; le farfalle amano deporre le uova sulle foglie mentre sono numerosi gli uccelli che nel periodo autunnale faranno visita al vostro giardino per nutrirsi dei frutti del corbezzolo.


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    IL PRATO VERDE ORNAMENTALE PER IL GIARDINO DI CASA TUA


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    Oltre a piante, arbusti e alberi spesso un giardino si compone di un prato ornamentale che ricopre completamente il terreno.
    È importante conoscere le caratteristiche del luogo e del suolo per avere ben chiaro che tipo di prato utilizzare per la propria area verde.
    Di conseguenza sarà necessario apprendere tutte le tecniche relative al mantenimento del manto erboso per evitare che venga danneggiato da una cattiva manutenzione.



    I VARI TIPI DI PRATO


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    Quando si parla di prato s’intende un tappeto erboso che può avere diversi utilizzi ed essere di vario genere. Si presenta solitamente come erba rasata, ma nonostante a prima vista possano sembrare tutti uguali, in realtà possono avere caratteristiche molto differenti. Solitamente fra le tipologie di manti erbosi si distinguono tre categorie:

    • il prato ornamentale rustico.

    Ha caratteristiche e destinazioni ben precise. Solitamente viene utilizzato per coprire e rinverdire terreni scoscesi, giardini di case di campagna o piste da sci. Per questi motivi questo manto erboso deve essere fatto in modo tale da permettere una scarsa manutenzione. Anche il terreno non ha bisogno di una preparazione impegnativa ma il prato deve essere robusto, resistente al gelo e con radici molto profonde.

    • il prato ornamentale estetico.

    Questo manto erboso è chiamato comunemente prato all'inglese. Viene solitamente utilizzato nelle grandi distese dei parchi o nei giardini privati. Si tratta di manti erbosi eleganti che, al contrario di quelli rustici, hanno bisogno di maggiore manutenzione ed essere liberi da vegetazione spontanea. Fra le caratteristiche che lo rendono unico troviamo la superficie fitta e soffice al calpestio così come il colore verde intenso che mantiene tutto l’anno. Il terreno deve essere preparato miscelando diversi elementi, aggiungendo sabbia per renderlo poroso all’aria e l’acqua ma allo stesso tempo anche la torba per aumentare la fertilità.

    • il prato sportivo.

    Questa tipologia di manto erboso ha una destinazione d’uso chiara: viene utilizzato per praticare sport o vere e proprie competizioni come ad esempio calcio, tennis e ippica. Chiaramente è un prato che deve resistere alle continue sollecitazioni esterne poiché viene costantemente usato e per questo ha bisogno di manutenzione continua. Il terreno deve essere scelto in modo da drenare l’acqua e poter permettere il normale lo svolgimento dello sport.



    IL PRATO ORNAMENTALE RUSTICO


    Il prato ornamentale rustico, come suggerisce il nome, è un tipo di prato che visivamente rende un giardino ordinato ma selvatico allo stesso tempo.

    È composto da un miscuglio di graminacee e piante erbacee che si estendono in orizzontale formando reti fittissime che impediscono alle erbacce di proliferare, sono estremamente resistenti e necessitano di pochissima manutenzione.

    Per questi motivi, è un tipo di prato adatto a chi ha poco tempo da dedicare all’hobby del giardinaggio ma che non vuole rinunciare ad avere un giardino in ordine e curato. In più, è la soluzione perfetta da installare in punti difficili da raggiungere o in cui non si può seminare il prato all’inglese per questioni climatiche o la presenza di ripidi dislivelli.

    Il prato ornamentale rustico non richiede frequenti annaffiature se non appena avvenuta la semina, a differenza di quello all’inglese, e non richiede la falciatura degli steli più alti proprio grazie ala sua tendenza a diffondersi in orizzontale. In periodi di forte siccità è possibile che il manto erboso finisca per ingiallire leggermente e avere un aspetto non proprio gradevolissimo. L’effetto comunque sparirà velocemente con l’arrivo delle prime piogge in quanto questo tipo di piante tende a rinverdire con estrema facilità.

    Un altro punto a favore del prato ornamentale è quello di non necessitare di terreni particolarmente ricchi di nutrienti o della preparazione preliminare del substrato, sebbene tali accorgimenti possano velocizzare lo sviluppo del manto erboso.

    Come realizzare un prato rustico

    Realizzare un prato rustico è piuttosto semplice ma, se dovete tappezzare ampi spazi e non avete l’attrezzatura adatta, il consiglio è comunque quello di rivolgervi ad esperti del settore che faranno per voi il lavoro più faticoso e permettervi di godere di tutti i vantaggi successivi alla germinazione.

    La prima cosa da fare è quella di estirpare tutte le erbacce e, eventualmente, decespugliare gli arbusti limitrofi se desiderate liberarvene. In seguito è necessario preparare il terreno rimuovendo i sassi più grossi che rovinerebbero l’uniformità della semina.

    Se sul terreno sono presenti tanti sassi, allora può valere la pena effettuare una setacciatura utilizzando gli interrasassi, macchine che sollevano il terriccio morbido lasciando sul fondo i sassi e che effettuano anche una notevole aerazione del substrato, rendendolo maggiormente drenante.

    A questo punto è possibile procedere alla semina con miscele di piante già pronte oppure realizzare voi stessi il mix di piante che ritenete più adatte alle vostre necessità.

    Le piante più utilizzate per la realizzazione del prato ornamentale rustico sono:

    - Lolium perenne, una graminacea diffusissima e di veloce insediamento.

    - Festuca rubra, specie erbacea della famiglia delle Poacee

    - Poa pratensis, chiamata anche erba fienarola, molto resistente e veloce nello sviluppo

    - Dichondra repens, erbacea strisciante a foglia larga e tondeggiante

    - Pachysandra, dalle foglie coriacee e molto lucide

    - Convallaria japonica, molto adatta ai terreni ombreggiati crea dei fittissimi reticolati

    Qualunque specie scegliate, fate attenzione a selezionare quella che più si adatta al clima in cui verrà installata.


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    Edited by MaryRosa - 28/7/2017, 20:41
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    COME CURARE IL PRATO VERDE ORNAMENTALE RUSTICO


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    La cura del prato prevede, di stagione in stagione, interventi diversi: rimozione del muschio, rullatura, eventuali opere di recupero del tappeto erboso, eventuale fertilizzazione e altri lavori di manutenzione ordinaria (taglio e irrigazione).

    La cura del prato in estate e autunno

    Nei mesi caldi dell’anno non devono necessariamente aumentare le opere di taglio e irrigazione, tutto dipende dal tipo di tappeto erboso che abbiamo in giardino.

    Come curare il prato in estate abbiamo esaminato interventi come:

    •Concimare il prato
    •La risemina del prato
    •L’irrigazione estiva del prato
    •Tagliare il prato in estate

    La cura del prato in inverno e primavera

    In inverno, in pieno riposo vegetativo, le cure da dedicare al tappeto erboso sono davvero esigue, basterà monitorare la crescita del manto e non farsi trovare impreparati in vista della primavera. In inverno, quando le temperature scendono al di sotto dello zero, chi non vuole rischiare di danneggiare il prato, non dovrebbe proprio calpestarlo!

    Con l’allungarsi delle giornate e il rialzo delle temperature, il tappeto erboso riprende la sua attività vegetativa, in questa delicata fase, per curare il prato bisognerà provvedere alla rullatura post-invernale, alla concimazione e alla rimozione del muschio.

    Come rullare il prato

    Prima di rullare il prato, se la superficie del manto erboso dovesse essere coperta di foglie o rametti, bisognerà procedere a un’accurata pulizia. La rullatura del prato si esegue lontano dalle piogge: se il terreno fosse troppo bagnato, è meglio rinviare l’operazione per evitare dannosi compattamenti del suolo. Tutte le informazioni su come procedere sono reperibili nell’articolo dedicato alla Rullatura del prato

    Come concimare il prato

    Per curare il prato al meglio non devono mancare fertilizzazioni periodiche. Nel bimestre marzo-aprile, quando il tappeto erboso si trova in piena ripresa vegetativa, non deve mancare un’opera di fertilizzazione. L’azoto che conferisce colore verde brillante all’erba e consente un accrescimento ottimale, è l’elemento cardine per la ripresa vegetativa.

    In commercio vi sono diversi tipi di concimi per il prato ricchi di azoto che possono essere divisi in due categorie: a pronto o a lento effetto. Il primo tipo fa immediatamente effetto ma l’effetto è a breve termine e può essere neutralizzato da abbondanti piogge, il secondo impiega più tempo a fare effetto ma nutre più a lungo il prato. A prescindere dal tipo di concime per prato, è importante somministrarlo subito dopo un taglio.

    Come rimuovere il muschio dal prato

    Il muschio sul prato è un problema assai comune: le aree ombreggiate e il terreno molto umido possono vedere l’insorgenza di muschio che tende a soffocare il tappeto erboso. Per eliminare il muschio dal prato si consiglia di intervenire con solfato di ferro da sciogliere alla dose di 20-25 grammi per litro d’acqua. La soluzione di solfato di ferro va distribuita sul tappeto erboso, nella zona interessata dall’infestazione di muschio.

    Dopo questo intervento (attendete 2-3 giorni), il muschio assumerà una colorazione rossa e potrete rimuoverlo con energetiche rastrellature. Si consiglia di somministrare solfato di ferro prima della concimazione stagionale così il tappeto erboso verrà stimolato a crescere velocemente e a tappare eventuali spazi vuoti legati dall’asportazione del muschio.

    Attenzione! La soluzione di solfato di ferro può macchiare in modo irreversibile qualsiasi superficie, fate attenzione a non bagnare pavimento, cordoli, attrezzature da lavoro.


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    IL GINEPRO E LE SUE BACCHE


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    Il Ginepro è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Cupressaceae che comprende il ginepro comune, ma anche tante altre specie apprezzate per la qualità del legno dell’arbusto o come piante ornamentali.

    Si tratta di un arbusto sempreverde, di altezza compresa tra 1 e 10 metri, con foglie aghiformi e bacche (o coccole) blu-viola ricoperte da una pellicola opaca chiamata pruina.
    In Italia è molto diffuso sulle Alpi ma anche sull’Appennino fino al Lazio e in Sardegna.

    Nel giardino viene usata come arbusto sempreverde cespuglioso, modellandolo a siepe bassa. Le sue genne rilasciano un profumo ceh avvolge il giardino.

    Il ginepro ha numerose proprietà benefiche è utilizzato per curare problemi di digestione, è un antisettico naturale quindi ottimo come sedativo della tosse e come espettorante e come disinfettante delle vie urinarie.

    Per chi soffre di problemi reumatici viene consigliato un olio essenziale di bacche di ginepro. Da usare per massaggiare il corpo con olio di ginepro aiuta a rilassare i muscoli contratti, a previene i crampi e a tonificare i tessuti connettivi.

    Le bacche di ginepro si possono utilizzare in cucina per aromatizzare cibi forti come verdure e selvaggina ma anche per preparare pesci al cartoccio.


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    BONSAI : IL KUNQUAT o MANDARINO CINESE


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    Il Kumquat o Mandarino cinese, un piccolo bonsai da appartamento, particolarmente ornamentale e decorativo che può soddisfare l’esigenza di chi come me, adora gli agrumi ma purtroppo non possiede un pezzetto di terra sufficiente a far crescere un alberello.

    Il Kumquat o Mandarino cinese è un piccolo albero da frutto originario della Cina e appartenente alla famiglia delle Rutacee, dalle belle foglie lucide tra le quali spiccano i frutti ovali (Fortunella margarita) o tondeggianti (Fortunella Japonica) di un bel colore arancione. Il momento migliore per acquistarlo è la primavera, perché il clima è ancora mite, tuttavia, se acquistate la pianta verso la fine di questo mese la troverete già carica di frutti che non solo ravviveranno i vostri ambienti ma potranno essere consumati da soli o utilizzati per decorare torte, gelati, arricchire macedonie e preparare marmellate. Questi frutti, a differenza di tutti gli altri agrumi possono essere consumati interi con la buccia in modo che il sapore acidulo della polpa si mescoli con quello dolce e aromatico della buccia. Come tutti gli agrumi, sono ricchi di buone proprietà: a parte il contenuto di vitamina C, sono ricchi di sali minerali come potassio, ferro, fosforo e magnesio, la buccia è ricca di oli essenziali e carotenoidi dall’azione antiossidante. La notevole quantità di fibre li rende ottimi per stimolare dolcemente l’intestino e il contenuto calorico ridotto, appena 60 Kcal/100 g. fa si che siano adatti anche a coloro che devono mantenere la linea. Ma ce di più! Ha notevoli proprietà digestive, che agevolano la digestione di pasti elaborati anche a base di carni grasse e non a caso, è impiegato anche per preparare liquori digestivi.

    Come curare il Kumquat

    Innanzi tutto, è bene posizionarlo in un ambiente luminoso, le innaffiature dovranno essere effettuate solo se toccando il terreno in profondità, risulta secco. Per ovviare alla scarsa umidità dell’ambiente domestico poi, è bene spruzzare il vostro bonsai con dell’acqua che contribuirà anche a togliere la polvere e rendere le foglie lucenti. Alla fine del periodo invernale, va effettuata la potatura dei rami secchi, rotti o mal disposti e nel caso fosse aggredito da parassiti come ragnetto rosso e cocciniglie, potete trattare il vostro alberello con una soluzione a base di sapone di marsiglia, tea tree oil o olio di neem. Fra le tante varietà disponibili, vi consiglio di acquistare la Fortunella margarita o Fortunella japonica, le più adatte a sopportare il clima domestico. Insomma, se anche voi come me, adorate gli agrumi e volete possedere un alberello che spezzi il grigiume invernale, deliziando la vista e il palato con i suoi piccoli frutti color del sole, non vi resta che prendere un Kumquat.


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    Edited by MaryRosa - 13/5/2017, 15:34
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    COME COLTIVARE I RAVANELLI O RAPANELLI


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    I ravanelli, o rapanelli, sono tra gli ortaggi più semplici da coltivare in vaso. Li potrete seminare mese dopo mese e li raccoglierete quasi per tutto l’anno. Il ravanello comune (Raphanus sativus) è un ortaggio da radice. Il suo sapore può essere più o meno piccante a seconda dell’umidità del terreno e del periodo della raccolta.

    La semina dei ravanelli può avvenire da febbraio a ottobre, evitando i mesi più freddi dell’anno. Per coltivare i ravanelli in vaso, scegliete contenitori rettangolari o cassette della profondità di almeno 20 centimetri. Tracciate dei solchi a 2 o 3 centimetri di distanza l’uno dall’altro e seminate i ravanelli a pochi millimetri di profondità.
    Posizionate il vaso con i ravanelli in una zona luminosa del balcone, ma non in pieno sole.

    Mantenete almeno 2 centimetri di distanza tra i semi. Se le piantine dovessero crescere in modo troppo fitto, vi occuperete di diradarle. Innaffiate la superficie del terriccio con uno spruzzino subito dopo la semina. Per riempire i vostri vasi scegliete del terriccio morbido, privo di sassolini e pietruzze, in modo che i ravanelli possano svilupparsi in profondità senza incontrare ostacoli.

    Mantenete il terriccio sempre umido. Innaffiate il vostro vaso di ravanelli ogni giorno, preferibilmente al mattino presto o alla sera. Con un terreno troppo asciutto, i ravanelli presenteranno un sapore piuttosto forte. Potrete iniziare a raccogliere i ravanelli dopo circa 4-6 settimane, a seconda delle varietà.

    Per la coltivazione in vaso preferite i ravanelli di dimensioni più piccole e iniziate la raccolta quando il loro diametro sarà di 2 o 3 centimetri. Noterete che la sommità dei ravanelli inizierà a spuntare dal terreno e che le foglie saranno di un bel verde intenso. Dopo la raccolta dei ravanelli, potrete avviare subito una nuova semina. Se lo avete a disposizione, arricchite il terriccio con un po' di compost casalingo.


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    COME COLTIVARE LE CAROTE


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    Coltivare le carote in vaso? Non si tratta di un'impresa impossibile. L'aspetto più importante riguarda la scelta dei vasi o dei contenitori da utilizzare, che dovranno avere una profondità di almeno 30 centimetri, per permettere un adeguato sviluppo di questi ortaggi ricchi di vitamine. Procuratevi dei semi di carota biologici e iniziate la coltivazione delle carote in vaso fin da subito. Coltivare le carote è molto semplice.

    Il periodo ideale per la semina delle carote è compreso tra febbraio ed agosto. Come potrete comprendere facilmente, la semina e il raccolto delle carote potranno procedere avvicendandosi lungo quasi tutto il corso dell'anno. Lo sviluppo degli ortaggi risulterà rallentato nel corso dei mesi invernali, soprattutto nelle regioni più fredde. I semi, per germogliare, hanno bisogno di calore.

    Preparate i vasi in cui seminare le carote cospargendo sul loro fondo uno strato di palline di argilla espansa dello spessore di circa 2 centimetri. Colmate il vostro vaso con del terriccio biologico (non derivato dalla lavorazione dei rifiuti) arricchito con del compost casalingo. Può essere utile aggiungere al terriccio anche un po' di segatura o di sabbia fine. Per la coltivazione delle carote non vi servirà altro, oltre ai semi. Rinunciate ai fertilizzanti chimici e ai pesticidi tossici.

    Acquistate i semi bio di carote presso un vivaio di fiducia oppure online. Le sementi bio sono sempre più diffuse anche in punti vendita come i negozi di giardinaggio o i supermercati. Se ne avete la necessità, provate a dare un'occhiata tra i loro scaffali. I semi di carota sono molto piccoli. La semina risulterà più semplice mescolandoli con un pochino di sabbia. Interrate i semi a circa 3-4 millimetri di profondità e ad una distanza di almeno 5 centimetri l'uno dall'altro. Formate le piccole cavità in cui interrare i semi premendo sul terriccio con le dita o utilizzando una bacchetta per creare dei solchi.

    Dovrete attendere circa 4 mesi dalla semina per poter raccogliere le vostre carote. Noterete che il loro fogliame si sarà sviluppato e che la sommità degli ortaggi potrebbe risultare visibile osservando la superficie del vaso. Raccogliete le carote con delicatezza, scostando il terriccio con le mani. Se avrete coltivato le vostre carote in modo biologico, senza l'aggiunta di concimi chimici e pesticidi, potrete consumarne senza problemi anche la buccia. Risciacquatele brevemente con dell'acqua fresca e utilizzate una spazzolina per rimuovere i residui di terra. I risultati migliori nella coltivazione delle carote in vaso si ottengono scegliendo varietà di medie dimensioni. Per evitare malattie e parassiti in modo naturale, piantate tra le carote uno spicchio d'aglio.


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    COME COLTIVARE LA VALERIANELLA DA INSALATA O SONGINO


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    La valerianella da insalata è conosciuta anche come soncino o songino. Il suo nome scientifico è Valerianella locusta. Da non confondere con la Valeriana officinalis, che viene utilizzata a livello erboristico per le sue proprietà sedative e calmanti. La valerianella cresce spontaneamente in Italia e potrete coltivarla nell’orto o in vaso a partire dai suoi semi.

    Potete seminare la valerianella sia in autunno che in estate. E’ una pianta particolarmente indicata per l’orto sul balcone autunnale, perché resiste anche alle basse temperature. Ad esempio, nel mese di ottobre potrete seminare in vaso la valerianella, il lattughino da taglio e i ravanelli, così da poter continuare a coltivare il vostro orto sul balcone anche dopo l’estate.

    La valerianella si semina in genere da luglio ad ottobre nell’orto o in vaso. Interrate i semi ad una profondità non eccessiva, che può variare da mezzo ad un centimetro. La valerianella predilige le zone ombreggiate. Non servono terreni troppo ricchi, basta concimare i vasi o l’aiula prescelta con un po’ di compost casalingo.

    Se temete l’arrivo del gelo durante i mesi più freddi, potrete proteggere la valerianella con del tessuto non tessuto. La valerianella è una varietà rustica, che può crescere senza problemi anche ai bordi di un campo o di un orto, senza troppe cure. Vi basterà diradare le piantine se dovessero risultare troppo fitte durante la crescita.

    A seconda del periodo di semina, la raccolta della valerianella di solito avviene da settembre a marzo. Il consiglio è di raccogliere direttamente la valerianella al momento di preparare la vostra insalata, di risciacquarla brevemente e di utilizzarla subito, perché le sue foglie tendono ad appassire in fretta.

    Per la coltivazione sul balcone in genere viene consigliata la valerianella (o songino) dal seme grosso e dalle foglie piccole, di color verde intenso, perché resiste bene al freddo e si presta alle coltivazioni autunnali. Le piantine di valerianella sono pronte per il raccolto quando hanno raggiunto un’altezza di circa 5 o 6 centimetri.

    La coltivazione della valerianella in vaso sul balcone è conveniente perché mette al riparo questa pianta dalle lumache, che potrebbero rappresentare un problema per la valeriana coltivata nell’orto.

    La valerianella è ottima per preparare delle salutari insalate di erbe selvatiche, insieme a tarassaco, acetosella e crescione.


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    LA POTATURA DELLE ROSE


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    La potatura delle rose ha lo scopo di stimolare la fioritura e conferire alla pianta una forma ordinata.

    Quando potare le rose
    Il pericodi migliore per la potatura delle rose varia in base alla regione geografica.

    Centro-Sud Italia e Isole
    Nelle zone a clima mite, tipiche del centro e nel Meridione d’Italia, il periodo migliore per potare le rose cade tra l’autunno e l’inverno, nello specifico consigliamo di provvedere alla potatura delle rose da fine novembre fino a tutto gennaio così da anticipare la prima fioritura che in queste regioni geografiche può avvenire fin dai primi giorni di aprile.

    Centro-Nord Italia
    Nelle zone fredde, il periodo migliore per potare le rose cade a fine inverno, cioè da metà febbraio a tutto marzo. Chi abita nell’estremo settentrione d’Italia, dove le giornate di gelo si prolungano, dovrebbe addirittura aspettare il mese di aprile. Le gelate tardive potrebbero danneggiare il ramo reciso.

    Come potare le rose
    La potatura differisce a seconda della diverse tipologie di appartenenza, tutte le regole generali (come si esegui il taglio, rami da recidere, impiego di mastice…) sono disponibili nel nostro articolo dedicato alla Potatura delle Rose, mentre in questa pagina indicheremo alcune specifiche in base al tipo di rosa da potare.

    Potatura delle Rose Botaniche
    Le rose botaniche hanno bisogno solo di una potatura di riordino (accorciando di un terzo i rami che hanno portato i fiori). Questa pianta va potata prima della fioritura (fiorisce solo una volta a primavera) perché dopo i fiori si formano cinorrodi (frutticini) che a maturazione diventano molto decorativi e rallegrano il giardino fino all’autunno-inverno successivo.

    Potatura degli ibridi di tea
    A questi arbusti dovrete accorciare di due terzi i rami vecchi di un anno, si consiglia di tagliare all’altezza della terza o quinta gemma, dal punto di intersezione di ogni ramo così da conservare solo da 3 a 5 rami principali.

    Potatura di rose da parco e Floribunda
    Le rose floribunda e da parco vanno potate accorciando leggermente i rami solo di un quarto. Questi arbusti presentano una vegetazione rigogliosa e fiorifera e come per tutti gli altri rosai vanno eliminati, dal basso, i rami troppo vecchi.

    Potatura dei rosai sarmentosi
    Fioriscono tra maggio e giugno e si potano al termine della fioritura eliminando alla base (o al punto d’intersezione su un fusto principale) tutti i rami che hanno appena portato fiori, si lasciano solo i rami nuovi. Accorciate i rami troppo lunghi.


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    I RAVANELLI


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    È il caso del ravanello, un ortaggio con il quale potete preparare delle gustose insalate. I ravanelli non necessitano di molto spazio, si possono coltivare anche in vaso sul balcone.

    In genere si distinguono ravanelli tondi e allungati. Ci sono varietà che hanno una crescita velocissima: in meno di un mese dalla semina possono essere pronti da portare in tavola.

    Come seminare i ravanelli

    Possono essere seminati per tutta l’estate direttamente in piena terra, in fase di luna calante. È bene precisare che alcune varietà seguono una diversa tempistica di maturazione: il ravanello nero ad esempio, si semina a luglio e matura in autunno

    Per la coltivazione dei ravanelli in vaso, il contenitore dovrà essere profondo circa 20 cm ed essere riempito con del buon terriccio

    Per la semina sia in piena terra che in vaso, praticate dei fori a circa mezzo centimetro di distanza uno dall’altro, ricoprite con un po’ di terra e annaffiate delicatamente con l’aiuto di uno spruzzino.

    Prediligere terreni sciolti e ben drenati, con una buona percentuale di potassio e meno azoto: in caso contrario produrranno più foglie che frutti. Il terreno inoltre deve essere leggero perché in quelli pesanti i ravanelli tenderanno a diventare troppo piccanti

    Prediligere ambienti di crescita freschi e umidi: vanno posizionati a mezzombra e irrigati in abbondanza, a maggior ragione se coltivati in vaso e nei periodi di caldo intenso

    In base al principio della consociazione, piantare i ravanelli vicino a cavoli, spinaci, carote, piselli e pomodori.
    La lattuga, in particolare, è in grado di renderlo meno pungente e più sapori.

    Mediamente i ravanelli maturano a un mese circa dalla semina: vanno colti non appena maturi, altrimenti tendono ad indurire e ad acquisire piccantezza.


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    COME PREPARARE L'ORTO RIALZATO


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    Come preparare l’orto rialzato: l’orto rialzato si pone a qualche decina di centimetri sopra il livello del terreno, cresce bene perché è più raccolto, protetto e presenta innumerevoli vantaggi.


    Perché preparare l’orto rialzato
    I motivi che possono spingervi all’allestimento di un orto rialzato sono molteplici. In primis, per prepararsi alla coltivazione dell’orto anche nel periodo invernale: le coltivazioni sono più facili da proteggere dal freddo in un orto rialzato!
    L’orto rialzato non è altro che un fazzoletto di terra posto più alto del livello del suolo così da poter funzionare in modo analogo a una serra. Con un letto di coltura rialzato si stima di poter ottenere dei raccolti addirittura quattro volte superiori a quelli ottenuti con l’orto tradizionale. Ciò grazie soprattutto a tre fattori:

    •la struttura del terreno
    Il terreno, non essendo mai calpestato è più poroso e soffice così da consentire una più facile crescita delle radici. Questo consente di aumentare la densità di semina: nello stesso spazio si potranno coltivare un numero più elevato di piante. Il terreno si compatta meno, circola più aria e il drenaggio è migliore.

    •la luce
    Un orto rialzato riceve una quantità superiore di luce, fattore determinante soprattutto nei periodi invernali.

    •manutenzione
    Richiede poca manutenzione ed è ideale anche per i principianti. Si adatta a ogni spazio, anche in terrazza o in cortile. Consente di effettuare interventi mirati su singole colture. All’occorrenza si può facilmente coprire con del tessuto non tessuto per la protezione dal freddo o con della rete per uccelli. Tiene l’orto ben ordinato e consente una migliore gestione dello spazio.

    Come preparare l’orto rialzato, il porcone
    Ognuno può preparare l’orto rialzato seguendo il modello che più apprezza. L’orto rialzato non è una novità degli ultimi tempi, i contadini più tradizionalisti hanno sempre coltivato l’orto rialzato che nel gergo contadino era chiamato Porcone (in italiano, con il termine “porca*” si indica lo spazio di terreno rialzato che si forma tra un solco e l’altro).

    Molti contadini preparano l’orto rialzato semplicemente “ammucchiando” il terreno più soffice e fertile dell’appezzamento agricolo, mentre oggi, soprattutto in ambito urbano, l’orto rialzato è racchiuso in una recisione in legno, pietra.

    Il mio orto è stato costruito con recinsioni in pietra dell'Ossola di altezza cm 20.

    A livello descrittivo, possiamo descrivere la preparazione di un orto rialzato in queste semplici passi:
    -create una struttura perimetrale senza fondo impiegando un materiale a vostra scelta (pietre, lamine metalliche, strutture in legno…)
    -fissatela al terreno creando la cornice del vostro orto
    -riempite la struttura prefabbricata con del terriccio e argilla espansa per favorire il drenaggio
    -piantate ortaggi e iniziate a coltivare il vostro nuovo orto rialzato.


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    COLTIVARE I CAVOLETTI DI BRUXELLES


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    Coltivare cavoletti di Bruxelles: il cavolo di Bruxelles fa parte della grande famiglia delle Brassicacee ed ha un portamento simile al cavolo nero.

    I cavoletti di Bruxelles si prestano bene per la coltivazione in vaso e con una pianta si possono raccogliere, mediamente, dai 25 ai 35 cavoletti.

    Coltivare i Cavoletti di Bruxelles, cosa occorre

    •Il vaso
    Per la coltivazione in vaso vi servirà un contenitore profondo almeno 40 cm, anche se l’apparato radicale ha un’esigenza ideale di 60 cm di profondità.

    •Il terriccio
    Il cavoletto di Bruxelles preferisce un terreno che sia sempre umido, ben areato e leggermente alcalino.

    •Il concime
    Arricchite il terreno con del compost ben maturo e un po’ di stallatico.

    •Piantine o germogli
    Il cavoletto di Bruxelles si coltiva soprattutto per i germogli ascellari che crescono sul suo fusto formati dalle giovani foglie che si sviluppano in forma di glomeruli arrotondati.

    Coltivazione dei cavoletti di Bruxelles, la varietà

    Chi ha poco spazio e vuole coltivare il cavoletto di Bruxelles in balcone o terrazza, può scegliere delle varietà nane che non crescono oltre i 70 cm di altezza. Personalmente vi consiglio di scegliere la varietà del vostro territorio regionale, vi basterà andare dal vivaio e chiedere delle piantine pronte per la messa a dimora!

    Coltivare cavoletti di Bruxelles in vaso

    Coltivare i cavoletti di Bruxelles in vaso è molto comodo e conveniente: le piantine hanno uno sviluppo molto rapido e garantiscono ottimi risultati in tempi e spazi ristretti.

    Una pianta in vaso, se posta in condizioni ideale, riesce a produrre cavoletti anche per più di due mesi! In inverno, la pianta, resiste a temperature fino a -10 °C.

    Quando coltivare i cavoletti di Bruxelles

    Con qualche accorgimento è possibile avere raccolti da fine estate a inizio primavera! Ci sono varietà che producono i glomeruli da fine estate e per tutto l’autunno (varietà precoci), mentre con le varietà semi tardive è possibile assicurarsi il raccolto da metà autunno fino a metà inverno. Le varietà tardive consentono di raccogliere fino a inizio primavera! Quindi, in base alla varietà prescelta, è sempre il periodo buono per coltivare cavoletti di Bruxelles.

    Come raccogliere i cavoletti di Bruxelles

    I cavoletti di Bruxelles vanno raccolti partendo dalla parte inferiore della pianta, infatti si sviluppano prima i glomeruli più bassi. Raccogliete i cavoletti più grandi partendo dal basso verso l’alto.


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    COLTIVARE LE ERBE AROMATICHE IN GIARDINO


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    Le erbe aromatiche possono arricchire ogni parte del nostro giardino dato che non necessitano di grandi cure o attenzioni, sono in grado di crescere sia al sole, all’ ombra, in zone umide e in riva a piccoli corsi d’acqua o stagni.

    Fare giardinaggio con le erbe aromatiche è semplicissimo, molte erbe aromatiche producono grandi quantità di fiori e quindi di semi che si auto seminano.

    Fra le erbe aromatiche che possiamo coltivare in giardino le più conosciute sono gli origani, i timi, le salvie, i rosmarini, le lavande.

    •Le lavande presentano durante la fioritura una vastità di colori. Le spighe, una volta seccate, si possono utilizzare per profumare gli armadi o i vari ambienti.

    •Anche la menta offre una varietà infinite di infiorescenze che vanno dal violetto al giallo. Vanno estirpate ogni tanto le giovani piantine in quanto presentano una crescita molto ampia e veloce. Inoltre è consigliabile conficcare nel terreno dei divisori che andranno a impedire alle radici di sconfinare.

    •Alcune annuali come il papavero sono molto indicate nel giardino. L’unica raccomandazione è di prestare attenzione quando si raccolgono le capsule, poichè sono forate bisogna mantenerle in posizione orrizontale per evitare la caduta dei semi stessi.

    • Se possedete uno stagno in giardino l’angelica è una pianta che si presta molto bene a ricoprire bene i bordi.

    • Il timo è l’ideale per incorniciare i bordi di un sentiero, i loro fiori durano a lungo e successivamente i cuscinetti di foglie continueranno a diffondere un profumo particolare. Ne esistono piu’ di 100 specie, ognuna con fogliame diverso e quasi tutte possono essere usate in cucina.

    •L’origano può essere coltivato per creare le siepe, mentre salvia, rosmarino e lavanda con gli anni crescono in circonferenza.

    CONSIGLI UTILI

    •Prima di coltivare le erbe aromatiche, lavorare il terreno, aggiungendo del fertilizzante biologico.
    •Livellare bene il terreno e inumidirlo a fondo.
    •Mantenere il terreno umido fino a completa germinazione dei semi per poi innaffiare sporadicamente.



    IL SEGRETO DELLE ERBE AROMATICHE


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    Le erbe aromatiche non nutrono, ma ci fanno mangiare meglio. Il segreto dei condimenti aromatici è quello di esercitare un’azione eccitante sui nervi, prima e durante l’ingestione delle vivande, con riflessi positivi sull’olfatto, sul gusto e sulla digestione. In questo modo il cibo viene digerito e assimilato più facilmente, favorendo una buona nutrizione.

    Questo compensa lo scarso potere nutritivo delle erbe aromatiche, a parte il contenuto specifico in vitamine (comunque irrilevante a fronte della quantità che se ne assume). Le sostanze aromatiche che usiamo per insaporire i cibi si ricavano da piante o parti di esse e si presentano in numerose specie con grande varietà di gusti che vanno dal dolce, all’acre, al piccante. Ecco qui di seguito le erbe aromatiche più usate nella nostra cucina e una breve descrizione delle loro caratteristiche.

    Alloro.

    Sono utili sia le foglie sia i frutti. Questi ultimi contengono un olio aromatico che ha proprietà antisettiche e stimolanti. Le foglie servono anche di condimento nelle vivande e sono specialmente usate per eliminare con il loro sapore aromatico gustoso l’odore del selvatico del pollame e della selvaggina. L’infuso di foglie (leggerissimo), preso per bocca, rinforza lo stomaco ed eccita la secrezione del sudore.

    Basilico.

    Serve a profumare minestre e insalate estive, rendendole più appetitose. Il suo utilizzo più conosciuto è nel pesto, la straordinaria salsa verde che caratterizza la cucina ligure per accompagnare, nella tradizione, le trenette o le trofie; senza dimenticare il celeberrimo minestrone alla genovese.

    Origano.

    Molto usate nella cucina napoletana, le infiorescenze dell’origano si trovano oggi quasi ovunque; la loro diffusione in cucina ha camminato di pari passo con quella della pizza, a cui l’origano conferisce l’inconfondibile aroma. L’origano è molto usato anche per la preparazione di salse, sughi per pastasciutta, insalate, verdure, pesce e carni in umido.

    Prezzemolo.

    È certamente l’erba aromatica di più largo consumo in cucina e il suo sapore si unisce a quello di quasi tutte le vivande (essere ‘come il prezzemolo’ è un modo di dire usato per significare ‘andare bene con tutto’); entra così a far parte di brodi, salse, minestre, contorni, polpette, piatti di carne e pesce.

    Rosmarino.

    Il profumo stuzzicante del rosmarino non può mancare nel mazzetto degli odori con cui si insaporiscono i brodi, in certi intingoli rustici in cui si cuociono carni saporose, negli arrosti di ogni tipo, in qualche soffritto e persino in alcuni dolci caserecci. Il profumo penetrante è dovuto a un olio essenziale, contenuto negli apici delle foglioline, che ha il potere di stimolare la digestione.

    Salvia.

    Come il rosmarino a cui spesso viene unita, la salvia regna sovrana in cucina.. Le sue foglie vengono aggiunte ai brodi, a cui conferiscono un particolare aroma e a numerosissime preparazioni a base di carne: dagli arrosti agli spiedini, dai fegatini di maiale ai saltimbocca. Bastano poche foglie di salvia per arricchire il sapore dei cibi.

    Sedano.

    Nella cucina italiana si usano molto sia i gambi sia le foglie del sedano, apprezzato per l’intenso e gradevole profumo a cui corrisponde un gusto appetitosissimo. Indispensabile nel brodo e nelle minestre di verdure, il sedano dà sapore ai soffritti e a numerosi intingoli.


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552 replies since 19/5/2008
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