IL MIO GIARDINO E I MIEI FIORI

Posts written by MaryRosa

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    COME TRASFERIRE L'ORCHIDEA IN IDROCULTURA



    A partire da giugno si possono trasferire Le Orchidee in idrocoltura, con molti vantaggi.

    Con questo metodo, diventa facile gestire sia le annaffiature sua le concimazioni che potranno essere effettuate una volta alla settimana, tutto l'anno senza timori di eccessi o carenze.

    Il passaggio in idrocoltura comporta sempre un minimo rischio, che può essere minimizzati da una procedura perfetta scelta del momento giusto e pulizia accuratissima delle radici da qualsiasi detrito organico. Le piante di orchidea adatte alla coltivazione sono Phalaenopsis, Cattleya, Cymbidium e Paphiopedium a foglia verde.

    Come base di partenza si può iniziare dalle piante giovani radicate i famosi keiki che si formano facilmente sulle Phalaenopisi e i Dendrobium.

    Con le piante adulte, si tratta di sostituire il tradizionale substrato formato da pezzetti di corteccia di conifera con le palline di argilla espansa per idrocoltura e di utilizzare un vaso di plastica senza fiori, sul quale si praticano con una pistola elettrica per bricolage due forellini laterali di 0,5-1cm di diametro, distanti3-4 cm e a circa 3-4 cm fondo del vaso.

    Per preparare l'orchidea al nuovo ambiente, dopo averla svasata la si lascia in acqua tiepida per un oretta quindi la si pulisce dai residui di corteccia e dalle radici vecchie o necrotiche.

    Quando la vegetazione riprende a crescere con un certa vigoria e le nuove radici sono pronte a svilupparsi e il mese giusto per dare inizio a questa operazione.



    COME COLTIVO LE ORCHIDEE IN IDROCULTURA PASSIVA


    orchidee-colorate


    Principalmente si tratta di Phalaenopsis, sia specie che ibridi, ma ho anche alcune Cattleye, Paphiopedilum, Dendrobium e Oncidium, sia specie che ibridi. Con l'idrocoltura la pianta riceve una fornitura costante di acqua, e se le altre condizioni sono buone, cresce a ritmi molto sostenuti:
    Un altro aspetto positivo e` che l'argilla espansa non si decompone mai, e un eventuale rinvaso consiste unicamente nell'aggiungere nuove palline in un vaso piu` grande, senza toccare le radici.

    Il fatto che in genere le orchidee non amino avere i "piedi bagnati" non deve preoccupare, perche' in queste condizioni la pianta sviluppa radici adattate a crescere in ambienti umidi, e in realta` dopo un po' le radici passano per i fori del vaso e crescono direttamente dentro l'acqua: Idrocoltura passiva significa che non vi e` alcuna movimentazione della soluzione nutritiva, come ad esempio nel metodo ebb & flow o a scorrimento.

    Non essendoci alcuna parte meccanica in movimento la soluzione e` la piu` semplice (ed affidabile) possibile.



    In genere uso normali vasi trasparenti da orchidee, senza praticarvi buchi aggiuntivi, in quanto la soluzione non arriverebbe mai alle radici piu` in alto:


    Questa è una Orchidea Cattlea Ibrida.



    Sotto al vaso, per avere una riserva di soluzione nutritiva ed evitare sprechi, uso un semplice sottovaso di plastica.

    Qui si notano i ganci per appendere la pianta ad una sbarra.

    Come mezzo di sostegno uso argilla espansa a biglie rotonde, setacciandola in modo da avere la massima uniformita` possibile nel diametro.

    Questo e` importante per avere un'aerazione ottimale delle radici, punto cruciale per qualsiasi orchidea:



    (la moneta serve ad avere un'idea del diametro).

    Ho provato anche con altri tipi di argilla espansa, ma non mi sentirei di consigliare diametri inferiori o minore uniformita`.
    E` inoltre importante lavarla bene prima di impiegarla.

    Dato che l'argilla non fornisce alcun macroelemento nutritivo, la scelta del fertilizzante e` molto importante. Dopo qualche ricerca, ho trovato che alla Michigan State University era stato sviluppato un fertilizzante universale per acqua da osmosi o piovana, e che il Manna, molto piu` facile da trovare (al garden costa 6 euro per 1 kg), ha una formulazione molto vicina:

    Un aspetto interessante e` che lo studio ha rivelato l'importanza di avere sempre calcio e magnesio.
    Fertilizzo ad ogni annaffiatura, con una dose piuttosto diluita (circa la meta` del normale per orchidee, 0.5 g/L, o 25 ppm di azoto). Per facilitare il compito mi sono preparato una soluzione concentrata, che ho messo in un vecchio flacone di fertilizzante risciacquato, in modo che mi basti diluire un tappo in quattro litri (il volume della pompetta a spruzzo che uso per bagnare le radici).

    Ogni tre annaffiature uso acqua pura, in modo da eliminare eventuali depositi salini. Qualche volta faccio anche percolare l'acqua attraverso il vaso, senza sottovaso.

    Come e quando trasferire le orchidee in idrocoltura

    A mio parere il fattore piu` importante per deciderlo e` che le piante siano giovani o adulte (mai appena sfiascate), in crescita attiva, con radici sane, e con almeno alcune radici nuove o con punte in crescita. Altrimenti la pianta fa molta fatica e potrebbe anche morire.
    Il periodo migliore alle nostre latitudini e` la primavera, quando la pianta e` gia` in ripresa vegetativa (direi piu` o meno da aprile in poi).

    Si adattano con maggior facilita` le piante precedentemente cresciute in sfagno puro o in un composto umido, un po' meno facilmente quelle in corteccia (ma ho avuto buoni successi comunque). E` importante tenere la pianta trasferita in un ambiente caldo e non troppo luminoso, per minimizzare lo stress.

    Le radici in crescita, le piu` importanti per l'adattamento della pianta, per forza di cose stanno in cima al vaso, e la capillarita` dell'argilla non e` sufficiente a tenerle umide:



    In effetti nel vaso si possono distinguere diverse zone in funzione della distanza dal sottovaso, via via meno umide. Per favorire la crescita delle radici in superficie conviene quindi inumidirle un poco una volta al giorno. E` importante dare acqua da sopra e non dal recipiente che sta sotto, per lavare via i residui di sale e per inumidire le zone piu` secche.
    Per la frequenza, mi regolo in modo da non lasciare mai seccare completamente l'acqua nel sottovaso, ma la lascio scendere un po', in modo da poter spruzzare le radici in cima. In realta`, una volta che le radici si sono adattate, non ci sono pero` problemi di sotto- o sovraannaffiatura.

    In alcuni casi si possono verificare crescite eccessive di alghe, sotto forma di mucillagini: una spruzzata di ossicloruro di rame e` sufficiente ad eliminarle.

    Per concludere, una fioritura in idrocoltura recente:




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    Edited by MaryRosa - 28/7/2018, 17:45
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    COME FAR RI-FIORIRE L'ORCHIDEA


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    Come far fiorire l’orchidea: perché la vostra orchidea non fiorisce?

    Capita spesso che, dopo aver concluso la prima fioritura già in atto quando la pianta è stata regalata o acquistata, l’orchidea non ne voglia più sapere di rifiorire. Mia madre, tra i tanti, le ha provate tutte: ha cambiato vaso, ha concimato, provato diverse esposizioni solari, aggiunto fertilizzanti stimolanti per la nuova fioritura ma… niente! E’ per questo che ho deciso di scrivere una guida su come far fiorire l’orchidea.

    Come far fiorire l’orchidea

    Sono diversi i fattori determinanti per indurre l’orchidea a fiorire:
    - umidità,

    - fertilità del suolo,

    - irrigazione,

    - la luce,

    - lo sbalzo termico

    - la temperatura in generale.

    Per far fiorire l’orchidea bisogna provare a controllare tutti i fattori appena elencati.

    Posizione in pieno sole in inverno

    In inverno le orchidee possono essere posizionate in pieno sole durante tutta la giornata: i raggi solari sono esigui e la luce non è così intensa da bruciare le foglie.

    Temperatura notturna

    Per far comparire nuovi steli, la temperatura notturna dovrà essere di circa 13 °C.

    Concime

    Un concime ricco di fosforo e potassio è l’ideale per indurre l’orchidea a rifiorire.

    Lo sbalzo termico

    I nuovi steli si allungheranno durante tutta la stagione fredda e in condizioni ideali fioriranno tra Natale e marzo.
    Se i nuovi steli non si sono formati spontaneamente, è possibile sottoporre la pianta a sbalzo termico così da agevolarne la comparsa. Questa tecnica è valida per la gran parte di specie di orchidea phalaenopsis.
    Grazie all’escursione termica si formano nuovi steli e l’orchidea rifiorisce.

    Ecco come procedere per far fiorire un’orchidea:

    1.Bagnate poco la pianta ed esponetela al sole, mettete la pianta all’aperto se le temperature diurne sono comprese tra i 10 e 15 °C.

    2.Se le temperature notturno sono di gran lunga inferiore all’ideale di 13 gradi, riponete la pianta in casa al riparo dal freddo.

    3.Fate questo per 4 settimane.

    4.Diminuite progressivamente le irrigazioni.

    5.Somministrate, una volta al mese, del concime liquido a base di fosforo e potassio. Prima di aggiungere il concime ricordatevi di bagnare le radici.

    Come irrigare l’orchidea

    Il modo ideale per irrigare l’orchidea è con la tecnica dell’immersione del vaso.


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    Edited by MaryRosa - 28/1/2018, 15:19
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    LA LAVANDA


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    LA COLTIVAZIONE DELLA LAVANDA


    La lavanda è una pianta erbacea che si sviluppa in forma di arbusto, non raggiunge grandi dimensioni (in genere arriva ad una altezza massima di mezzo metro) ma tende a svilupparsi molto in larghezza, infatti la sua ramificazione la rende una pianta molto folta partendo già dal livello del terreno.
    Le sue foglie sono posizionate rispetto allo stelo in maniera opposta le une alle altre e sono di forma acuta; mentre alla base dell'arbusto sono molto fitte diventano più rade e disposte in maniera lineare verso la punta dei rami. Le spighe della lavanda hanno la caratteristica forma peduncolata mentre i frutti si trovano all'interno del calice persistente.

    Esistono moltissime varietà di lavanda, circa una quarantina, che differiscono tra loro per caratteristiche estetiche, per dimensioni, intensità del profumo e colorazione, ma mantengono la loro resistenza e la loro capacità di fiorire e svilupparsi anche in situazioni di clima arido e in assenza quasi totale di acqua.

    Anche per quanto riguarda le caratteristiche medicinali della lavanda rimangono inalterate anche al variare della specie.

    AMBIENTE LAVANDA

    L'habitat adatto alla lavanda è molto vario proprio a causa della sua resistenza anche in condizioni climatiche avverse, si tratta di una pianta rustica e cresce spontaneamente in particolare in collina, dove i terreni sono aridi e sassosi.
    Si può trovare praticamente in tutta Italia, in particolare sul versante tirrenico, lungo tutta la zona collinare adiacente agli Appennini (dalla Liguria fino alla Sicilia) ad altitudini comprese tra 800 e 1500 mt sul livello del mare.

    Se coltivata a livello industriale può arrivare a coprire aree piuttosto vaste, anche pianeggianti.

    La lavanda non teme il caldo e nemmeno il freddo, anche se è d'obbligo utilizzare qualche accortezza nel caso si verifichino delle massicce gelate. La lavanda diventa particolarmente rigogliosa se piantata in zone ben esposte al sole e ampiamente ventilate, non ha bisogno di molta acqua e anzi, la sua presenza massiccia può essere causa di ristagno che nuoce alla sua salute.

    La lavanda va innaffiata senza esagerare, è opportuno tra una innaffiatura e l’altra verificare che il terreno in cui cresce si sia completamente asciugato e una volta asciutto è meglio lasciar trascorrere qualche giorno senza acqua, in questo modo non si rischia di bagnare le piante troppo in abbondanza o troppo spesso.

    Per quanto riguarda il terreno, la lavanda non necessita che il terreno venga concimato ma si può a discrezione scegliere di concimare leggermente nel corso del mese di aprile, quando ha inizio la stagione vegetativa.



    IL FIORE DELLA LAVANDA


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    FIORITURA DELLA LAVANDA

    L'epoca di fioritura della lavanda è variabile da specie a specie e va dalla primavera all'estate. I fiori sono riuniti in infiorescenze a spiga, portate da lunghi steli. Ciascuna spiga contiene un numero variabile di fiori molto profumati e con aroma variabiale a seconda della specie.

    POTATURA DELLA LAVANDA

    La lavanda, quando termina la fioritura deve essere potata per eliminare tutti gli steli fioriferi e per cimare le piante.

    Le piante un po' debilitate e poco compatte possono essere sottoposte ad una potatura più drastica, in modo da lasciare solo pochi cm di stelo. In questo modo la pianta di lavanda crescerà più rigogliosa e rinvigorita stimolando lo sviluppo di nuovi germogli.


    Abbiate cura che l'attrezzo che usate per il taglio sia pulito e disinfettato (preferibilmente alla fiamma) per evitare di infettare i tessuti.

    MOLTIPLICAZIONE DELLA LAVANDA

    La Lavanda si propaga per talea.
    Quando termina la fioritura della lavanda, alla fine dell'estate, si possono prelevare dai rami non fioriferi di un anno, delle talee lunghe circa 10-15 cm con una parte legnosa.

    Si raccomanda di tagliare con una lametta o con un coltello affilato per evitare le sfilacciature dei tessuti avendo cura che l'attrezzo che si usa per il taglio sia pulito e disinfettato (preferibilmente alla fiamma) per evitare di infettare i tessuti.

    Dopo aver eliminato le foglie poste più in basso, si immerge la parte tagliata in una polvere rizogena per favorire la radicazione.

    Successivamente si sistemano le talee in una composta formata da una parte di torba ed una di sabbia grossolana. Si fanno dei buchi con una matita, tanti quante sono le talee e si sistemano come indicato nella foto. Avere cura successivamente di compattare delicatamente il terriccio.

    La cassetta o il vaso si ricoprono con un foglio di plastica trasparente (o un sacchetto messo a cappuccio) avendo cura di tenere il terriccio sempre leggermente umido (annaffiare sempre senza bagnare la piantina in radicazione con acqua a temperatura ambiente). Ogni giorno togliete la plastica, controllate l'umidità del terreno ed eliminate dalla plastica la condensa.

    Una volta che iniziano a comparire i primi germogli , vuol dire che la talea ha radicato. A quel punto si toglie la plastica e si trasferiscono, in piccoli vasi di terracotta (se le avete fatte radicare in cassette), che si collocano in un luogo al riparo dal freddo e dalle correnti d'aria e in buona luce.

    Le nuove piantine di lavanda si pianteranno nella primavera successiva.



    COME COLTIVARE LA LAVANDA IN VASO


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    Se amate la lavanda in particolare per il suo inconfondibile profumo è possibile coltivarla anche in casa e non soltanto in piantagioni, anche se può essere più laborioso rispetto alle coltivazioni in campo.
    Dovere avere a disposizione una pianta, un luogo soleggiato per buona parte della giornata, un vaso grande, terriccio, sabbia e concime.

    Scegliete tra le diverse varietà di lavanda quella che preferite, indicativamente la più adatta ad essere coltivata in casa è la lavanda francese (che si riconosce dalle foglie seghettate) anche se si tratta della varietà meno profumata. Potete acquistare la pianta di lavanda direttamente presso un vivaio o un fiorista.

    Scegliete un vaso molto grande poiché la lavanda mal sopporta la costrizione, poi miscelate del generico terriccio con una generosa quantità di sabbia, aggiungete infine del concime di tipo calcareo e avrete creato il giusto habitat per la vostra pianta. Inserite la pianta con la sua terra originaria in centro al vaso e annaffiate con cautela. Ripetete l’innaffiatura soltanto quando la terra risulterà del tutto asciutta, la lavanda ama l’acqua ma il ristagno ne compromette seriamente la salute, quindi è meglio non eccedere.

    Scegliete quindi dove posizionare il vaso, è importante che il luogo prescelto sia molto ventilato per ricreare le condizioni climatiche presenti sulle colline, un balcone esposto verso le montagne potrebbe essere una buona soluzione. Altra condizione fondamentale è che il vaso sia in una zona ben soleggiata per molte ore durante la giornata, potete scegliere un balcone o una terrazza esposta a su oppure scegliere una zona all’interno della casa vicino a una finestra da cui la pianta possa essere ben irraggiata.

    Se scegliete di posizionare il vaso all’interno dell’abitazione sarà opportuno portarlo all’esterno verso la fine dell’estate scegliendo un luogo soleggiato ma al riparo, la lavanda necessita di un periodo di arieggiatura che ne stimoli la crescita.

    Inoltre se l’ambiente casalingo è caratterizzato da una scarsa umidità sarà opportuno mettere nel sottovaso della ghiaia da mantenere umida, questo espediente manterrà l’ambiente circostante alla pianta con la giusta umidità senza correre il rischio di danneggiare le radici con eccessive innaffiature che possono diventare letali causando marciume radicale a cui la lavanda è molto soggetta.

    Pertanto mantenete l’ambiente umido ma le radici della lavanda asciutte, scegliete un luogo esposto al sole e al vento e la vostra pianta crescerà rigogliosa e profumata.



    LA RACCOLTA DEI FIORI DI LAVANDA


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    La raccolta dei fiori della Lavanda avviene in due modi :

    - Raccolta dei fiori in modo industriale nei campi immensi, direttamente con attrezzi agricoli

    - Raccolta dei fiori a mano tagliando solo i fiori e raccogliendoli ad essiccare direttamente in sacchi di juta sterilizzati.

    Per chi coltiva la lavanda il momento della raccolta è una fase molto delicata, perché per quanto la lavanda non necessiti di molte cure durante la coltivazione, ha invece un preciso rituale da seguire durante la raccolta.

    Generalmente si raccolgono tutte le sommità dotate di fiori che di norma vengono utilizzate dopo un procedimento di essicazione, da effettuare in un luogo chiuso, fresco, ombreggiato e molto ventilato per favorire un procedimento rapido che porti risultati ottimali.

    Se l’essicazione viene eseguita a regola d’arte le spighe floreali avranno la capacità di mantenere molto a lungo il proprio profumo.

    I fiori di lavanda vengono quindi utilizzati per confezionare dei sacchetti profumati (piuttosto piccoli) da inserire nella biancheria, possono essere realizzati con sacchetti di carta o tela, oppure si possono realizzare delle composizioni da inserire in piccoli vasi di vetro dove si potrà unire l’elegante profumo della lavanda alla bellezza per il suo colore violetto molto caratteristico.



    L'OLIO ESSENZIALE DI LAVANDA


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    Un’altra lavorazione a cui può essere sottoposta la lavanda è quella della distillazione a vapore per ottenere l’olio essenziale di lavanda utilizzando i fiori appena colti, se ne ottiene un liquido giallo, dal sapore amaro e dalla profumazione particolarmente intensa.
    Alcune delle proprietà dell’olio essenziale di lavanda : Emolliente, Antisettico, Rilassante, Espettorante ed Analgesico.
    I suoi usi casalinghi sono davvero molti, ad esempio, è un ottimo rimedio naturale contro febbre e raffreddore, allontana le zanzare ma è anche un’essenza speciale per un massaggio profumatissimo.


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    Edited by MaryRosa - 2/12/2016, 08:34
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    IL RIBES ROSSO


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    Ci sono frutti che si trovano raramente sulle nostre tavole, ed uno di questi è il ribes rosso. Per la loro bellezza, queste bacche sono utilizzate perlopiù come ornamento per piatti dolci e salati, oppure il loro sapore asprigno valorizza altri cibi sotto forma di salse e composte.

    I frutti di tutte le specie di Ribes sono una eccellente fonte di vitamine (soprattutto B e C) che aiutano a potenziare il nostro sistema immunitario, oltre ad avere importanti proprietà che stimolano l'appetito, aiutano in caso di problemi di stomaco e stimolano i sistemi digestivo e urinario.

    Vengono utilizzate anche le foglie, una volta essiccate, per fare tisane e decotti che aiutano a dare sollievo dai sintomi della gotta e dei reumatismi.

    Il modo migliore di consumare questi frutti è quello di mangiarli appena colti, in modo da fruire di tutte le vitamine al massimo della loro concentrazione, in quanto trasformandoli in confetture e sciroppi la maggior parte di essi va perduto.

    Studi scientifici hanno dimostrato che conservando il succo di ribes a -18 °C per un anno, la quantità di vitamina C si riduce del 49%, mentre, aumenta il contenuto di antociani e fenoli, che svolgono una azione antiossidante, aiutando le cellule a rimuovere le sostanze di scarto del metabolismo cellulare, proteggendole dall'invecchiamento e dai tumori.

    Consumare il ribes quando è stagione, coltivandolo in vaso o in giardino, è dunque altamente salutare.



    RIBES ROSSO (ribes rubrum red currant)
    PROPRIETÀ, BENEFICI E UTILIZZI COME RIMEDIO NATURALE


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    Il ribes rosso (Ribes rubrum) è un arbusto che fa parte della famiglia del ribes nero (Ribes nigrum) e dell'uva spina.
    E'originaria dell'Europa occidentale, Italia compresa, e i suoi frutti sono caratterizzati da un sapore leggermente aspro.

    I ribes rossi vengono utilizzati nell'alimentazione naturale per via delle loro numerose proprietà benefiche. In cucina il ribes rosso diventa il protagonista della preparazione di conserve, gelatine, succhi, frullati e confetture, ma anche di piatti come insalate, contorni e salse per condire. Il ribes rosso fiorisce a marzo e aprile. I frutti maturano e si raccolgono durante l'estate, a partire dalla fine di giugno.

    Proprietà del ribes rosso

    Il ribes rosso a volte viene utilizzato per decorare cocktail, gelati e macedonie, ma il suo valore non è solamente estetico, anzi. Se ne avete l'occasione, raccogliete dei ribes rossi freschi da gustare al momento durante la prossima gita in montagna. Altrimenti potrete acquistare in erboristeria riber rossi essiccati o succo di ribes rosso.

    Questo frutto contiene vitamina C e acido folico, due sostanze fondamentali per il corretto funzionamento del nostro organismo, utili per prevenire l'anemia. Il ribes rosso è inoltre ricco di vitamina A e di vitamina E, che contribuiscono a proteggere la nostra pelle dall'invecchiamento.

    I ribes rossi contengono inoltre la cumarina, una sostanza anticoagulante utilizzata nel settore farmaceutico per la produzione di farmaci che servono a mantenere il sangue fluido. L'assunzione del ribes rosso nell'alimentazione è considerata utile per prevenire la trombosi venosa profonda, una malattia potenzialmente mortale.

    Calorie del ribes rosso

    Oltre ad un basso indice glicemico, il ribes rosso presenta un apporto calorico che non dovrebbe destare nessuna preoccupazione in chi è a dieta. Così potrete godere delle proprietà benefiche del ribes rosso senza problemi. Il ribes rosso è un frutto davvero poco calorico, dato che contiene soltanto 48 calorie ogni 100 grammi.

    Benefici e utilizzi del ribes rosso

    Il ribes rosso ha numerosi altri benefici e utilizzi a livello medicinale e fitoterapico. Viene utilizzato ad esempio come antipiretico per abbassare la febbre, nel trattamento dei calcoli renali e della gotta, poiché favorisce la rimozione dell'acido urico. E' anche un lassativo leggero e uno stimolante del metabolismo. Il ribes rosso, con i suoi estratti, viene anche utilizzato nei prodotti cosmetici pensati per la riduzione delle macchie della pelle.

    E' interessante sapere che il ribes rosso ha un indice glicemico inferiore rispetto ad altri frutti o alimenti. Infatti presenta un basso contenuto di zuccheri. E' un frutto acidulo che non causa elevati picchi glicemici come invece avviene nel caso di prodotti raffinati come lo zucchero bianco. L'indice glicemico del ribes viene classificato come basso ed è pari a 25.

    Questo frutto può aiutarci a contrastare le infezioni per via del suo elevato contenuto di vitamina C, un antiossidante naturale molto potente che aiuta il corpo a sviluppare una maggiore resistenza nei confronti degli agenti infettivi. Inoltre è d'aiuto per combattere i radicali liberi. Il ribes rosso è depurativo e aiuta il corpo a liberarsi dalle tossine accumulate.

    Aggiungete il ribes rosso come frutto fresco o il succo di ribes rosso alla vostra alimentazione se volete pelle e capelli sani dato che questo frutto aiuta a proteggere il collagene e le proteine presenti nella pelle e nei capelli.

    Il ribes rosso rafforza il sistema immunitario ed è una fonte di manganese, un elemento fondamentale nella produzione di energia da parte del nostro organismo. Il suo contenuto di rame e ferro aiuta nella formazione dei globuli rossi e delle cellule del sangue. Ricordate che una carenza di ferro può portare ad anemia, affaticamento e debolezza muscolare.

    E' inoltre una buona fonte di vitamina K, che protegge le ossa riducendo l'eliminazione del calcio attraverso le urine. E' salutare per l'apparato digerente dato che il suo contenuto di fibre è utile per la regolarità dell'intestino.

    Il succo di ribes rosso come rimedio naturale viene utilizzato sia all'esterno, per calmare le irritazioni della pelle, sia all'interno, come bevanda naturale ricca di antiossidanti in grado di aiutare l'organismo a ritrovare vigore e benessere. Infine, è utile come bevanda da assumere in caso di febbre e di malattie infettive.


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    Edited by MaryRosa - 3/9/2015, 08:49
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    LA CITRONELLA


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    La Citronella contro le zanzare


    La citronella, insieme ai gerani, è una delle piante più note che vengono utilizzate per tenere lontane le zanzare in modo naturale. Proprio da questa pianta viene estratto l'olio essenziale di citronella, rimedio anti-zanzare per antonomasia da diffondere nell'ambiente. Potrete coltivare la citronella in giardino oppure in vaso, per posizionarla nei punti della casa da proteggere dalle zanzare.

    E' una pianta erbacea perenne e sempreverde che appartiene al genere Cymbopogon. E' originaria delle regioni calde e tropicali dell'Asia Meridionale. In inglese la citronella è conosciuta con il nome di lemongrass. Le sue foglie sono molto lunghe e di un colore verde intenso. Tendono a ricadere verso l'esterno.

    L'odore delle foglie di citronella ricorda quello del limone, una caratteristica che ne permette l'uso in cucina per la preparazione di salse, zuppe e tisane, tipiche dell'Oriente. La citronella funziona come pianta anti-zanzare proprio per via del suo profumo, che di solito è piacevole per noi, ma che risulta sgradito agli insetti.

    Le varietà di citronella dal maggiore potere repellente prendono il nome di Cymbopogon Nardus, Cymbopogon Citratus o Cymbopogon Winterianus. Potrete acquistare le piantine di citronella da coltivare in vaso o in giardino presso i vivai e le fiere dedicate all'orto e al giardino. I semi di citronella sono in vendita nei negozi di giardinaggio e su internet.

    Le piante di citronella da acquistare in vivaio di solito sono pronte per il trapianto in un vaso più grande. Utilizzare un supporto con le rotelle facilita lo spostamento della pianta a seconda delle necessità e permette di porla al riparo più facilmente in inverno, se il clima risulta particolarmente freddo. Se decidete di coltivare la citronella in giardino, collocatela in luoghi riparati, vicino a dei cespugli o a delle piante ornamentali, in modo che in inverno non soffra troppo il freddo.

    Seminare la citronella

    Ecco come seminare la citronella. Seminate la citronella tra marzo e luglio in vasetto. Coprite i semi con uno strato molto sottile di terriccio, che dovrete mantenere sempre umido. L'anno successivo, quando la pianta sarà abbastanza forte, la potrete trasferire in giardino o nel vaso definitivo in primavera.

    Tenete conto che la pianta di citronella può raggiungere l'altezza di 1 metro e che le sue foglie possono essere lunghe fino a 60-70 centimetri. Strofinando le foglie tra le dita potrete avvertire al meglio il loro profumo. Posizionate la citronella al sole o in un luogo solo parzialmente ombreggiato. Si adatta bene a tutti i tipi di terreno e anche ai climi non troppo miti, ma teme il freddo. Potrete rinvasare le piantine di citronella quando avranno raggiunto un'altezza di circa 10 centimetri, se le avete coltivate a partire dal seme. Selezionate le 5 o 6 piantine più forti da inserire in un unico vaso.

    Trapiantare la citronella

    Se acquistate una piantina di citronella in vivaio, trasferitela in un vaso di dimensioni adatte con terriccio ricco e ben drenato, quindi posizionatela nella zona più soleggiata del balcone in primavera, oppure in casa, vicino a una finestra, se siamo in autunno o in inverno. Dato che la citronella viene utilizzata proprio come repellente per zanzare e altri insetti, non teme attacchi da parte dei parassiti.

    Divisione dei cespi

    Potrete moltiplicare la citronella non soltanto per seme, ma anche per divisione dei cespi. Dividete i cespi in autunno e mettete le nuove piantine subito a dimora. Assicuratevi che le radici siano vive e tenete la citronella al riparo, tenendo conto che al di sotto degli 8°C la pianta comincia a soffrire.

    Dovrete estrarre la pianta dal vaso e selezionare i cespi produttivi e con le radici più forti. Potrete poi inserire ogni cespo in un vaso dedicato, con terriccio ricco e ben drenato. La citronella richiede annaffiature regolari e frequenti, soprattutto nella stagione più calda e vitale per la pianta, da marzo a settembre. Lasciate radicare sempre bene le piantine di citronella prima di trasferirle in un vaso più grande o in giardino. Quando le radici della citronella fuoriescono dai fori per il drenaggio dell'acqua, è di certo giunto il momento del travaso. Per la divisione dei cespi di citronella, è inoltre utile utilizzare dei vasetti colmi d'acqua per favorire il radicamento.

    Ripulire, potare la Citronella

    Infine, coltivare al meglio la citronella, ricordate di eliminare le foglie secche, di potare le parti della pianta che appaiono più deboli in autunno, di sistemare i vasi al riparo dal vento e dalle correnti fredde e di non lasciare ristagni idrici nei sottovasi, poiché le radici della pianta potrebbero marcire.


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    LA SEMINA, IL RACCOLTO, I LAVORI NELL'ORTO NEL MESE DI GIUGNO


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    Con l'arrivo del mese di giugno inizia il periodo degli ortaggi estivi da raccogliere, delle semine e dei trapianti da effettuare in piena terra, magari ricordando di seguire il calendario lunare, al fine di ottenere rese migliori dal proprio lavoro.

    Con l'avvicinarsi di giornate più calde, sarà necessario dedicarsi maggiormente all'annaffiatura delle piante in vaso ed all'irrigazione dell'orto. Approfittate delle piogge di fine primavera per poter effettuare la raccolta dell'acqua piovana da utilizzare per ridurre i consumi idrici domestici.

    COSA SEMINARE A GIUGNO

    Nel mese di giungo le temperature dovrebbero essere ormai stabili nella maggior parte delle regioni italiane. Per questo motivo sarà possibile effettuare diverse semine in piena terra, pensando ad esempio di dedicarsi alla semina di pomodori, piselli e fagioli da gustare ad estate inoltrata. Sarà possibile inoltre dedicarsi alla semina protetta degli ortaggi da raccogliere nei mesi successivi, con l'arrivo dell'autunno, come porri, cavoli, finocchi e zucche. Tra le erbe aromatiche, dedicatevi alla semina di camomilla, prezzemolo, basilico e salvia.

    A giugno è possibile seminare:

    Barbabietola
    Basilico
    Bietola da coste
    Broccoli
    Camomilla
    Cardi
    Carote
    Cavolfiori
    Cavoli
    Cetrioli
    Cicoria
    Fagioli
    Finocchi
    Indivia
    Lattuga
    Lattughino da taglio
    Meloni
    Peperoni
    Pomodori
    Piselli
    Porri
    Prezzemolo
    Ravanelli
    Rucola selvatica
    Rucola da orto
    Scarola
    Sedano
    Zucca
    Zucchine

    CONSIGLI PER LA SEMINA E IL TRAPIANTO

    E' giunto il momento di trapiantare quanto coltivato nei semenzai nel corso delle settimane precedenti, con trasferimento in vaso o in piena terra, a seconda dello spazio a disposizione per l'allestimento dell'orto. E' possibile dunque dedicarsi al trapianto di piantine di fragole, pomodori, peperoni, zucchine, melanzane e peperoncino, oltre che delle erbe aromatiche, come basilico, prezzemolo, salvia, rosmarino.

    E' inoltre possibile iniziare la semina in semenzaio degli ortaggi da raccogliere nei mesi successivi, ricordando di non esporre i germogli alla luce del sole diretta, per evitare che essi si secchino. Prima di effettuare il trapianto, è consigliabile inumidire bene il pane di terra che contiene le radici della propria piantina ed inumidire anche la buca in cui essa verrà trasferita. In caso di trapianto in vaso, ricordate di cospargerne il fondo con palline di argilla espansa o cocci, in modo da permettere al terreno di trattenere maggiormente l'umidità e di mantenere al meglio la temperatura ideale per le piante.

    IL RACCOLTO DEL MESE DI GIUGNO

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    Approfittiamo dell'arrivo del mese di giungo per gustare i nostri frutti ed i nostri ortaggi preferiti quando essi risultano di stagione, come le fragole, le pesche, i pomodori, le zucchine ed i peperoni.
    Un raccolto abbondante durante i mesi estivi sarà il pretesto ideale per dedicarsi alla preparazione di salse, conserve sott'olio o sott'aceto e confetture.
    Le erbe aromatiche potranno essere utilizzate per la preparazione di condimenti o potranno essere essiccate per un loro impiego successivo.

    A giugno raccoglieremo:

    Albicocche
    Asparagi
    Basilico
    Carote
    Cetrioli
    Ciliegie
    Fragole
    Fagioli
    Fagiolini
    Fiori di zucca
    Lamponi
    Lattuga
    Lattughino da taglio
    Limoni
    Melanzane
    Meloni
    Mirtilli
    Nespole
    Peperoncini
    Peperoni
    Pesche
    Piselli
    Pomodori
    Prugne
    Radicchio
    Ravanelli
    Rucola
    Spinaci
    Susine
    Zucchine

    ORTO SUL BALCONE NEL MESE DI GIUGNO

    Per coloro che sul balcone o sul davanzale coltivano delle erbe aromatiche in vaso, sarà possibile raccogliere basilico, prezzemolo, salvia, rosmarino, origano, timo, maggiorana, salvia, menta, erba cipollina e acetosella. Gran parte delle piante aromatiche e balsamiche giungono al culmine della propria carica di elementi utili proprio nel mese di giungo. Possono dunque essere raccolte sia per il consumo da fresche che per l'essiccazione, da effettuare all'ombra su di un telo, all'interno di un sacchetto di carta o appendendo alcuni rametti legati con uno spago e capovolti.

    A seconda di quanto seminato o trapiantato nei mesi precedenti, l'orto sul balcone potrà offrire per il raccolto, ad esempio: pomodorini, peperoncini, fagiolini, zucchine tonde, rucola, lattughino da taglio, prezzemolo, basilico, malva, camomilla ed altre erbe officinali ed aromatiche. Potreste dedicarvi alla semina di porri, ravanelli, sedano e aglio, da gustare nei mesi successivi. Dedicatevi alla semina in vaso della rucola e del lattughino da taglio.


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  7. .

    COME COLTIVARE E PROPAGARE LA PEONIA


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    Sono piante facili da coltivare, gradiscono esposizione in pieno sole o mezz'ombra, suolo ben concimato con sostanze organiche, neutro o leggermente acido, privo di calcare, fresco nei mesi estivi, si giovano di una pacciamatura con letame bovino ben maturo.

    L’impianto della peonia va fatto in una zona soleggiata o a mezz’ombra, possibilmente in un luogo abbastanza lontano dalle radici di altre piante, in modo da lasciargli uno spazio di crescita sufficiente .
    Si moltiplicano a fine autunno per divisione dei vecchi cespi, lasciando un occhio per ogni porzione, con fioritura piena dal secondo-terzo anno dall'impianto.



    IL SIGNIFICATO DEL FIORE



    Secondo il significato tradizionale cinese della complementarietà degli opposti, la peonia è di influenza positiva sulla donna e sull'uomo per quanto riguarda il loro vivere insieme in armonia. Per creare una buona energia Feng Shui, quando si è alla ricerca di una compagna fedele e amorevole, un dipinto raffigurante le peonie cinesi o un vaso di questi fiori dovrebbe essere collocato all'interno del ‘settore matrimonio’, nell’angolo a sud-ovest della propria camera da letto, per attirarvi la partner ideale o per migliorare la situazione sentimentale e condurre o mantenere un matrimonio felice. Alcuni maestri di Feng Shui consigliano però a una coppia di anziani di non tenere in camera da letto l'immagine di una peonia in fioritura per evitare relazioni con donne più giovani. Una coppia di peonie rosa invece vale da catalizzare energetico soprattutto per migliorare l'amore e per il romanticismo.



    LA PEONIA E LA SUA STORIA



    La peonia, considerata la "regina di tutti i fiori" nella Cina antica, si è diffusa come pianta ornamentale con l'imperatore Yang (605-617) della dinastia Sui (581-618), diventando popolare e protetta nei palazzi imperiali durante la successiva dinastia Tang (618-907). Le varietà migliori erano molto costose, tanto che le peonie diventarono spesso parte della dote. Sotto le seguenti dinastie, gli imperatori allargarono le loro attività e la coltivazione delle peonie si propagò in tutta la Cina. La città di Luoyang (oggi Heze), nella provincia dell’Henan, ne diventò il centro principale durante la dinastia Qing (1644-1911). Ha continuato fino a tutt’oggi in questo primato celebrato ogni anno nel mese di aprile con un festival internazionale della peonia, fiore rimasto nella tradizione cinese e mongola come simbolo floreale insieme con il fiore della prugna. Nel 1903, la dinastia Qing ha dichiarato la peonia come il fiore di Stato; è stata riproposta nella Repubblica Popolare Cinese da un sondaggio nazionale dapprima nel 1994, ma il Congresso nazionale del popolo non lo ha ratificato, ed è stato ripetuto invano nel 2003.

    In Europa, la pianta erbacea di peonia fu introdotta dalle legioni romane dapprima in Inghilterra, intorno all'anno 1200, dalle legioni romane. Nel 1789 arrivò nel Vecchio Continente il primo albero di peonia grazie a Sir Joseph Banks, ricco imprenditore e appassionato di botanica che, venutone a conoscenza dai viaggiatori in Oriente, ne commissionò l’acquisto e l’invio al dottor Duncan, tramite la British East India Company. L’esemplare fu piantato nei Royal Botanic Gardens, a Kew, ma risultò poi difficile ottenere altri alberi dalla Cina. Soltanto a partire dal 1860 le peonie arbustive cinesi diventarono disponibili nei vivai europei e rimasero in voga fino alla fine dell’800, quando arrivarono quelle giapponesi dalla fioritura più leggiadra. Introdotta in Francia dai missionari francesi, venne portata in America nel 1820 dai coloni inglesi. Nel 1957, invece, l’Assemblea Generale dello Stato americano dell’Indiana ha approvato una legge per rendere la peonia il fiore della nazione, sostituendo la zinnia, che lo era dal 1931.

    Simbolo tradizionale nell’arte floreale orientale, la peonia apparve dapprima nell’arte cinese per rappresentarne la forza vitale su quadri, porcellane, vestiti ricamati, paraventi dipinti e arazzi; in epoca contemporanea è spesso abbinata a raffigurazioni di uccelli e di bambù. Nelle raffigurazioni, il fiore bianco di peonia simboleggia la purezza verginale delle ragazze, mentre quello di colore rosso è più simbolico della femminilità erotica. Dopo l’introduzione in Giappone nel XVIII secolo, le immagini delle peonie sono comparse su arazzi, dipinti, stoviglie di porcellana, ricamate sui kimoni tradizionali in seta. Alla peonia sono anche dedicate molte poesie haiku, anche dai più famosi poeti e pittori, come Buson Yosa (1716-1784), che ne scrisse 28 haiku a tema su 3 mila, e Issa Kobayashi (1763-1828), con almeno 84 poesie su 20 mila haiku.
    Mitologia

    La nascita della peonia fu al centro di numerose e diverse versioni nella mitologia greca. Paeon (Paean, Paieon, Paeeon, Paion o Paian), allievo di Asclepio (Esculapio per i Romani), il dio greco della medicina, venne trasformato in fiore di peonia da Zeus – dio del cielo e del tuono, governatore del monte Olimpo, mediatore pietoso nelle rivalità tra dèi – per salvarlo dall’ira funesta del maestro, invidioso del suo grande talento. In un’altra variante Paeon, figlio di Asclepio, venne tramutato in peonia da Ade, dopo averla guarita, per salvarlo dalla gelosia del padre, annientato dalle sue capacità. In un’ulteriore versione, Paeon diventò una peonia – fiore già esistente ai piedi del monte Olimpo – dopo averne dato il succo da bere a Leto (Latona per i Romani) per aiutarla a far nascere senza problemi i due gemelli Apollo ed Artemide nonostante il parto difficile. In un altro mito, invece, Paeon, medico degli dèi, ottenne la peonia da Leto, madre di Apollo – dio della medicina, della verità e dell’arte – sul Monte Olimpo.

    I Greci credevano che Apollo spesso si travestisse da Paeon e cantasse canzoni di lode (dette Peana) a se stesso. Con il tempo Paeon divenne un epiteto di Apollo per la sua qualità di guarire e, pertanto, propiziato come dio della guarigione.
    In un mito diverso, Apollo non gradì che sua sorella, Diana, la dea della luna, nota cacciatrice di rinomata abilità con l'arco e la freccia, si fosse innamorata di Orione, figlio di Nettuno, dio del mare. Un giorno, Apollo sfidò Diana a cercare di colpire Orione che, all’orizzonte, stava camminando su acque profonde con il permesso speciale del padre. Ma quando il suo corpo arrivò a riva, Diana capì di avere ucciso l’amato con un solo tiro e, dove caddero le sue lacrime di dolore, nacquero delle belle peonie, così pose Orione tra le stelle in ricordo del suo amore.
    Una leggenda racconta invece che le ninfe maliziose si nascondevano nei petali delle peonie, che così sono diventate il simbolo del senso di vergogna o di timidezza, secondo il linguaggio dei fiori. Fin dall’antichità, la radice della peonia fu invece riconosciuta dalla medicina tradizionale cinese per alleviare i sintomi di alcune malattie (asma, crampi mestruali, convulsioni), seguita da quella giapponese. I Romani, in seguito ai loro miti, curavano con la peonia più di 20 malattie. Spesso era detta ‘erba beata’ per i poteri magici e miracolosi che le erano attribuiti contro demoni, streghe, tempeste, malocchio per proteggere il raccolto, i pastori e le loro greggi. Durante il Medio Evo, in Europa, la peonia era utilizzata al momento del parto per superstizione, per tenere lontano gli spiriti maligni, ma anche a uso medicinale in caso di ittero, calcoli biliari, crisi epilettiche, dolori da dentizione.
    I semi di peonia venivano ingeriti interi per evitare brutti sogni o utilizzati come cataplasma per alleviare i dolori allo stomaco; con i petali essiccati si preparava un tè calmante per la tosse.
    Nella Body Art contemporanea, il motivo della peonia compare in numerosi tatuaggi, ma è sempre stato prediletto per il suo significato di prosperità e di forza. Nel West americano, i pionieri si fecero tatuare enormi peonie rosse a doppio fiore per la loro straordinaria bellezza e in ricordo della loro patria. Con i fiori di peonia si possono creare infiniti disegni tatuati combinando le tonalità sorprendenti dei loro colori – rosso, bianco, rosa, giallo – con le foglie verdi. I tatuaggi di questi grandi petali un po’ arricciati ai margini abbelliscono qualsiasi parte del corpo – specialmente su braccia, spalle, fondoschiena, gambe – oppure, in piccolo, anche sui piedi. Seguendo il significato orientale, spesso compaiono tatuati in associazione con altri elementi come il drago o il leone per attenuarne ferocia e potenza. In Giappone, l'uso popolare delle peonie nel tatuaggio incarna la potenza maschile ed è stato ispirato dalle illustrazioni dell’artista Utagawa Kuniyoshi (1797-1861) nelle 6 stampe della serie ‘I 108 eroi del Suikoden’ (1827), basate su un racconto cinese del XIV secolo, che gli diedero la notorietà.

    Questi fuorilegge, che andavano contro l’ingiustizia delle autorità corrotte, erano coperti di tatuaggi pittorici inclusi appunto leoni, tigri, draghi, carpe koi (o carpe giapponesi), e peonie, tra gli altri simboli.
    In tutto il mondo, i motivi floreali nei tatuaggi non sono, infatti, prettamente femminili, spesso gli uomini li combinano con altre immagini. Secondo un antico gioco di carte giapponesi, l’immagine della peonia tatuata incarna coraggio e audacia, come un giocatore che affronta la partita con lo spirito che potrebbe essere l'ultima o come, in un’altra interpretazione, i guerrieri Samurai affrontavano ogni giorno come se fosse quello conclusivo della loro vita.

    I Greci credevano che Apollo spesso si travestisse da Paeon e cantasse canzoni di lode (dette Peana) a se stesso. Con il tempo Paeon divenne un epiteto di Apollo per la sua qualità di guarire e, pertanto, propiziato come dio della guarigione.
    In un mito diverso, Apollo non gradì che sua sorella, Diana, la dea della luna, nota cacciatrice di rinomata abilità con l'arco e la freccia, si fosse innamorata di Orione, figlio di Nettuno, dio del mare. Un giorno, Apollo sfidò Diana a cercare di colpire Orione che, all’orizzonte, stava camminando su acque profonde con il permesso speciale del padre. Ma quando il suo corpo arrivò a riva, Diana capì di avere ucciso l’amato con un solo tiro e, dove caddero le sue lacrime di dolore, nacquero delle belle peonie, così pose Orione tra le stelle in ricordo del suo amore.

    Una leggenda racconta invece che le ninfe maliziose si nascondevano nei petali delle peonie, che così sono diventate il simbolo del senso di vergogna o di timidezza, secondo il linguaggio dei fiori. Fin dall’antichità, la radice della peonia fu invece riconosciuta dalla medicina tradizionale cinese per alleviare i sintomi di alcune malattie (asma, crampi mestruali, convulsioni), seguita da quella giapponese. I Romani, in seguito ai loro miti, curavano con la peonia più di 20 malattie. Spesso era detta ‘erba beata’ per i poteri magici e miracolosi che le erano attribuiti contro demoni, streghe, tempeste, malocchio per proteggere il raccolto, i pastori e le loro greggi. Durante il Medio Evo, in Europa, la peonia era utilizzata al momento del parto per superstizione, per tenere lontano gli spiriti maligni, ma anche a uso medicinale in caso di ittero, calcoli biliari, crisi epilettiche, dolori da dentizione.

    I semi di peonia venivano ingeriti interi per evitare brutti sogni o utilizzati come cataplasma per alleviare i dolori allo stomaco; con i petali essiccati si preparava un tè calmante per la tosse.
    Nella Body Art contemporanea, il motivo della peonia compare in numerosi tatuaggi, ma è sempre stato prediletto per il suo significato di prosperità e di forza. Nel West americano, i pionieri si fecero tatuare enormi peonie rosse a doppio fiore per la loro straordinaria bellezza e in ricordo della loro patria. Con i fiori di peonia si possono creare infiniti disegni tatuati combinando le tonalità sorprendenti dei loro colori – rosso, bianco, rosa, giallo – con le foglie verdi. I tatuaggi di questi grandi petali un po’ arricciati ai margini abbelliscono qualsiasi parte del corpo – specialmente su braccia, spalle, fondoschiena, gambe – oppure, in piccolo, anche sui piedi. Seguendo il significato orientale, spesso compaiono tatuati in associazione con altri elementi come il drago o il leone per attenuarne ferocia e potenza.


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  8. .

    LA PEONIA (PAEONIA)



    La Paeonia (Peonia L., 1753) è l'unico genere della famiglia delle Peoniacee (Paeoniaceae) e comprende specie erbacee perenni anche con radici tuberose alte fino a 1 m, e arbusti a foglie caduche alti fino a 2 m, con coloratissime e profumate fioriture.

    Originarie della Cina e del Giappone, sono piante piuttosto rustiche, delicate ma abbastanza facili da coltivare, almeno nelle regioni temperate e a clima arido (es. Puglia) sono molto resistenti alla siccità estiva ed esplodono con la loro generosissima fioritura ai primi tepori primaverili, purché si abbia l'accortezza di non potarle drasticamente (vale a dire che le piante non vanno recise "raso terra", cioè senza lasciare ramificazioni munite di gemme "fertili"). Più difficoltà comporta la moltiplicazione per divisione dei cespi radicali, che è sempre una operazione estremamente delicata e va condotta con la massima cura e nel periodo giusto.

    Le peonie sono erbe perenni o arbusti. Le foglie sono sempre caduche

    Le specie più utilizzate come piante ornamentali vengono suddivise in floricoltura in due gruppi distinti:

    - PEONIE ERBACEE

    comprendono le varietà derivate dalla P. officinalis di origine europea, con fiori privi di profumo, portati da steli uniflori, e della P. lactiflora originaria della Siberia, con fiori al profumo di rosa portati da steli multiflori, molto decorativi e con una vasta gamma di colori dal bianco al rosso.

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    La caratteristica principale delle peonie erbacee è quella di avere la parte aerea che muore durante l’inverno; i ricacci primaverili partono direttamente dal colletto delle radici, pochi centimetri sottoterra.
    Le radici carnose, che rappresentano il serbatoio di accumulo delle sostanze di riserva, permettono alla pianta di superare la stagione fredda senza danni; le peonie erbacee emettono tutti gli anni un fusto erbaceo, che porta le foglie, e sulla sua sommità, i bottoni florali.
    Il cespo di peonie erbacee, al pari di tutte le piante erbacee perenni, si accresce orizzontalmente, restando però nel corso degli anni sempre della stessa altezza.

    - PEONIE LEGNOSE O ARBOREE O ARBUSTIVE

    Differente è il tipo di crescita delle peonie arbustive, chiamate anche arboree o legnose, che producono dei veri e propri rami legnosi, sui quali in primavera spuntano i getti portanti foglie e fiori. Le peonie arbustive pertanto tendono a crescere in altezza e larghezza come tutti i cespugli, raggiungendo in alcuni casi dimensioni ragguardevoli di 2 metri di altezza e di diametro.
    Queste differenti abitudini di crescita ne condizionano l’utilizzo ornamentale e nei giardini, infatti, le erbacee (varietà di Paeonia lactiflora, Paeonia officinalis ed ibridi erbacei) sono più impiegate per guarnire aiuole fiorite o bordure ed in ogni caso, a causa dello stelo più lungo, sono più valide come fiori da taglio.

    Le arboreee (varietà di Paeonia suffruticosa e ibridi di Paeonia lutea) invece, di magnifico effetto anche senza fiori grazie al fogliame leggero ed all’aspetto orientaleggiante, sono migliori come piante isolate, oppure per creare siepi e cortine di sfondo.

    Le peonie sono piante di grande adattabilità, non particolarmente difficili da coltivare, sopportano bene anche gli inverni più rigidi e vivono in quasi tutti i terreni, con preferenza per quelli non troppo leggeri ed alcalini.

    La diffusione delle peonie nei giardini italiani è ancora relativamente limitata e solo da pochi anni, grazie al lavoro di una piccola schiera di appassionati giardinieri e vivaisti, si comincia ad apprezzare il loro grande effetto decorativo sia come piante isolate sia come piante da siepe o da bordura.



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    LA FIORITURA DELLA PEONIA



    Il fiore della peonia è tra i più venerati in Oriente da migliaia di anni come portatore di fortuna e di un matrimonio felice. Appariscente, lussureggiante, elegante incarna amore e affetto, prosperità, onore, valore, nobiltà d’animo e, in piena fioritura, pace. Dolcemente profumata e di lunga durata, definita 'rosa senza spine' dagli europei, simbolo delle romantiche storie d’amore, spesso impiegata in occasione di matrimoni, la peonia celebra il 12° anniversario di matrimonio. Pianta vibrante e viva, ricca di magnifici fiori e di foglie verdi, il significato della peonia è anche un auspicio cinese di buona fortuna, così i dipinti che la rappresentano sono spesso appesi in casa come portafortuna e in ufficio per concludere buoni affari.

    LE PEONIE BIANCHE
    sono il simbolo tradizionale delle giovani ragazze che si sono distinte per bellezza, ma soprattutto per arguzia;

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    LE PEONIE ROSSE
    sono il simbolo erotico dei genitali femminili, per cui quando scende la rugiada, che rappresenta lo sperma, il fiore si apre.

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    La peonia corrisponde alla tarda primavera-inizio estate tra le raffigurazioni dei fiori cinesi delle quattro stagioni, insieme al loto, ai crisantemi, ai fiori di pruno e, quindi, diventa metafora della bellezza femminile e della riproduzione.

    La loro fioritura, che avviene da metà aprile a fine giugno a seconda delle varietà, rappresenta una delle soddisfazioni più grandi non solo per il principiante ma anche per il giardiniere esperto.
    I fiori sono grandi e molto colorati. Gli stami sono molto numerosi (in alcune specie possono essere più di 200. I frutti contengono semi scuri molto grossi (anche più di 1 cm di diametro).

    La distribuzione naturale del genere Paeonia si estende in mondo frammentato all'intero emisfero boreale: Europa (essenzialmente meridionale e orientale), Nordafrica (molto localizzata), Asia (principalmente Asia Minore, Siberia, Cina, Giappone e Himalaya), Nordamerica solo sul versante Pacifico.

    Utilizzate come piante ornamentali nei giardini per formare aiuole e macchie fiorite su tappeti erbosi, o in vaso sui terrazzi; le numerose varietà orticole a fiore semplice o doppio dai vari colori, vengono coltivate industrialmente per la produzione del fiore reciso.



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  9. .

    COLTIVARE L'ORTO A GIUGNO - I LAVORI DEL MESE


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    Giugno è particolarmente piacevole: le temperature sono gradevoli e il caldo, almeno nella prima metà del mese, non è eccessivo. Tuttavia il lavoro è abbastanza impegnativo: sono tante le cose da fare, dalle semine ai trapianti, fino ai lavori di mantenimento dell'orto.

    La semina: ortaggi ed erbe da seminare a giugno

    Giugno è anzitutto periodo di semina di diversi ortaggi. In questo mese si possono seminare:

    •Ortaggi: peperoni, melanzane, zucchine, fagiolini, carote (varietà tardive), bieta, barbabietole, broccoli, cavoli e cavolini di Bruxelles, cardi, cetrioli, cipolle, cicoria, lattuga e indivia, rucola, pomodori, piselli, porri, ravanelli, rape, zucche, sedano, scarola. A cavallo tra giugno e luglio potete inoltre dedicarvi anche alla semina del finocchio

    •Erbe aromatiche: prezzemolo, camomilla, salvia e basilico

    Indicazioni utili

    A giugno le temperature si assestano e il clima è mite e gradevole. Questo permette di seminare la maggior parte delle colture direttamente sul terreno. Potete coltivare in semenzaio solo gli ortaggi che raccoglierete nel periodo autunnale (cavoli, porri, zucche, radicchio, sedano, finocchi..).

    Per programmare le vostre semine,

    cercate di seguire il più possibile il calendario lunare, in modo da ottenere il massimo dal raccolto. Ecco qualche indicazione utile. Con la luna crescente è bene dedicarsi alla semina di piselli, fagioli, rucola, lattuga, broccoli, cetrioli e pomodori e alla raccolta delle erbe aromatiche. Inoltre, in questi giorni ci si può occupare del trapianto degli ortaggi coltivati in semenzaio. Il trapianto va fatto preferibilmente la sera, per evitare di esporre le radici alla luce solare.
    Nel periodo di luna calante, dedicate più tempo ed energia alle annaffiature, alla potature delle piante e alla creazione/rafforzamento dei sostegni per le piante rampicanti (fagioli, piselli, pomodori...). Nei giorni di luna calante bisogna anche occuparsi della raccolta degli ortaggi e della semina in semenzaio di radicchio, porri, sedano, cavolo cappuccio autunnale, finocchi, bietole e scarola.

    I lavori da fare

    A giugno le temperature cominciano ad alzarsi: diventa quindi necessario proteggere alcune colture, soprattutto quelle appena trapiantate (ma anche alcune semine - in special modo gli ortaggi a foglia - hanno difficoltà a crescere se la temperatura supera i 20°C) da un'eccessiva esposizione ai raggi solari, che potrebbe seccarle e inaridirle.
    Provvedete quindi a creare delle strutture che ombreggino e proteggano dal sole: teli ombreggianti, stuoie o cassette di legno capovolte e sollevate a circa 30 centimetri dalla terra con dei picchetti.... L'orto va irrigato con costanza, meglio se al momento del tramonto oppure nelle prime ore del mattino.
    Occorre inoltre diserbare (per evitare che erbe infestanti, insetti e parassiti compromettano la crescita delle colture) e concimare le colture che si avvicinano al termine del loro ciclo vegetativo e quindi al momento di essere raccolte. Si tratta della cosiddetta concimazione di copertura, perché interessa il terreno in superficie e non in profondità. Piante come pomodori, zucche, cetrioli e fagioli vanno legate a dei tutori, se questo lavoro non è già stato fatto in precedenza.

    Il raccolto a giugno

    Durante il mese di giugno arrivano a maturazione diversi ortaggi: pomodori, zucchine, peperoni, asparagi, cetrioli, carote, fagioli, fagiolini, melanzane, lattuga, piselli, ravanelli, rucola. Se disponete di un frutteto, potrete raccogliere e gustare molti frutti deliziosi: pesche, fragole, albicocche, lamponi, mirtilli, ciliegie.
    Giugno è anche il mese di raccolto di diversi tipi di piante balsamiche/erbe aromatiche: prezzemolo, basilico, timo, salvia, rosmarino, origano, maggiorana, menta, acetosella, erba cipollina.


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    Edited by MaryRosa - 4/6/2014, 14:55
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    LE ZANZARE - COME DISTRUGGERLE - RIMEDI NATURALI


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    Come liberarci dell’insetto più fastidioso e tenace che affolla le nostre notti (e nel caso delle zanzare tigre, anche i giorni).
    Ora, alle gia’ abbastanza fastidiose zanzare nostrane, si sono aggiunte pure quelle ‘esotiche’, le zanzare tigre che, tanto per renderci la vita difficile, sono in circolazione anche di giorno.

    A cosa serve avere un bel terrazzo se poi per andarci devi spalmarti di repellenti o mettere puzzolenti zampironi?
    Ci sono vari sistemi per arginare il problema, alcuni sono artificiali mentre altri sono rimedi naturali.

    LE ZANZARIERE

    Si tratta di barriere meccaniche che possono essere fisse o mobili e che sono costituite sostanzialmente da reti a maglie abbastanza fitte da impedire l’ingresso delle terribili bestiole. Il tutto su appositi telai fissati alle finestre ed alle porte di casa. Quelle mobili sono in pratica delle tende, come quelle che gli esploratori delle savane mettevano sui letti per difendersi dagli insetti, hanno una efficacia relativa dovuta proprio alla loro mobilita’.

    Il problema con le zanzariere e’ che impediscono il normale riciclo dell’aria nelle stanze. Ormai ve ne sono di facile installazione e sono disponibili nei centri fai da te anche dei kit di montaggio con tanto di istruzioni su ‘come montare una zanzariera‘ per chi vuole far da se’.

    LAMPADE CONTRO ZANZARE

    Sono trappole elettriche contro le zanzare che creano un effetto cortocircuito che uccide tutti gli insetti che attraversano il campo elettrico. Sono efficaci anche se oltre ad un fastidioso rumore di sottofondo possono dare un certo senso di rimorso per il modo cruento con cui gli insetti vengono uccisi.

    INSETTICIDI E PRAY CONTRO LE ZANZARE

    Sono prodotti che agiscono in vari modi, sul sistema nervoso delle zanzare allontanandole. Possono essere sotto forma di piastrine che riscaldate da appositi apparecchi elettrici emanano sostanze fastidiose che tengono lontane le zanzare, senza essere dannose per l’uomo, a condizione che vengano rispettate le cautele previste dal costruttore. Sono disponibili anche come spray, liquidi, zampironi a combustione lenta.

    DISPOSITIVI A ULTRASUONI CONTRO LE ZANZARE

    Si tratta di apparecchi elettrici che emanano ultrasuoni che riproducono il rumore del battito delle ali delle libellule, temute dalle zanzare oppure del battito d’ali dei maschi, in entrambi i casi tengono lontane le zanzare femmine, che sono quelle che pungono.

    Infine abbiamo

    RIMEDI NATURALI CONTRO LE ZANZARE

    Molti sostengono che si tratti di palliativi, molto meno efficaci contro le zanzare dei prodotti chimici. Sara’ forse vero, ma ci sono almeno due fattori che ci dovrebbero indurre a preferirli:

    1.nei Paesi infestati sul serio dalle zanzare, sono usati da millenni e sono tuttora utilizzati
    2.non hanno effetti collaterali, sicuramente non sono dannosi e rispettano l’ambiente.
    Esistono poi piante che sono riconosciute come rimedio contro le zanzare, dei veri zanzarifughi naturali e sono:

    •il basilico
    •la menta
    •il geranio
    •la catambra
    •il rosmarino
    Un consiglio importante per non vanificare tutto: se le mettete in vaso, non usate sottovasi che sono veri e propri allevamenti per le larve o, se proprio non volete rinunciare ai sottovaso, alcuni sostengono che una monetina di rame (da 1 o 5 cent) nel sottovaso impedisce lo sviluppo delle uova di zanzara nell’acqua eventualmente stagnante.

    ALTRI RIMEDI NATURALI

    E’ noto da sempre che alcuni prodotti non sono graditi alle nostre amiche: aceto, limone, citronella, cipolla, aglio.

    Quindi dal cassetto della nonna ecco alcuni sistemi naturali per creare delle barriere efficaci, dei rimedi naturali contro le zanzare :

    •fate un decotto mettendo in un pentolino alcune foglie di basilico e un mazzetto di foglie di menta e lasciate bollire per una ventina di minuti, lasciate quindi raffreddare e filtrate. Si otterra’ un liquido rinfrescante da poter spruzzare sul corpo nelle afose serate estive.
    •tagliate due cipolle o dei limoni a meta’ e poneteli su un piatto con la faccia tagliata verso l’alto dopo avervi infilzato diversi chiodi di garofano (cfr figura) e quindi posizionate i piatti vicino a porte e finestre come a formare una barriera per allontanare gli insetti

    UN METODO SEMPLICE

    Occorrente:
    una bottiglia di plastica - 250 cl di acqua calda - 4 cucchiai di zucchero (meglio se di canna, e si può utilizzare anche il miele) - 15 gr di lievito di birra
    Il funzionamento è molto semplice:
    le zanzare cercano le loro vittime seguendo la traccia di anidride carbonica (CO2) rilasciata da ogni essere vivente. La reazione tra gli zuccheri e il lievito di birra crea molta anidride carbonica che attira le zanzare.
    Una volta dentro la trappola non saranno in grado di uscire da dove sono entrate (non sono famose per la loro intelligenza…) ed annegheranno.


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    Edited by MaryRosa - 21/6/2017, 16:28
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    IL CICLAMINO


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    Il ciclamino è una pianta della famiglia delle Primulaceae o delle Myrsinaceae, a seconda delle classificazioni. Le due varietà di ciclamino più diffuse sono il Cyclamen persicum e Cyclamen purpurascens. Il ciclamino ha radici tuberose di forma rotonda. Il suo nome deriverebbe dal greco kyklos, che significa cerchio.


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    I ciclamini fioriscono in modo perenne, da una stagione all'altra, con fiori e foglie che si sviluppano dalla radice a bulbo. A seconda delle varietà, troveremo ciclamini con colori che vanno dal bianco al rosso e dal rosa al porpora. I ciclamini amano i luoghi freschi e umidi. Per la fioritura preferiscono la stagione autunnale e invernale, tra settembre e marzo. La fioritura può dipendere comunque dalla varietà e dal periodo di semina

    Di solito le foglie dei ciclamini sono cuorifomi. In Italia troviamo ciclamini delle specie alpine, il cui habitat ideale è rappresentato da boschi ombrosi. Preferiscono terreni piuttosto calcarei, dal pH basico e un terreno dall'umidità media. L'esposizione troppo soleggiata può rovinare i ciclamini.



    COME COLTIVARE IL CICLAMINO


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    Il ciclamino non è una pianta molto semplice da coltivare. Soprattutto, è difficile farla rifiorire, ma con gli accorgimenti giusti si potranno ammirare i suoi fiori anche per 5 anni di seguito. In autunno, durante la fase di crescita delle foglie e dei fiori, dovrete collocare il ciclamino ad una temperatura non superiore ai 15°. Meglio tenerlo in casa, al riparo dal freddo eccessivo, ma non vicino ai termosifoni. Soltanto nelle regioni in cui il clima invernale non è troppo rigido, potrete trasferire il ciclamino all'esterno, ma fate molta attenzione alle gelate. Il consiglio è di porre sempre al riparo le piantine durante la notte.

    Vi accorgerete che i primi fiori di ciclamino inizieranno a comparire tra settembre e ottobre. In primavera e in estate, invece, la pianta si troverà a riposo e non fiorirà. Eliminate i fiori appassiti e le foglie secche. Posizionate il ciclamino in una zona fresca e ombreggiata, innaffiando solo di tanto in tanto. Le piantine sembreranno senza vita, ma saranno ponte per rifiorire in autunno. Occasionalmente, potrebbero iniziare ad emettere nuove foglie durante una primavera un po' fredda.
    Annaffiare il ciclamino

    Il terreno del ciclamino deve risultare sempre umido durante la fioritura. Annaffiate le piantine di ciclamino tutti i giorni, ma ricordate di eliminare l'acqua in eccesso che si accumula nei sottovasi. Se, infatti, il terreno risulta troppo inzuppato, il rischio è che il bulbo marcisca. Dunque annaffiate con costanza e moderazione i vostri ciclamini. Annaffiate i ciclamini sempre al di sotto dei fiori e delle foglie, direttamente nel vaso, per evitare che la pianta si rovini. Quando noterete che il ciclamino avrà terminato la sua fase dormiente, potrete ricominciare ad annaffiarlo più spesso.



    COME MOLTIPLICARE IL CICLAMINO
    Potrete moltiplicare il ciclamino per seme o per divisione del tubero.



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    La semina del ciclamino avviene in estate, tra luglio e settembre. I semi del ciclamino sono molto piccoli. Potrebbe risultare utile mescolarli con un po' di sabbia per facilitare la distribuzione sul terreno. Potrete seminare il ciclamino in un vaso rettangolare o in un vassoio. Vaporizzate i semi con dell'acqua in modo che la superficie del terreno risulti sempre abbastanza umida.

    Il consiglio è di coprire il vaso con un involucro di plastica trasparente, per favorire il mantenimento di una corretta temperatura e umidità. Dopo un mese vedrete spuntare i primi germogli e potrete eliminare la copertura. Scegliete le piantine più resistenti e quando saranno cresciute le trasferirete in vaso.

    La moltiplicazione per divisione del tubero di solito avviene in primavera suddividendo il bulbo radicale del ciclamino in due parti. Potrete estrarre il bulbo del ciclamino quando le piantine saranno a riposo e la fioritura risulterà del tutto terminata. Dividerete il bulbo in due con un coltello - o più parti - dopo che vi sarete assicurati che in ognuna di esse vi sia una gemma pronta a germogliare di nuovo. Piantate ogni porzione del bulbo in un vasetto con terriccio da alleggerire mescolandolo alla sabbia. Se dovete trapiantare dei bulbi interi, posizionateli sempre con la punta rivolta verso l'alto.

    Infine, se decidete di coltivare il ciclamino in giardino, dai semi o dai bulbi, scegliete sempre una zona piuttosto umida e ombreggiata. Potrete invece trasferire facilmente i ciclamini coltivati in vaso da un punto all'altro o dall'esterno all'interno a seconda delle necessità e delle temperature.



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    Edited by MaryRosa - 12/11/2015, 08:46
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    L'INTERNO DELLA MIA CASA


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    L'appartamento è dotato di due camere, una matrimoniale ed una doppia con possibilità di terzo letto, bagno, salone con camino, cucina attrezzata e disponibile, posto auto privato gratuito.

    Ideale per ogni periodo dell'anno, offre un fresco giardino per le serate calde ed un grande camino per quelle più fresche.



    5-home



    Un secondo piano mansardato con due camere da letto, un soggiorno grande, luminoso, con camino, e molte poltrone per conversare, ricamare, ecc.
    e un locale dismpegno per lavare, stirare, con possibilità di due letti singoli con cassettoni inseriti, armadio guardaroba, e grandi como'.

    A poco a poco la sistemerò, la renderò accogliente per la mia vecchiaia con grandi poltrone rilassanti e divani, sia nella zona a piano rialzato che al primo piano.



    salotto-classico-con-camino-e-grandi-finestre



    Resterà da sistemare il piano semi-interrato, grande quanto la casa, penso che sistemerò un grande soggiorno-taverna con camino per metà, e poi la zona lavanderia, stenditoio e stiratura.

    Sognerò ancora, ad occhi chiusi, e vedremo che novità studierò... per renderla sempre meglio accogliente.....



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    Edited by MaryRosa - 22/8/2015, 17:08
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    I FERTILIZZANTI
    SCEGLIERE BENE PER AIUTARE LE PIANTE


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    Alberi, arbusti e piante erbacee, possono autosostenersi utilizzando solo acqua, luce e sali minerali presenti nel terreno grazie al sistema della fotosintesi clorofilliana e all’organicazione della materia con la produzione soprattutto di zuccheri, ma anche di proteine, fibra e grassi. L’acqua e la luce sono elementi che giungono dall’esterno rispetto allo spazio occupato dalla pianta, ma i sali minerali presenti nel terreno nelle condizioni di coltivazione dei nostri giardini sono un dato fisso che possono essere solo reintegrati. Il problema del nutrimento è ancora più importante se le piante sono in contenitore.

    TRE NUMERI CHIAVE PER CAPIRE
    Alcuni concimi si possono recuperare da conoscenti (letame e stallatico) ma la maggior parte viene acquistata nei garden e nei supermercati. I prodotti a disposizione sono moltissimi. Come scegliere quello giusto? In base alla pianta da nutrire. Su alcune confezioni è chiaramente indicato, su altre no. In questo caso, bisogna cercare una combinazione di tre numeri sulla confezione: per esempio 13-5-8. Questa cifra variabile indica il contenuto percentuale di N (azoto), P (fosforo), K (potassio), gli elementi di cui le piante hanno più bisogno.

    MACROELEMENTI : I PRINCIPALI ELEMENTI NUTRIZIONALI
    I macroelementi, come suggerisce il termine “macro” (grande), sono quelli di cui le piante hanno bisogno in maggior quantità perché hanno una funzione plastica, entrano cioè a far parte dei tessuti vegetali. Un piano di concimazione corretto deve occuparsi in primo luogo degli apporti e del bilancio di questi tre elementi: Azoto, Fosforo e Potassio.

    L'AZOTO
    L’azoto (simbolo chimico N) è il primo elemento che si considera in un piano di fertilizzazione. È di difficile dosaggio perché si tratta di un elemento facilmente dilavabile dall’acqua piovana e di irrigazione. Deve essere distribuito in più volte. Il letame, concime organico per eccellenza, in grado di migliorare anche la struttura del terreno per l’apporto di una frazione di sostanza organica parzialmente decomposta, ha un contenuto in azoto molto variabile, valutabile come medio intorno allo 0,5%, pari 5 grammi per kg di prodotto distribuito. È a lento rilascio, ma per assolvere alla sua funzione non può essere solo distribuito in superficie, ma leggermente interrato. I fertilizzanti a rilascio programmato consentono alla pianta di assorbirlo in modo continuo e graduale senza che vi siano perdite. Una carenza di azoto provoca crescita stentata, un eccesso porta ad un imponente sviluppo della vegetazione, con tessuti giovani, acquosi, poco consistenti e poco colorati, a scapito della produzione di fiori e della fruttificazione.

    IL FOSFORO
    Pur entrando a far parte dei tessuti vegetali ed essendo considerato un macroelemento le piante necessitano di piccoli quantitativi di fosforo (simbolo chimico P) tanto che i casi di carenza sono molto rari. Esercita un’azione di stimolo sullo sviluppo delle radici.

    IL POTASSIO
    Il potassio (simbolo chimico K) è l’elemento che le piante da frutto maggiormente utilizzano e che nelle specie che producono frutti deve essere reintegrato una volta all’anno in primavera prima della fioritura con molta cura in particolare a fronte di annate con produzioni superiori alla media e/o con andamento stagionale caratterizzato da temperature elevate e basse precipitazioni. È importante anche nelle piante ornamentali e nelle specie erbacee perché svolge un importante ruolo nella “maturazione” dei tessuti destinati alla produzione di fiori, frutti e semi. Un chilo di letame ne contiene circa 7 grammi e a esserne particolarmente ricchi sono i fertilizzanti per piante da fiore e quelli per piante grasse. I terreni sciolti, infatti, e con una forte componente sabbiosa perché ne sono strutturalmente deficitari.

    PER LE PIANTE DA BALCONE
    I fertilizzanti in granuli per piante da balcone hanno in genere un titolo 16-8-12, con l’aggiunta di magnesio e di zolfo in quantità considerevole. Sono prodotti da utilizzare al momento della messa a dimora nelle cassette delle pianta da fiore e il dosaggio è espresso in rapporto alla lunghezza del contenitore.

    Come si usano : in genere 20 grammi, pari a un cucchiaio da cucina, ogni 30 cm di lunghezza della cassetta. Nelle fioriere rotonde utilizzare un dosaggio doppio, facendo riferimento al diametro (40 g ogni 30 cm di diametro).

    PER PIANTE ACIDOFILE
    I fertilizzanti per azalea, rododendro, pieris, skimmia, ortensia e le altre sono in granuli o polvere hanno tenori più contenuti, in genere 13-5-8. Può esserci l’aggiunta di poco magnesio e molto carbonio attivo.

    Come si usano : all’impianto mescolandoli in ragione di un grammo ogni litro di terriccio specifico impiegato; in marzo e giugno: tre cucchiai (60 grammi) per pianta adulta, sia in vaso sia in terra. Se il cespuglio in terra ha raggiunto un diametro superiore al metro, aumentare di 20 grammi. Se le piante in vaso hanno diametro fra i 20 e i 30 cm aumentare di 20 g; per diametri superiori ai 50 cm, aumentare di 40 grammi.

    PER I GERANI E LE SURFINIE
    Il fertilizzante è liquido per piante da fiore con tenori 14-5-28. In aggiunta può esserci poco magnesio e molto zolfo.

    Come si usano : si utilizzano diluiti nell’acqua di bagnatura, utilizzando l’apposito misurino dosatore in ragione di un grammo per litro, introducendoli nell’annaffiatoio prima di riempirlo d’acqua così che si diluisca perfettamente. Eseguite una somministrazione a settimana. In alcuni casi questi prodotti sono consigliati anche per una fertilizzazione fogliare dosaggi cinque volte superiori. Si irrora la pianta per ottenere un effetto di pronto rinvigorimento, per superare danni da freddo, o stress idrici, evitando i mesi più caldi e l’esposizione al sole diretto.

    I MICROELEMENTI SONO UNA CARICA IN PIU'
    A fianco dei macroelementi sono presenti i microelementi, che devono il nome alla quantità ridotta richiesta dalle piante. Talvolta i prodotti li dichiarano come strillo generico sulla confezione o come numeri aggiuntivi alla formula originale, ma solo dalla lettura dell’etichetta si può capire di cosa si tratti in realtà perché non sempre tutti sono presenti.

    Il magnesio : è il più comune, incluso come ossido, solubile o meno, riveste un ruolo centrale perché in stati di carenza la sintesi di clorofilla rallenta. Incapace di operare la fotosintesi a livelli ottimali la pianta tende ad ingiallire mantenendo solo le nervature fogliari colorate. I fiori si presentano con colorazione insufficiente e sono di breve durata.

    Il ferro : entra a far parte del processo di organicazione della materia e una sua carenza porta ad avere ingiallimento delle foglie giovani e della lamina compresa fra le nervature in quelle adulte. La crescita rallenta e la pianta assume un aspetto stentato. La dicitura in etichetta di “ferro totale” indica la presenza di un elemento allo stato minerale scarsamente disponibile. Solo i prodotti che riportano, invece, “ferro chelato” o “solubile in acqua” danno garanzia di efficacia per combattere uno stato carenziale. Il ferro è chelato, cioè legato, ad una struttura proteica che lo veicolerà all’interno della pianta favorendone l’assorbimento.

    Lo zolfo : svolge una funzione di protezione nei confronti di molte delle più ricorrenti patologie delle piante ornamentali, senza lasciare nel terreno e nei tessuti vegetali nessun tipo di residuo e di metabolita tossico. È indicato in particolar modo per quelle piante costrette a vegetare in condizioni al limite di quello che può essere considerato il range di sopravvivenza come le acidofile e le piante da fiore poste in vasi piccoli rispetto al volume di vegetazione sviluppata.

    Rame, boro, molibdeno, zinco, manganese, e molibdeno : possono completare la dotazione di microelementi presenti.

    I FERTILIZZANTI

    - AD AZIONE RAPIDA
    I fertilizzanti proposti come “rinverdenti”, “ad azione immediata”, “crescita rapida”, “nuova vegetazione” sono prodotti appositamente formulati per esercitare un’azione stimolante, veloce ed intensa, sui centri di accrescimento. I nutrienti sono contenuti in forma altamente assimilabile, specie l’azoto, in genere in soluzione, quindi liquidi per essere aggiunti con facilità all’acqua, sia negli annaffiatoi sia negli impianti d’irrigazione riforniti da un serbatoio regolabile. Il dosaggio corretto per questi prodotti in genere è fatto senza riferirsi alle indicazioni del produttore ma a occhio, con la conseguenza che spesso si verificano sovradosaggi. Nelle piante ornamentali non si hanno problemi legati all’accumulo di nitrati, un prodotto ad azione tossica per l’uomo che si forma quando la pianta assorbe più azoto di quanto ne metabolizzi e che si può trovare negli ortaggi da foglia durante i mesi freddi, ma uno stimolo eccessivo e continuato sui centri di differenziazione cellulare può portare alla formazione di tessuti molli, privi di elementi di sostegno quindi flosci e deboli, con pochi cloroplasti, facilmente attaccabili dagli afidi succhiatori. In caso di improvvisi ritorni di freddo questi sono anche i più esposti. Quindi questi prodotti devono essere utilizzati con criterio, a inizio stagione o dopo la pausa estiva, ma sempre rispettando i tempi d’attesa indicati fra due successive distribuzioni.

    - A RILASCIO GRADUALE
    I fertilizzanti a rilascio programmato e graduale mettono a disposizione delle piante, grazie all’azione dell’acqua d’irrigazione e meteorica che bagna i granuli e li scioglie solo in superficie, mentre la matrice non permette alla parte sottostante di solubilizzarsi, nutrienti in modo pressoché costante. Questo consente alle piante di poter crescere al pieno della loro potenzialità se il fertilizzante è dosato secondo le indicazioni riportate chiaramente su ogni confezione. Nati come fertilizzanti per cespugli, i prodotti a rilascio programmato si sono rapidamente evoluti diversificandosi per le richieste delle diverse piante. La tecnologia è stata applicata a mix diversi per nutrienti così che oggi abbiamo prodotti granulari per prato, orto, acidofile, rose, alberi. Al momento dell’acquisto è importante valutare il titolo, la quantità richiesta e, in particolare, il tempo che deve trascorrere fra una somministrazione e l’altra. Questo dato è molto importante per valutare il costo effettivo che sosterremo e per appuntarsi quando sarà necessario intervenire di nuovo.

    - A RILASCIO LENTISSIMO
    I fertilizzanti a lunga emivita, come scorie Thomas, cornunghia e cuoio torrefatto, non esauriscono la loro azione in un solo ciclo annuale ma ripartiscono i loro apporti su un ciclo molto lungo.
    Il rilascio di nutrienti è molto lento e costante quando le condizioni, umidità e temperatura, lo consentono. Per questa ragione devono essere messi sul fondo delle buche d’impianto di alberi, arbusti e piante perenni perché potranno svolgere il loro compito quando saranno raggiunti dalle radici nel loro approfondirsi nel terreno.
    La prassi prevede una manciata per cespuglio, nella preparazione dei letti di semina, stessa dose per metro quadrato: vanno interrate con due mesi di anticipo.

    - Scorie Thomas, cornunghia e cuoio torrefatto sono prodotti considerati professionali che gli amatori devono richiedere espressamente nei garden. Non trovandoli rivolgetevi ai consorzi agrari.
    Le scorie Thomas sono un prodotto secondario dell’industria dell’acciaio. Sono prive di azoto e molto ricche di fosforo e potassio, con un titolo pari a 0-8-22. Il fosforo è in forma altamente assimilabile e viene ceduto lentamente. L’apporto in microelementi è il più alto nel campo dei fertilizzanti base, non arricchiti.

    - La Cornunghia deriva dalla lavorazione, come il nome suggerisce, di corna e zoccoli, il cuoio torrefatto da quello della pelle e dei suoi cascami, sono quindi entrambi di origine organica.


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  14. .

    L'AZALEA E IL RODODENDRO


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    LE DIFFERENZE TRA LE DUE TIPOLOGIE

    La pianta conosciuta come “Azalea” appartiene in realtà al genere del “Rododendro”, della famiglia delle Ericaceae.
    Le azalee sono piante originarie dell’Asia, del Nord America e del Nord Europa. Crescono spontaneamente in zone boscose e particolarmente umide, meglio se in alta montagna; prediligono zone ombrose e bagnate da corsi d’acqua.

    La classificazione botanica di questa specie è così complessa che la Royal Horticoltural Society di Londra pubblica costantemente revisioni e aggiustamenti.
    Il primo tentativo di distinzione tra le due specie si deve al botanico Andrea Cesalpino nel 1580. Due secoli dopo, Linneo creò il genere Azalea, prima di accorgersi della mancanza di differenze sostanziali tali da giustificare questa differenziazione;
    il genere Azalea fini col rientrare nel genere Rhododendron, mantenendo sino ad oggi una distinzione puramente commerciale.

    ESISTONO ALCUNE DIFFERENZE, FACILMENTE INDIVIDUABILI

    - Il rododendro vanta esemplari che possono raggiungere i 4 m di altezza. Esistono anche esemplari di piccole dimensioni, tutti accomunati dalla consistenza carnosa e robusta dei propri fiori;

    - L’azalea si distingue per la sua mole ridotta che ne favorisce la coltivazione in vaso. I suoi fiori hanno solo 5 stami e sono riuniti in infiorescenze, mentre le foglie hanno una forma ovale, sono pelose e particolarmente coriacee. Il suo frutto è un baccello color marrone che contiene dei semi di piccolissime dimensioni.


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  15. .

    POTATURE DI MOLTI TIPI IN GIARDINO


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    - Potatura di svecchiamento:
    Spesso capita di dover asportare i rami vecchi e deboli di un arbusto, per favorire lo sviluppo di nuove ramificazioni più vigorose; è un intervento che viene effettuato ad esempio sulle rose, che tendono con gli anni a sviluppare fusti eccessivamente deboli o disordinati.

    - Potatura di pulizia:
    Si tratta del tipo di Potatura che correttamente dovremmo effettuare in autunno ed alla fine dell'inverno: rimuovendo i rami rovinati dal freddo o dal vento, le parti affette da malattie o rosicchiate dai parassiti; il fogliame rovinato. In questo modo rimuoviamo le parti ormai morte della pianta, scarsamente decorative.



    - Potatura di contenimento:
    Spesso nei nostri giardini alcuni arbusti raggiungono dimensioni eccessive, oppure si allagano sul terreno del vicino: interveniamo quindi ad asportare parte della chioma per fare in modo che l'arbusto si mantenga entro dimensioni inferiori a quelle raggiunte.
    Questa operazione si pratica anche per quegli arbusti, come le ginestre o le buddleje, che con il tempo tendono ad allungarsi ed allargarsi molto, svuotandosi nella parte bassa: una buona Potatura di contenimento, che andrà ad accorciare tutte le ramificazioni, favorisce lo sviluppo di rami e gemme anche nella parte bassa dell'arbusto, mantenendo una chioma tondeggiante e densamente ramificata.

    Ci sono molti altri metodi di potatura, ma fondamentalmente questi tre sono quelli che ogni amante del giardino si trova a praticare ogni anno.

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    Perchè la Potatura ci faccia godere dei suoi benefici, senza danneggiare le piante, è molto importante utilizzare i giusti attrezzi: le forbici e le cesoie da Potatura devono essere di ottima qualità, per praticare tagli netti e puliti, privi di sbavature; in questo modo si favorisce la rimarginazione del taglio.
    Il taglio si effettua nei pressi di una gemma, o di una foglia, evitando di rovinare la gemma sottostante o di lasciare antiestetici monconi.

    Per evitare che malattie o parassiti vengano diffusi nel giardino da piant a pianta, dopo aver potato ogni arbusto puliamo accuratamente le lame delle cesoie, utilizzando ad esempio dell'alcool denaturato.
    Se pratichiamo tagli su rami molto grandi copriamo la parte esposta con del mastice da potatura, che impedirà lo sviluppo di malattie fungine.

    Nel caso di Potatura di rami malati o con parassiti ricordiamo di asportare dal giardino la risulta della potatura, per evitare di lasciare sul terreno materiale adatto allo sviluppo di parassiti e malattie.

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    Edited by MaryRosa - 7/10/2014, 11:26
552 replies since 19/5/2008
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