IL MIO GIARDINO E I MIEI FIORI

Posts written by MaryRosa

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    DIABETE - 10 FRUTTI CON POCO ZUCCHERO E TANTO GUSTO


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    Per chi soffre di diabete anche la frutta va limitata, con alcune eccezioni.

    Scopriamo i frutti dolci ma con basso indice glicemico : 10 frutti con poco zucchero e tanto gusto

    I diabetici, ma anche chi in generale ha il problema della glicemia alta o soffre di sindrome metabolica, deve “tagliare” l’introito di zuccheri nella propria dieta.

    Purtroppo, oltre ai dessert, ai gelati e agli altri carboidrati “non dolci” come il pane e la pasta, anche la frutta, sebbene annoverata tra gli alimenti più salutari in assoluto, andrebbe consumata con moderazione.

    Questo non significa bandirla del tutto dalla propria tavola, perché questo, oltre ad essere un errore sotto il profilo nutrizionale, sarebbe anche una mortificazione del tutto ingiustificata.

    Cestino di frutta estiva

    Ricetta spiegata dai bambini ai bambini: un cestino scavato in una baby anguria e colmo di fiori e cuori d’anguria o di melone. Piccole cuoche raccontano...

    Tuttavia, ci sono degli stratagemmi da adottare per aumentare un pochino le porzioni di frutta da inserire nei propri menù quotidiani, tra i quali il più facile e sensato è quello di preferire quei frutti a più basso indice glicemico. O meglio, a minor contenuto di zuccheri per porzione.

    L’elenco di 10 frutti con poco zucchero che tra poco leggerete, è però sorprendente. Perché mentre alcuni sono prevedibili, come i limoni, immangiabili da soli proprio per il loro gusto aspro e privo di dolcezza, altri non lo sono affatto, per la ragione che sono unanimemente apprezzati per il loro gusto particolarmente zuccherino!

    Vere golosità che rallegrano il palato senza andare a modificare il profilo glicemico, oltretutto fornendo all’organismo un buon apporto di altre sostanze particolarmente benefiche proprio per chi abbia problemi metabolici, come le fibre.

    Ecco come scoprire i frutti da inserire nelle nostre ottime macedonie con i frutti che contengono poco zucchero

    LIMONI

    D’accordo, non sono esattamente dolci, anzi, sono aspri per definizione.
    Ma apportano un gran gusto a tantissimi piatti sia dolci che salati, e rappresentano una fonte formidabile di vitamina C, il più straordinario antinfiammatorio presente in natura.
    Ottimo anche il succo da usare come condimento.

    LAMPONI

    Sono frutti di bosco molto gradevoli al palato, nonché alla vista, dolci e succosi, che contengono appena un cucchiaino da caffè di zucchero (fruttosio) per tazza di bacche mature.
    I lamponi, oltre ad essere deliziosi, contengono tante fibre e antiossidanti.

    MIRTILLI

    Anche in questo caso si parla di bacche di bosco, deliziose da consumare in purezza o aggiunte ai cereali della colazione, o ancora sotto forma di succo fresco.

    I mirtilli hanno molteplici proprietà benefiche, ad esempio migliorano il tono venoso (una virtù particolarmente utile a chi è diabetico, perché questa malattia danneggia proprio la microcircolazione periferica), e fanno bene alla vista.
    Quanti zuccheri contengono? Appena 7 grammi a tazza…

    KIWI

    Chi non ama i kiwi? Sono frutti apprezzati da grandi e piccini, di cui per altro l’Italia è una grande produttrice, sebbene la pianta sia originaria della Nuova Zelanda.
    I kiwi sono una fonte straordinaria di vitamina C e di fibre, fanno bene all’intestino (di cui contribuiscono a migliorare la regolarità) e contengono appena 6 grammi di zucchero a frutto. Il che li rede perfetti anche per uno spuntino spezza fame.

    POMPELMO

    Non a tutti piace, ma il pompelmo è davvero un prodotto della natura ricchissimo di virtù salutari. Mezzo pompelmo contiene circa 9 grammi di zucchero, ma se il gusto non è gradito, perché leggermente amarognolo, si può inserire in piatti non dolci, come ad esempio le insalate.
    Da provare nella classica Cesar salad con il pollo alla piastra.

    AVOCADO

    Anche in questo frutto tropicale il gusto dolce non è prevalente, perché si tratta di uno dei pochissimi frutti “grassi”. Un grasso buono, che fa bene anche ai diabetici perché possiede un forte potere antiossidante e antinfiammatorio. Quanto allo zucchero… beh, un intero avocado crudo ne contiene un solo grammo. Se non è un.record questo…

    MELONE CANTALUPO

    Ecco un frutto dolcissimo che in realtà di zucchero ne contiene molto meno di quanto sia immaginabile. Per capirci, l’equivalente di una tazza di melone ci fornisce 13 grammi di zucchero, oltre a tante fibre, acqua e una buona quantità di vitamina A benefica per pelle, vista e sistema immunitario.

    ANGURIA

    L’anguria è forse uno dei frutti più dolci che esistano, squisito e dissetante per definizione. Eppure una tazza piena di anguria in pezzi ci fornisce appena 10 grammi di zucchero.
    Contiene tanti minerali preziosi, tra cui il potassio, e vitamina A.

    ARANCE

    Le dolci arance bionde, che tanto amiamo, sono note per il contenuto in vitamina C, ma in quanto a zucchero possiamo andare tranquilli, appena 12 grammi per frutto, in 70 calorie.

    PESCHE

    Altra grande e gradita sorpresa. Le pesche sono annoverate tra i frutti più squisitamente dolci e succosi, e noi tutti le adoriamo.
    Esse ci apportano vitamine e fibre, per meno di 13 grammi di zucchero a frutto.
    Attenzione, questo vale solo per le pesche intere, non certo per il “nettare” dei succhi di frutta che troviamo al supermercato.

    Che siate diabetici o meno, questi sono dunque i frutti più adatti a chi debba tenere sotto controllo i livelli glicemici, perciò è proprio il caso di metterli subito in lista per la spesa.

    Sono tutti ottimi, appartengono a stagioni diverse quindi non avremo problemi a procurarci quelli adatti in tutti i periodi dell’anno, perfetti per completare un pasto o come spuntino spezza fame o semplicemente per regalarci un po’ di dolcezza senza sensi di colpa.


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    COME TENERE A BADA IL DIABETE CON L'ALIMENTAZIONE


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    DIABETE E ALIMENTAZIONE

    Chi soffre di questa malattia sa quanto queste due parole siano strettamente correlate.

    Ecco allora che un’ottima soluzione per stare meglio è modificare la propria dieta giornaliera in modo tale da tenere a bada il diabete.
    Lo hanno svelato gli esperti del settore al 26esimo Congresso della Società italiana di diabetologia (Sid), in corso a Rimini.

    I medici, riuniti per parlare delle novità nel campo e delle ultime ricerche, hanno in parte confermato ciò che già si sapeva, in parte svelato nuovi piccoli ma importanti accorgimenti per combattere il diabete a tavola. Scopriamo allora quali sono gli alimenti consigliati, quelli sconsigliati e in che ordine è meglio mangiare per chi ha constatato sintomi del diabete evidenti o a chi è stata diagnosticata questa malattia.

    LA DIETA MEDITERRANEA

    Alimentarsi bene quando si è malati di diabete è davvero fondamentale:

    "La dieta costituisce un vero e proprio strumento terapeutico che affianca la terapia farmacologica durante tutto il decorso della malattia diabetica. Una dieta 'doc', infatti, non solo tiene a bada l'ago della bilancia, ma permette anche di "migliorare il controllo glicemico e di prevenire eventi cardiovascolari attraverso la riduzione dei fattori di rischio” ha dichiarato Giorgio Sesti.

    La dieta mediterranea, secondo gli esperti, si conferma la migliore contro il diabete. Secondo due nuovi studi presentati proprio a Rimini, questo tipo di alimentazione è anti-infiammatoria e contribuisce a influenzare le capacità rigenerativa delle arterie, mantenendole così giovani e sane.

    Consigliato quindi un regolare consumo di frutta e verdura, particolarmente utili pomodori e carciofi ma anche i cosiddetti tuberi della salute. È bene preferire poi cereali integrali limitando pane e pasta ottenuti da farina bianca e grassi di origine animale.

    Nell’ambito della dieta mediterranea un posto d’onore continua a mantenere l’olio extravergine d’oliva, il condimento migliore per ogni pasto fatto da persone diabetiche ma in generale consigliato a tutti. Questo prodotto, secondo uno studio dell'università Federico II di Napoli, è in grado di tenere a bada la glicemia, dato che condire un pasto ad alto contenuto glicemico con questo tipo di olio contribuisce ad abbassare il livello di zuccheri nel sangue.

    L'Olio extravergine d'oliva allontana il Diabete, protegge Cuore e Arterie

    Confermati anche, da uno studio effettuato su pazienti malati di diabete tipo 2, le proprietà del pesce azzurro nei confronti delle arterie. I benefici sarebbero al solito da imputare agli acidi grassi Omega 3 che, come sappiamo, sono però contenuti anche in alcuni alimenti di origine vegetale.

    INIZIARE IL PASTO DAL SECONDO PIATTO

    Siamo abituati ad iniziare un pasto con il primo piatto, solo successivamente mangiando il secondo. Ebbene gli esperti consigliano a chi è ammalato di diabete di invertire le due portate. Questo perché mangiare proteine e lipidi prima dei carboidrati è un sistema semplice e alla portata di tutti per tenere a bada la glicemia evitando i picchi post prandiali.

    Se si è troppo abituati a questo schema alimentare che vede il primo piatto in pole position, gli esperti suggeriscono di iniziare quanto meno con un antipasto carbo-free, ad esempio qualche scaglia di parmigiano o delle uova sode. Un piccolo studio ha evidenziato infatti che iniziare il pasto con questi alimenti migliora la tolleranza al glucosio prima di un pasto ricco appunto di glucidi.

    DIETOTERAPIA

    La Fondazione Veronesi poi fornisce consigli utili per una efficace dietoterapia:

    - Consumare 5 porzioni al giorno tra ortaggi e frutta, variando i colori: verde (verdura), rosso (pomodori), arancione (carote, arance)….

    - Preferire pane e pasta integrale

    - Utilizzare spesso, almeno tre volte a settimana) i legumi (fagioli, lenticchie, ceci, piselli, ecc.)

    - Consumare almeno due porzioni di pesce a settimana

    - Preferire carni magre e bianche

    - Bere una tazza di latte parzialmente scremato o scremato al giorno oppure uno yogurt magro

    - Assumere formaggi e latticini non più di 2 volte a settimana

    - Per cucinare o condire le insalate usare l’olio di oliva o di semi evitando i grassi “saturi” come burro, strutto, panna, pancetta, etc

    - Ridurre al massimo anche i cosiddetti grassi “trans”, presenti in crackers, biscotti, merendine che riportano sulle etichette la presenza di olii/grassi idrogenati/parzialmente idrogenati

    - Tra le bibite preferire quelle “diet”, senza zucchero

    Se si usano bevande alcoliche quali vino o birra, limitarne il consumo ad 1 bicchiere al giorno per la donna e 2 per l’uomo, preferibilmente durante i pasti.

    ALIMENTI DA PREFERIRE :

    - primi piatti semplici con sughi poco conditi:

    pasta e riso meglio integrali, con pomodoro o pesce o verdure o legumi, in quantità moderate e cercando di evitare di accoppiare nello stesso pasto due amidacei (pane e pasta, o pane e riso, o pizza e pasta);

    - verdura e frutta ad eccezione di quella molto ricca in zuccheri;

    - dolcificanti acalorici e, con moderazione, polialcoli (sorbitolo, xilitolo);

    - acqua minerale e bevande non zuccherate o light.

    ALIMENTI DA ASSUMERE OCCASIONALMENTE, MA MEGLIO EVITARE QUANDO SI PUO':

    - zucchero, marmellata, miele, caramelle, cioccolata, prodotti dolciari raffinati ad alto contenuto glucidico e lipidico (biscotti, snack, merendine, gelati, dolci preconfezionati, cornetti, paste);
    - primi piatti elaborati preparati con condimenti grassi (lasagne, tortellini, cannelloni, risotti, ecc.);
    - pizze, sostituti del pane con grassi aggiunti e sale (crackers, grissini, panini all'olio, focacce);
    - patate; frutta secca (mandorle, noci, arachidi, datteri) e sciroppata, frutta molto ricca in zuccheri (banane, uva, fichi e cachi);
    - succhi di frutta, bevande zuccherate e superalcolici; burro, lardo, strutto, margarine dure, etc.


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    IL PREZZEMOLO E I SUOI USI


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    Famoso il detto “essere come il prezzemolo” ovvero stare un po’ dappertutto.

    Questo modo di dire nasce dal fatto che il prezzemolo si sposa bene un po’ con tutto ed è utilizzato in maniera davvero versatile in cucina.

    Il Prezzemolo, può essere aggiunto ad esempio alla preparazione di insalate di riso o pasta fredda in estate ma anche come condimento per rendere più gustose patate, carote, zucchine o altre verdure lesse o al vapore.

    C’è poi chi lo utilizza in aggiunta al basilico per preparare un pesto fatto in casa oppure per realizzare una salsa verde unito magari ad altri ingredienti come capperi, olive, aglio, olio, ecc.
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    La salsa Verde la potrete sperimentare, ad esempio, quando avete ospiti a cena.

    Si tratta poi di un ingrediente importante nella preparazione dell’hummus di ceci e del dado vegetale fatto in casa.

    Vi consigliamo anche di provare un centrifugato detox a base di prezzemolo, carote e mela, qui la ricetta. Il prezzemolo, in combinazione con gli altri ingredienti, aiuta l'organismo a recuperare le energie e a liberarsi delle tossine accumulate.

    Un suggerimento importante è quello di utilizzare il prezzemolo il più possibile a crudo, magari aggiungendolo alle portate a fine cottura. Solo in questo modo questa erba aromatica potrà mantenere intatte tutte le sue proprietà, in particolare il quantitativo di vitamina C che è termolabile, ovvero sensibile alle alte temperature che tendono quindi a distruggerla.

    Se avete delle piante di prezzemolo in giardino o nell’orto, o sul balcone, potrete anche raccogliere le foglie e surgelarle fresche all’interno di appositi contenitori oppure scegliere di essicarle tenendole all’aria aperta per alcuni giorni e solo successivamente riporle in un barattolo di vetro per conservarle e utilizzarle al bisogno.


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    LO ZENZERO (Zingiber officinalis)



    FAMIGLIA : Zingiberaceae
    HABITAT : originario dell'India, è attualmente coltivato nel sud-est asiatico, nel sud della Cina, nelle Indie Occidentali e in Africa.
    PARTE USATA : il rizoma.

    PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: estratto secco titolato in olio essenziale min. 0,8% (B.H.P. 1990) o in gingeroli min. 4% (Farmacopea tedesca), la cui dose giornaliera va da 12 a 13 mg. per kg di peso corporeo, suddivisi in due somministrazioni preferibilmente a stomaco vuoto.

    COMPOSIZIONE CHIMICA : il rizoma dello zenzero è assai ricco di amidi e contiene una discreta quantità di olio essenziale.
    I componenti tipici di questo olio essenziale sono dei carburi sesquiterpenici. accompagnati da aldeidi e da alcooli monoterpenici.
    I costituenti responsabili del sapore tipico di questa pianta sono dei composti comunemente chiamati gingeroli.

    PROPRIETÀ TERAPEUTICHE :

    - Azione antinausea e antivomito: questa pianta ha dimostrato in studi condotti sia nell'animale sia nell'uomo di avere una interessante azione antinausea e antivomito.
    Alcuni studi clinici sono stati fatti su donne con nausea gravidica per valutare l'effetto dello zenzero su questo problema. Esse ricevevano per bocca 2 capsule al giorno da 250 mg ciascuna di estratto secco titolato di zenzero per 4 giorni, seguiti da 2 giorni di intervallo e da altri 4 giorni di terapia. L'intensità dei sintomi è stata valutata ricorrendo ad una scala sintomatologica sulla quale le pazienti stesse indicavano la gravità dei loro sintomi prima e dopo la cura. Al termine della sperimentazione il 70,4% dei soggetti segnalava consistenti miglioramenti dei loro sintomi rispetto al placebo.

    Altro studi clinici controllati hanno valutato l'effetto dello zenzero paragonato a quello della metoclopramide, un noto farmaco antinausea, in donne sottoposte a interventi di chirurgia ginecologica.

    Al termine della sperimentazione la nausea nelle pazienti trattate con metoclopramide o con zenzero era significativamente minore rispetto a quelle trattate col placebo, e tale miglioramento era molto simile tra lo zenzero e la metoclopramide.
    Una recente valutazione degli studi pubblicati ha analizzato i dati clinici esistenti sull’efficacia e la sicurezza dello zenzero nella nausea gravidica.

    Sono stati inclusi solo i 6 studi clinici più rigorosi, per un totale di 865 partecipanti :

    - Quattro studi su 6 mostravano una superiorità dello zenzero rispetto al placebo,
    mentre gli altri due studi indicavano che lo zenzero era altrettanto efficace della vitamina B6 nel ridurre la nausea gravidica.

    - Tutti gli studi effettuati indicavano un’assenza di evidenti effetti co
    llaterali e di tossicità per il feto, senza alcun aumento dell’incidenza di nati non normali nelle donne trattate con lo zenzero rispetto a quelle che avevano ricevuto il placebo. La valutazione conclude affermando che lo zenzero è efficace e ben tollerato nel trattamento della nausea gravidica.

    - Esistono anche studi che hanno valutato l’effetto dell’estratto secco titolato di zenzero sul mal di mare o sul mal di auto, detto tecnicamente cinetosi. Si è visto che la dose consigliata di zenzero presa prima del viaggio era capace di ridurre in modo evidente la nausea e i disturbi tipici di chi soffre il mare o l’auto, senza causare effetti collaterali significativi.

    - Azione anti-infiammatoria: l'estratto secco titolato di zenzero è utile come preventivo e curativo in pazienti con crisi di cefalea ricorrente. Questa azione anti-infiammatoria sembra dovuta ad inibizione degli enzimi che stimolano la produzione di sostanze capaci di provocare infiammazione, con conseguente riduzione della loro formazione, con un meccanismo d'azione simile a quello dei farmaci anti-infiammatori non steroidei.

    - Azione protettiva sullo stomaco: un gruppo di ratti è stato trattato con una soluzione di alcool etilico, di acido cloridrico e di cloruro di sodio oppure con farmaci dannosi per lo stomaco come acido acetilsalicilico, indometacina e reserpina, per causare lesioni sullo stomaco e valutare l'effetto su di esse dell'estratto di zenzero.
    A dosi elevate esso ha determinato un'efficace protezione dello stomaco in circa l'85% delle lesioni gastriche causate dalle sostanze dette prima, con un'azione protettiva diretta a livello della mucosa dello stomaco.

    - Indicazioni principali: nausea e vomito di qualsiasi origine, cinetosi (mal d’auto o mal di mare), gastrite e gastroduodenite.

    - Azione prevalente: antinausea e antivomito.

    - Altre azioni:

    - CONTROINDICAZIONI: nessuna degna di nota.

    - EFFETTI COLLATERALI : Dosaggi elevati possono causare eruzioni cutanee di tipo esantematico.

    - INTERAZIONI CON FARMACI : Può potenziare l'effetto dei farmaci antiaggreganti piastrinici e degli anticoagulanti orali. Quindi è sconsigliato in pazienti che prendono questi farmaci.

    - DATI TOSSICOLOGICI : Un gruppo di ratti riceveva per via orale un estratto secco di zenzero alle dosi di 100, 333 e 1000 mg per kg di peso al giorno tra il sesto e il quindicesimo giorno di gravidanza, dopodichè al ventunesimo giorno di gravidanza gli animali venivano sacrificati e i feti accuratamente esaminati.
    Non sono state notate alterazioni di alcun tipo in nessun organo esaminato, né nel feto né nella madre.
    Sulla base dei dati oggi presenti in letteratura questa pianta può essere usata in gravidanza.


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    NEL POLLAIO DI CASA MIA : IL GALLO, LE GALLINE E LA FARAONA :

    NASCE IL "FARAGALLO"



    Faraona e gallo si innamorano: e nasce il Faragallo....
    È stato soprannominato "faragallo", l’animale nato da un gallo e da una faraona.

    In provincia di Brescia è scoppiato l'amore fra una faraona e un gallo. È nato il "faragallo".
    Accade a Castenedolo, piccolo paesino in provincia di Brescia, dove vive l’allevatore Ugo Cavagnini, appassionato di volatili e vincitore di diversi premi. Nel suo allevamento è sbocciato l’amore, a dir poco insolito, fra una faraona e un gallo. Dall’unione è nato un ibrido davvero particolare, il faragallo, che è già diventato una star sui giornali e sui social.

    Ugo Cavagnini fa questo lavoro da sempre, ma quando le uova della faraona si sono schiuse l’uomo non è riuscito a trattenere la sorpresa. Ma come è stata possibile un’unione del genere? A svelarlo è stato proprio Cavagnini, secondo cui la faraona, dopo aver vissuto a lungo con le galline, avrebbe finito per identificarsi con loro e finendo per accoppiarsi con il gallo.

    “La faraona – ha raccontato Ugo Cavagnini – che ha deposto l’uovo è cresciuta nell’aia con delle galline e quindi, come ci ricorda l’etologia, ha finito per credersi una di loro. Stesso pensiero deve aver fatto il gallo che si è accoppiato con lei vedendola, fondamentalmente una gallina”.

    L’allevatore in passato aveva vinto diversi premi grazie al suo gallo livornese e nel suo terreno cresce e cura varie specie di galline, molte rarissime.

    Il suo hobby è così particolare che persino il National Geographic gli ha dedicato un servizio. “Ho duecentocinquanta esemplari – aveva spiegato qualche tempo fa in un’intervista -.
    Li conosco uno ad uno. E loro riconoscono me.

    Certo la gallina non è l’oca, il più intelligente tra i volatili. Ma nonostante la natura l’abbia dotata di un cervello piccolo, a volte penso riesca a fare delle riflessioni. Lo capisci quando le dai un alimento che le piace di più.

    Quando dopo mesi e anni di relazione accudente ti manifesta gesti d’affetto.
    Nel pollaio di casa mia le galline correvano incontro a mia figlia bambina, quando andava a trovarle al pollaio, e parlava loro... si chinavano a terra e si facevano prendere in braccio....
    Deduco quindi : "Per me le galline sono meglio dei gatti”.


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    LA MAGGIORANA - UN'ERBA AROMATICA


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    La Maggiorana è una Erba dalle mille proprietà, la maggiorana, detta anche Origanum majorana, è una pianta nativa dell’India: caratterizzata da foglie lunghe e pelose, dalla fioritura estiva che va dal bianco al rosa tenue, si distingue per un fusto medio-lungo alto tra i 25 e i 40 cm.
    È una pianta perenne, il cui sviluppo è condizionato da un clima caldo e soleggiato (soffre l’umidità) per questo in Europa non cresce spontanea.

    Come coltivarla a casa

    La sua natura di pianta non spontanea non esclude una coltivazione in orto (semina diretta) o in vaso: la prima consiste in una semina a spaglio o a file, attraverso mezzi di annaffiatura non diretti o violenti e attraverso uno scrupoloso controllo dell’aridità e della pulizia del terreno. La raccolta avviene quando la pianta raggiunge un altezza pari a 30-50 centimetri. Per la semina in vaso, invece, la predisposizione di quest’ultimo sarà determinante: sarà necessario predisporre un fondo a base di palline di argilla o ghiaia (per garantire il giusto deflusso dell’acqua) da ricoprire con terriccio fresco e fertilizzanti organici. Il periodo ideale per la semina è verso fine inverno o inizio primavera, mentre la fioritura si potrà apprezzare solo d’estate.

    La maggiorana in cucina

    In cucina la maggiorana, sorella gemella dell’origano, è spesso impiegata in pietanze crude come le insalate. Essiccata (messa solo a fine cottura per evitare di perdere tutto il suo aroma) si usa per profumare piatti di carne o pesce oppure aromatizzare pizze e focacce.

    Proprietà benefiche

    la maggiorana è un’erba che può vantare molte proprietà officinali, non a caso è anche coltivata per usi medicinali: ricca di acqua, fibre, vitamina C, tannini, zuccheri, folati, oli essenziali, betacarotene, acido rosmarinico e sali minerali è una pianta che si presenta come un vero concentrato di benefici per la nostra salute.

    infuso

    La maggiorana è utile per favorire la digestione ed eliminare il meteorismo sotto forma di infuso. È un rimedio naturale efficace contro l’irritazione delle vie respiratorie e l’influenza: come antisettico del cavo orale (grazio al suo grande apporto di vitamina D) è indicato l’utilizzo di qualche foglia di maggiorana in aggiunta a bevande calde, mentre è consigliabile, per chi soffre di disturbi alle vie respiratorie, diffonderne l’aroma negli spazi abitativi.

    olio di maggiorana

    Qualche goccia di tintura madre di maggiorana è utile per curare l’herpes, mentre i suoi oli essenziali sono utilizzati nei massaggi per alleviare i dolori muscolari. La maggiorana ha un effetto calmante e rilassante, si consiglia l’utilizzo di infusi da consumare prima del sonno in quanto le sostanze amare della pianta agiscono in maniera benefica sul sistema nervoso.


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    LE FORMICHE - IN CASA, IN GIARDINO - RIMEDI NATURALI
    COME DISTRUGGERE LE FORMICHE


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    Le formiche in casa, in giardino, come distruggerle.

    Soprattutto se abitate in una casa con giardino, vi sarà capitato almeno una volta di essere disturbati da questi insetti, a volte un po’invadenti, in particolare nel momento in cui riescono ad accedere alla vostra dispensa. Per tenere lontane le formiche, non è però necessario ricorrere a pesticidi.

    Spesso basta identificare la zona dove si trova il formicaio, che può essere interrato, all’interno di un tronco o di un vaso, e trovare il punto di accesso delle formiche alla vostra abitazione.

    Fatto ciò, sappiate che esistono numerosi rimedi naturali per tenere le formiche lontane.

    Ve ne proponiamo alcuni :

    1) Cercate di eliminare tutto ciò che può attirare le formiche. Richiudete sempre il barattolo dello zucchero e riponete quello del miele in un sacchetto ben sigillato. Raccogliete sempre le briciole dal pavimento e non lasciate troppo a lungo nel lavello i piatti da lavare.

    2) Cetrioli

    I cetrioli potrebbero venirvi in aiuto in quanto si dice che le formiche provino avversione per questi ortaggi. Spargetene le bucce in cucina per tenerle lontane o nei pressi del loro punto d’accesso.

    3) Menta

    Ponete delle bustine di tè alla menta nelle zone dove le formiche vi sembrano più attive. Anche semplici foglie di menta essiccate e sbriciolate possono essere adatte allo scopo.

    4) Cannella o Caffè o Succo di limone

    Tracciate una linea di confine davanti al loro punto di accesso. Non la supereranno se utilizzerete pezzetti di cannella, chicchi di caffè o un laccio che avrete immerso nel succo di limone.

    5) Aceto di vino o di mele

    Le formiche sono molto sensibili ad alcuni odori, che per noi possono essere invece molto piacevoli. Per tenerle lontane spruzzate vicino a porte e finestre una soluzione ottenuta aggiungendo ad un bicchiere di aceto alcune gocce di olio essenziale di eucalipto.

    6) In casa usa un Lavapavimenti fai-da-te

    Un altro rimedio è quello di lavare il pavimento della cucina utilizzando acqua, aceto e olio essenziale di limone, poiché le formiche non ne sopportano l’odore.

    7) Spezie

    Spargere del peperoncino in polvere, dei chiodi di garofano o della paprika piccante nei pressi dei punti d’accesso delle formiche impedirà loro di avvicinarsi, a causa dell’odore pungente di queste spezie.

    8) Sale

    Spargere del sale vicino al formicaio, sui bordi delle finestre e vicino alle porte costituirà un ottimo deterrente per questi insetti.

    9) Alloro

    Riponete sui ripiani della vostra dispensa delle foglie di alloro e sarete sicuri che le formiche non si avvicineranno alle vostre provviste.

    10) Origano

    Cospargete nelle zone della casa interessate dalla presenza di formiche dei mucchietti di origano essiccato. Le formiche si allontaneranno. Ricordate però di sostituire spesso l’origano.


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    IL GELSOMINO VERO E IL FALSO GELSOMINO


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    Il gelsomino vero o Officinalis è una pianta appartenente alla famiglia delle Oleaceae ed il suo fiore è amato in tutto il mondo per la sua bellezza, ma soprattutto per la sua fragranza unica, tanto che il suo olio essenziale è stato usato per millenni come profumo. Un gelsomino non è sempre un gelsomino...

    Attualmente, il nome comune “gelsomino” viene utilizzato per identificare piante dal profumo e dai fiori molto simili, ma molto diverse fra loro:

    - il Gelsomino classico: Genere Jasminum, Famiglia delle Oleaceae


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    - il “falso gelsomino”: Genere Trachelospermum, Famiglia delle Apocynaceae - Somanum jarminoides

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    Il Falso Gelsomino, botanicamente chiamato Trachelospermum jasminoides e appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, è una pianta rampicante originaria dell’Oriente, del Medio Oriente e dell’America Meridionale.

    Questa specie si presenta con fusti che possono raggiungere anche i sei metri.

    Quelli più bassi non superano i tre metri, ma esistono anche varietà che raggiungono tranquillamente i dieci metri. Gli stessi fusti sono sottili, rampicanti e a volte ricadenti sulla stessa pianta.

    Il falso gelsomino presenta anche fiori ovali e lanceolate, di colore verde scuro da adulte e verde chiaro da giovani.

    I fiori, invece, spesso bianchi, a volte gialli o rosa in base alla specie, sono composti da cinque petali.
    I germogli fiorali fanno la loro comparsa tra aprile e giugno. La fioritura del falso gelsomino è dunque prettamente primaverile o estiva.
    A differenza del vero gelsomino, quello falso è molto più resistente e con foglie sempreverdi.

    COME DISTINGUERE IL GELSOMINO VERO DAL "FALSO GELSOMINO"

    Come per tutte le piante, osservando i fiori. Come vedete dalle immagini, sono simili solo se non li guardiamo con attenzione.

    Confrontiamo le tre specie più diffuse di gelsomino vero che troviamo nei giardini con il falso gelsomino:

    - Jasminum polyanthum
    - Jasminum officinale
    - Jasminum grandiflorum

    Il falso gelsomino ha, come le altre piante della sua famiglia, oleandri, pervinche e il frangipane, ad esempio, i petali che ruotano sul loro asse, come una girandola.

    Mentre i gelsomini del Genere Jasminum hanno i petali che si sviluppano intorno agli stami e all’ovario come una stella. vero falso gelsomino

    Anche le foglie sono molto diverse, più coriacee e grandi quelle del falso gelsomino, come potete vedere dalle immagini. falso gelsomino vero gelsomino

    Spero che in questo modo vi sia chiaro come riconoscere queste due piante e poter scegliere la giusta essenza da piantare, non soltanto in base alla facilità di coltivazione, ma anche per un eventuale utilizzo officinale nell'erboristeria casalinga.

    Per prima cosa : Come per tutte le piante, osservando i fiori.
    Come vedete dalle immagini, sono simili solo se non li guardiamo con attenzione.

    Confrontiamo le tre specie più diffuse di gelsomino vero che troviamo nei giardini con il falso gelsomino:

    - Jasminum polyanthum
    - Jasminum officinale
    - Jasminum grandiflorum

    Il falso gelsomino ha, come le altre piante della sua famiglia, oleandri, pervinche e il frangipane, ad esempio, i petali che ruotano sul loro asse, come una girandola.

    Mentre i gelsomini del Genere Jasminum hanno i petali che si sviluppano intorno agli stami e all’ovario come una stella. vero falso gelsomino

    Anche le foglie sono molto diverse, più coriacee e grandi quelle del falso gelsomino, come potete vedere dalle immagini. falso gelsomino vero gelsomino

    Spero che in questo modo vi sia chiaro come riconoscere queste due piante e poter scegliere la giusta essenza da piantare, non soltanto in base alla facilità di coltivazione, ma anche per un eventuale utilizzo officinale nell'erboristeria casalinga.


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    IL GELSOMINO DEL MADAGASCAR (STEPHANOTIS FLORIBUNDA)




    Bellissimo rampicante che, come dice il nome, è originario del Madagascar, dove vive nelle foreste, all'ombra degli alti alberi; il nome comune ci suggerisce anche qualche altra caratteristica di questo rampicante, che produce fiori che ricordano il gelsomino per forma, ma no per dimensioni, visto che sono molto più grandi, e con corolla spessa, quasi cerosa. Un altro nome comune con cui è conosciuta questa pianta è Gelsomino notturno, perchè i suoi fiori emanano un profumo molto intenso, soprattutto di notte.

    Questo rampicante, che in Italia viene coltivato prevalentemente come pianta da interno, si chiama Stephanotis floribunda;
    produce fusti sottili e volubili, con cui si attorciglia attorno ai sostegni, oppure rimane strisciante; i fusti semilegnosi portano grandi foglie ovali, di colore verde scuro, abbastanza cuoiose e lucide, molto decorative; i bellissimi fiori sbocciano dalla primavera fino a fine estate, in mazzetti all'ascella fogliare.

    Non sono piante di coltivazione facilissima, per sopravvivere, vegetare rigogliose, e rifiorire, necessitano di un poco di cure; niente di impossibile, semplicemente vanno seguite ed aiutate nel processo di adattamento dalla foresta alla nostra casa; o meglio, dal vivaio alla nostra casa.




    COLTIVARE IL GELSOMINO DEL MADAGASCAR NEL NOSTRO GIARDINO
    Nei luoghi d'origine le stephanotis vivono in luoghi semiombreggiati ma luminosi, ai piedi u vicino al tronco di alti alberi; in casa posizioniamo la pianta dove possa godere di una buona luce, ma non della luce solare diretta, e soprattutto non nelle ore più calde del giorno.
    Il terreno deve essere fresco e ricco, molto ben drenato, leggermente acido;
    le stefanotis infatti non amano il calcare, quindi annaffiamole con acqua non calcarea.
    Le annaffiature devono essere frequenti e regolari, in modo da mantenere il terriccio sempre leggermente umido; questo vuol dire che in estate dovremo annaffiare la pianta ogni giorno, mentre durante i mesi freddi possiamo annaffiare anche solo sporadicamente.
    Nel dubbio infiliamo un dito nel substrato di coltivazione, se lo sentiamo fresco e umido rimandiamo l'annaffiatura.
    In primavera aggiungiamo all'acqua delle annaffiature del concime per piante da fiore, ogni 12-15 giorni.
    Queste piante temono temperature inferiori ai 5-8°C, quindi durante tutto l'inverno vivono in casa, in un luogo luminoso e con un buon ricambio d'aria, ma non soggetto a correnti d'aria fredda; in primavera inoltrata la nostra stefanotis può trovare posto in giardino, in una posizione semiombreggiata e protetta dal vento.
    Se viviamo in zone in cui il clima invernale è abbastanza mite possiamo valutare l'eventualità di posizionare questo rampicante sul terrazzo, in luogo protetto dal vento invernale; se eccezionalmente il clima dovesse divenire particolarmente rigido, copriremo tutti i fusti e le foglie con dell'agritessuto.




    UN RAMPICANTE IN VASO
    I fusti di Stephanotis si allungano fino a 5-6 metri, divenendo decisamente ingombranti; per evitare di dover potare la pianta non appena i fusti si allungano, è opportuno inserire nel vaso della stefanotis un graticcio, in modo da poter avvolgere i fusti attorno a dei sostegni, anche portandoli a fare più giri; in questo modo potremo coltivare in vaso in casa anche una pianta molto grande e lunga, che in primavera si riempirà di fiori.


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    Edited by MaryRosa - 21/6/2017, 10:26
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    IL BONSAI - STORIA, CONSIGLI, TECNICHE DI COLTIVAZIONE


    cover_bonsai


    I Bonsai - l'origine, come coltivarli e prendersene cura anche come terapia per placare gli stati ansiosi.

    Il bonsai è una pianta in miniatura che consiste nella riproduzione su scala ridotta di un albero che in natura troviamo nelle sue dimensioni canoniche. Il bonsai, quindi, non è geneticamente una pianta nana, ma un normale albero che, attraverso sapienti tecniche di giardinaggio, assume fattezze rimpicciolite.
    Qualsiasi albero può essere trasformato in un bonsai, ma occorrono molta pazienza, costanza, dedizione, passione, abilità tecnica e un pizzico di creatività. La coltivazione del bonsai, più che un semplice hobby, può essere considerata una vera e propria opera d'arte in continuo divenire, forgiata dal tempo , plasmata dalla tecnica e modellata dall'estro dell'uomo.

    Ha anche un valore terapeutico, in quanto questa tecnica è capace di distendere il sistema nervoso e placare gli stati ansiosi.

    Il bonsai deve risultare quanto più possibile fedele all'albero originale, rispettandone le caratteristiche e riproducendone l'armonia delle forme e l'equilibrio delle proporzioni.

    Anticamente, in Cina si riteneva che coltivare bonsai per un lungo periodo di tempo potesse garantire l'eternità all'anima del suo proprietario, quasi come se questa tecnica costituisse un ponte tra cielo e terra, tra il sacro e l'umano.

    BREVE STORIA DEL BONSAI

    Contrariamente a quanto si ritiene comunemente, infatti, la patria del bonsai è la Cina e non il Giappone.
    Solo successivamente questi alberelli e la relativa tecnica presero piede in Giappone e da lì, in epoche recenti, sono stati diffusi anche in Occidente.

    Tra le diverse leggende all'origine del bonsai, la più comune è quella che ne fa risalire la diffusione alla necessità di sfruttare le piante per scopi erboristici e medicinali.
    Andare ogni volta nei boschi in cerca dell'albero più adatto si rivelò ben presto un'impresa dispendiosa e difficoltosa.

    Da qui, nacque l'idea di tenere gli alberi in casa o in giardino. Ci si accorse che, attraverso opportune potature, le dimensioni delle piante potevano essere contenute, realizzando degli alberelli in miniatura, fedeli riproduzioni degli esemplari originali. I bonsai così ottenuti si rivelarono talmente gradevoli che si pensò di utilizzarli a fini ornamentali.

    Dalla Cina, intorno al XIII secolo, l'arte del bonsai raggiunse il Giappone. Vi fu portata da monaci, mercanti, dignitari di corte. Inizialmente, si trattava di una tecnica elitaria, riservata ai ceti dominanti. Poi , gradualmente, la coltivazione del bonsai si diffuse anche tra gli strati più bassi della popolazione.

    Nel corso del tempo, la tecnica si è perfezionata, nel tentativo di ricreare figure sempre più somiglianti all'originale. Anche nella scelta dei vasi si è assistita a un'evoluzione, privilegiando la sobrietà delle forme e dei colori. Nel 1935, in Giappone il bonsai è stato riconosciuto come 'arte' vera e propria.

    Giapponese è anche l'origine del termine: la parola bonsai infatti deriva dall'unione di due ideogrammi e letteralmente significa "albero in vassoio".

    In Europa il bonsai fu introdotto presso l'Esposizione Universale di Parigi, (nelle edizioni del 1878, 1889 e 1900) e, quasi contemporaneamente, venne presentato nell'Esposizione di Londra del 1909.

    I primi bonsai furono venduti all'asta per cifre esorbitanti per quel periodo, ma non conobbero un grande successo di pubblico. In Europa la diffusione su larga scala del bonsai avvenne soltanto a partire dal Secondo Dopoguerra.



    QUALE BONSAI SCEGLIERE


    bonsai_1


    Chiunque decida d'intraprendere quest'arte antica e affascinante, deve, innanzitutto, scegliere il bonsai che intende coltivare.

    Come detto, praticamente tutte le pante si prestano ad essere miniaturizzate in versione bonsai.

    Bisogna decidere se orientarsi verso un bonsai da interno o da esterno.

    Se optiamo per uno da esterno, la nostra scelta dovrà indirizzarsi, preferibilmente, verso quelle specie che vivono e prosperano nei dintorni della nostra abitazione o comunque nella nostra zona. Dovremo tener conto soprattutto delle caratteristiche ambientali e climatiche della località in cui viviamo.

    In questo modo si eviteranno problemi di attecchimento della pianta, garantendo anche un miglior risultato dal punto di vista scenografico.

    Un bonsai da interno, invece, è meno esigente a livello ambientale.

    Tra i principianti, una delle specie di bonsai più coltivate è il ficus, una pianta da interno relativamente facile da curare e modellare.

    Altre piante particolarmente indicate per chi è alle prime armi sono l'olmo cinese e il pino nero.
    Come si ottiene un bonsai: da seme, da talea e il prebonsai

    Il bonsai può essere ottenuto in vari modi: da seme, da talea, oppure acquistando un prebonsai in vivaio.

    Il bonsai da seme si ottiene, per l'appunto, seminando e facendo germogliare l'albero che abbiamo deciso di coltivare.

    Il seme si può acquistare nei vivai, oppure lo si può prelevare dal nostro terreno o dai terreni della nostra zona. Questo metodo è il preferito dai puristi dell'arte del bonsai, perché consente di seguire la pianta nell'intero ciclo vitale, dal seme fino all' albero maturo.

    Lo svantaggio, però, è che si tratta di un metodo che richiede molto tempo e pazienza. Prima di poter intervenire sulla nostra piantina, infatti, dovremo attendere 2 o 3 anni. Per questo motivo, per i neofiti, o per coloro che volessero cimentarsi nell'arte del bonsai in tempi relativamente brevi, quest'opzione è decisamente sconsigliata.

    La talea ha il vantaggio di riprodurre esattamente le caratteristiche dell'albero che abbiamo scelto. Si può acquistare in vivaio e costituisce sicuramente un buon compromesso tra brevità della tempistica e passione per il giardinaggio.

    Il prebonsai, invece, non è altro che un albero germinato in fase iniziale, reperibile presso i vivai Questa soluzione è sicuramente la più adatta per i neofiti e per quanti siano contrari a una lunga fase di preparazione.
    Bonsai, esposizione

    Come per ogni pianta, anche per il bonsai l'esposizione è un fattore fondamentale, necessario per la fotosintesi clorofilliana. Ovviamente le caratteristiche del bonsai variano in funzione della specie di appartenenza, ma è possibile comunque fare delle considerazioni di carattere generale.

    Il bonsai predilige un'esposizione soleggiata, ma non a contatto diretto con i raggi solari. Pertanto, la sua collocazione ideale sarà nei pressi di finestre e balconi, ma non totalmente esposti alla luce.

    Il bonsai, inoltre, non deve essere posto a contatto con fonti di calore artificiale (termosifoni) o climatizzatori ambientali.

    COME E QUANDO ANNAFFIARE UN BONSAI

    Oltre alla luce, altro elemento fondamentale per le piante è l'acqua.

    Anche in questo caso, vale il discorso fatto nel precedente paragrafo: molto dipende anche dalla specie di appartenenza del nostro albero. Generalmente, comunque, i bonsai hanno bisogno di costanti irrigazioni ma, come tutte le piante, soffrono i ristagni idrici.

    Un metodo infallibile per riscontrare se vi sia necessità o meno di un'annaffiatura è quello di tastare il terreno : se umido, allora occorrerà rinviare, se invece il terreno è asciutto, bisognerà annaffiare.
    Il metodo migliore per annaffiare è attraverso l'irrigazione a pioggia.

    A volte viene consigliato di immergere completamente le radici del bonsai in un contenitore pieno d' acqua per qualche minuto.

    In realtà quest'operazione andrebbe effettuata solo in presenza di un terriccio molto argilloso, dallo scarso potere drenante.
    L'immersione è sconsigliata per le piante giovani, perché potrebbe provocare il marciume delle radici e in generale perché ostacola l'eliminazione delle tossine e dei residui salini dal terriccio.

    D'estate, o comunque nei periodi di siccità, è consigliabile nebulizzare la chioma del nostro bonsai attraverso uno spruzzatore che tenga costantemente umido il fogliame.

    LA CONCIMAZIONE DEL BONSAI

    Nel loro habitat naturale, gli alberi possono allungare le loro radici molto in profondità, attingendo nutrimento e sostanze vitali dal sottosuolo.

    Il bonsai invece è costretto a nutrirsi da una piccola porzione di terra. Per questo motivo, al fine di garantirgli il giusto apporto organico, la concimazione è un'operazione fondamentale.

    Il consiglio è quello di acquistare concime appositamente studiato per questo tipo di piante. Quelli usati in agricoltura non sono molto adatti, poiché, essendo molto potenti, possono bruciare le radici.

    Anche i concimi usati comunemente nel giardinaggio sono nocivi per il bonsai, in quanto il loro alto contenuto in azoto, favorisce un notevole sviluppo vegetativo di fusto e foglie, assolutamente da evitare nel bonsai.

    Per quanto riguarda la forma del fertilizzante , si può scegliere quella liquida, da aggiungere all'acqua della potatura, con cadenza settimanale oppure ogni due settimane . Il concime granulare a lenta cessione, invece, può essere somministrato una volta ogni 40-50 giorni.

    LA POTATURA DEL BONSAI

    Com'è intuibile, la potatura è una fase estremamente importante e delicata nella vita del bonsai.

    È la fase che determina la forma del nostro alberello, in cui dare libero sfogo alla nostra creatività.

    La potatura consiste essenzialmente in tre distinti momenti : potatura di formazione, di mantenimento e la pinzatura.

    La prima si effettua durante il riposo vegetativo, per conferire una precisa linea di sviluppo alla pianta. Si osserva la seguente regola generale: ogni ramo deve poter ricevere la luce, per cui i rami più grossi saranno collocati in basso, assottigliandosi man mano che si procede verso la chioma.

    La potatura di mantenimento è quella con cui si eliminano delicatamente germogli e rami cresciuti in maniera disordinata durante la fase vegetativa. Consente di modellare la pianta secondo la forma scelta, impedendole di svilupparsi in altezza e si effettua nel periodo invernale.

    LA PINZATURA DEL BONSAI

    La pinzatura, che si effettua nel periodo vegetativo, consiste nell'accorciare i germogli che siano cresciuti in maniera eccessiva e sproporzionata. Lo scopo di questa tecnica è quello di rinfoltire la chioma e la sua esecuzione è estremamente variabile a seconda della specie di appartenenza del bonsai.

    LA LEGATURA DEI BONSAI

    La legatura è una tecnica fondamentale per consentire uno sviluppo corretto e armonico del bonsai.

    In sostanza, si lega un filo di alluminio o di rame al ramo della pianta, costringendolo a svilupparsi in una determinata direzione, senza danneggiarlo o spezzarlo.

    È importante che la pressione esercitata dal filo non sia eccessiva, altrimenti andrebbe a comprimere la linfa, compromettendo la crescita del bonsai. In seguito, quando il ramo sarà ormai stabilizzato, il filo potrà essere delicatamente rimosso.

    Per eseguire la legatura, si possono utilizzare fili di vari metalli.
    Il più flessibile è sicuramente l'alluminio, che non lascia segni dove viene applicato.
    Il filo di rame invece è più resistente, e può essere utilizzato per conferire la curvatura desiderata a rami più robusti.

    Il fil di ferro è sicuramente il più duro tra i tre.
    Molto comune in Cina, in Occidente non viene usato quasi mai, perché è molto difficile da piegare e, se posto sui bonsai da esterno, arrugginisce facilmente.
    Bonsai, rinvaso

    Un'altra operazione molto importante per i bonsai è il rinvaso, da eseguire ogni due anni per gli alberi più giovani, ogni tre nel caso di esemplari più maturi.

    Il rinvaso si rende necessario in quanto l'esigua porzione di terra in cui cresce il bonsai viene svuotata gradualmente di tutti i suoi nutrienti, rimanendo soltanto un substrato inerte.

    Inoltre, le radici tendono a espandersi, invadendo tutto il vaso e devono essere necessariamente potate.

    Una volta effettuato l'espianto, il terriccio nel vaso deve essere setacciato.
    Quello che resta nel setaccio, sufficientemente granuloso, può essere riutilizzato. I terreni granulosi, infatti, favoriscono la formazione di radici sottili e sono molto utili per lo sviluppo del bonsai.

    Il momento migliore per effettuare il rinvaso coincide col riposo che precede la stagione vegetativa.


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    LA FUCSIA o FUCHSIA IN GIARDINO


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    Le Fucsie sono piante ornamentali vivaci e solari utili per abbellire le aiuole del giardino e i vasi del terrazzo e l’interno delle case.

    Caratteristiche e generalità Fucsia o Fuchsia

    Le varie specie di fucsia o fuchsia, circa 100, sono piante piante arbustive con fusti ramificati, semilegnosi, di colore verde o rossastro, le cui dimensioni variano dai 20 ai 100 cm di altezza.

    Le foglie decidue, a margini dentellati o interi,sono di colore verde intenso.

    I fiori della fucsia

    I fiore penduli, solitari o riuniti in racemi, comunemente detti orecchini o ballerine, sono costituiti da un calice tubuloso formato da lembi che si aprono all’estremità e da una corolla con quattro-cinque petali che racchiudono 8 stami lunghi e colorati.

    Il colore dei fiori generalmente è rosa o rosso,ma in alcune varietà ibride varia dal bianco all’arancio, dal rosso al viola, dal lilla al blu. Dopo la fioritura sui rametti delle fucsie compaiono delle piccole bacche allungate e carnose contenenti piccoli semi.

    Fioritura: le fucsie fioriscono copiosamente per tutta l’estate.

    Fucsie - Esposizione:

    le fucsie prediligono il clima fresco, le esposizioni ben illuminate ma riparate dai raggi diretti del sole. Nelle zone miti le fucsie possono essere coltivate anche in piena terra.

    Terreno: terricci misti a sabbia o perlite, leggermente acidi e ben drenati.

    Annaffiature: regolari e costanti dalla ripresa vegetativa fino all’autunno per le piante coltivate in piena terra. Tutto l’anno per le varietà allevate in appartamento.

    Concimazione

    Concimazione: concimazioni a base di azoto in primavera per favorire l’infoltimento fogliare e concimazioni ricche di potassio e fosforo in estate per un’abbondante fioritura.

    Specie e varietà di Fucsia

    Il genere fucsia si divide in tipologie anche molto diverse tra loro per struttura e varietà:

    Fucsia magellanica è un albero che può raggiungere i 5 metri di altezza
    Fucsia excorticata è un albero di medie dimensioni
    Fucsia procumbens è una tipologia di fuchsia strisciante
    Fuchsia fulgens è la specie più comune tra le cultivar e può raggiungere i 2 metri di altezza
    Fucsia ibridi sono degli incroci delle altre varietà.

    Moltiplicazione della Fucsia o Fuchsia

    La fucsia si riproduce per seme e per talea. La semina si effettua in primavera o fine estate.

    Le talee si fanno in primavera o nel periodo agosto-settembre prelevando rami semilegnosi, non fioriferi, lunghi 8-10 cm che vanno posti a radicare in un terriccio misto a sabbia.

    Fucsia-talee

    I contenitori con le talee di fucsia vanno posti in luoghi caldi, luminosi e protetti dal vento.

    Rinvaso della fucsia

    Il rinvaso va effettuato quando le radici fuoriescono dai fori di drenaggio dell’acqua usando vasi di alcuni centimetri più grandi rispetto ai precedenti.
    Potatura della Fucsia

    Cimatura apicale dei rametti più lunghi una volta al mese in estate.

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    BASILICO CINESE o PERILLA FRUTESCENS - COLTIVAZIONE E IMPIEGHI IN CUCINA


    basilico-cinese


    Il Basilico Cinese o Perilla frutescens: la coltivazione e gli impieghi in cucina

    Scopriamo insieme la Perilla frutescens o basilico cinese, una pianta molto bella ampiamente utilizzata sia in cucina che in medicina per le sue importanti proprietà naturali. Nota anche come shiso o egoma, la Perilla frutescens è originaria dell'Est asiatico – Cina, Giappone e Corea – ma trova spazio anche tra le coltivazioni di India e Vietnam.

    Appartiene alla famiglia delle Lamiaceae, analoga al basilico e alla menta, ed è un erbacea annuale che può raggiungere una dimensione circa di 60/80 cm. Ha foglie ovali seghettate di colore verde o rosso a seconda della varietà. Lo sviluppo è eretto, e se coltivata in vaso o in giardino tende a crescere sia in altezza che in larghezza; l'infiorescenza a spiga produce semi da ottobre.

    COLTIVAZIONE

    Riprodotta da seme : è adatta alla coltivazione in vaso ma anche in giardino o nell'orto dove convive bene con molte piante di questo ambiente.

    Semina: da effettuare, sia in semenzaio che direttamente in terra, da marzo a luglio; alle nostre temperature è consigliato il semenzaio. In terra piena si risemina da sola, in caso si voglia però controllarne la crescita e la diffusione i semi vanno raccolti da ottobre e utilizzati entro 6 mesi. Se posta a dimora in terra è bene scegliere un suolo fertile e leggermente umido. Se si opta per il semenzaio, una volta collocati i semi in vasetti o alveoli, compattare leggermente il terreno e mantenere a una temperatura di 15-20 gradi; in circa 10-15 giorni il seme germinerà. Verso metà maggio trapiantare in vaso o in terra.
    Esposizione: richiede una posizione soleggiata o leggermente in ombra. Se le temperature scendono molto, nel caso sia posizionata in piena terra pacciamare con foglie o paglia; se in vaso ritirarla in serra riscaldata o in casa fino a quando non si avrà una temperatura esterna di almeno 15 gradi.
    Concimazione e irrigazione: in terra meno esigente che in vaso, in ogni caso, non deve essere bagnata eccessivamente. In terra, tra un'annaffiatura e l'altra – circa ogni 2-3 settimane in base alla temperatura – fare attenzione che il terreno rimanga asciutto per un paio di giorni.

    UTILIZZO IN CUCINA

    Considerata pianta, è ricca di tannini e antiossidanti fenolici. Se ne utilizzano le foglie e i semi. Le foglie possono essere consumate fresche o essere cotte al vapore o impiegate nella preparazione di minestre e degli involtini primavera. In genere vengono consumate crude le foglie verdi, mentre quelle a colorazione rossa si consumano cotte.

    Le foglie rosse sono un ingrediente nella preparazione delle famose prugne acerbe giapponesi ume-boshi. Le foglie seccate possono essere utilizzate come spezia per sughi, risotti e frittate oppure bevute in infusione preparandole come un tè. Fresche, si utilizzano in insalata o come colorante alimentare naturale.

    Dai semi si estrae un olio ricco di acidi grassi omega3 e di flavonoidi il cui utilizzo trova impiego anche come olio da cucina.

    ALCUNI RIMEDI NATURALI

    Da secoli usata nella medicina cinese come espettorante e nelle allergie da polline per combattere asma e tosse, questa pianta viene utilizzata anche per rinforzare il sistema immunitario.

    L'olio essenziale

    ottenuto dai semi, grazie all'effetto antiossidante, è efficace nella prevenzione e cura delle infezioni di origine batterica e dell'influenza.
    Ad esso vengono, inoltre, attribuite proprietà antiallergiche (pollini, acari e intolleranze alimentari) e antitumorali.
    Nelle allergie, in particolare, la sua capacità di inibire la produzione di istamina e di altre sostanze responsabili dei fenomeni allergici lo rende utile in caso di asma, riniti, orticarie, dermatiti ed eczemi.

    Privo di effetti collaterali noti, pare sia efficace anche nel trattamento della psoriasi e nella prevenzione di malattie cardiovascolari.


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    IL TRONCHETTO DELLA FELICITA'


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    Il Tronchetto della felicità: come curarlo e farlo crescere sano
    Quanti hanno una dracaena nel proprio salotto?
    Ma come prendersene cura al meglio?



    La dracaena, comunemente chiamata “tronchetto della felicità” è una delle piante d’appartamento più diffuse e amate. Il perché di questo successo è facilmente ritrovabile nella sua estrema facilità di coltivazione, oltre che nella bellezza delle sue foglie verde intenso, adatte a tutti gli ambienti e stili di arredo.

    Appartiene, con le sue circa 40 specie, alla famiglia delle Aspargaceae, ed è di origine tropicale, africana e asiatica per la precisione. In natura raggiunge dimensioni notevoli superando spesso i 10 metri, mentre in vaso raramente supera i 2 e crescono molto lentamente - mai più di 15 centimetri all’anno - compensando questa lentezza con una longevità invidiabile.È davvero facile da curare, e sono pochissime le cose che devi sapere perché sia sempre bellissimo, stagione dopo stagione.

    Come coltivare il tronchetto della felicità

    Il tronchetto della felicità si adatta perfettamente all’ambiente domestico, di cui apprezza particolarmente la temperatura più o meno stabile 365 giorni all’anno.Può sopravvivere anche all’esterno ma solo in zone miti e meridionali dove le temperature non scendono mai sotto i 12°. La temperatura di crescita ottimale si assesta invece fra i 18 e i 21°.

    Quanto innaffiarlo?

    La dracena va bagnata spesso durante tutto il periodo vegetativo (primavera ed estate) facendo però attenzione ad evitare i ristagni idrici. L’ideale è aspettare che si siano asciugati perfettamente i primi due centimetri di terriccio prima di somministrare nuovamente acqua.

    La giusta esposizione

    Il tronchetto della felicità ama la luce, anche intensa, ma soffre il sole diretto, specie nei periodi dell’anno più caldi. L’ideale è posizionarla vicino a finestre esposte a sud-ovest, e in caso contrario non fosse possibile schermare i vetri con delle tende leggere e chiare. E se la casa è poco luminosa? Niente paura, Le specie più diffuse in coltivazione (marginata e fragrans) sopportano bene anche sistemazioni più ombreggiate: le conseguenze più evidenti saranno un ulteriore rallentamento della già debole crescita e una colorazione meno vivace del fogliame.

    L’umidità

    Oltre alla temperatura un’altro fattore di benessere fondamentale per il tronchetto della felicità è l’umidità, che deve essere sempre intorno al 70%. Per garantirgliela puoi vaporizzare le foglie più volte al giorno o, se possibile, bagnare il pavimento circostante.


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    LE SIEPI ALTE CON PIANTE SEMPREVERDI COME SCHERMI PROTETTIVI IN GIARDINO


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    Alcune essenze utilizzate comunemente nelle siepi sempreverdi :

    Aucuba: foglie variegate e bacche rosse in inverno; adatta all'ombra

    Bambù: pianta molto vigorosa, spesso è bene contenerne lo sviluppo

    Berberis: moltissime varietà in commercio, anche a foglie di colore molto decorativo; siepe spinosa; anche varietà nane

    Bosso: siepe a sviluppo lento, esistono varietà nane; molto utilizzato nei roseti e negli orti botanici

    Cotoneaster: molto diffuso, esistono varietà erette ed anche prostrate, bacche rosse

    Pyracantha: siepe spinosa a sviluppo vigoroso; bacche arancioni, rosse o gialle; esistono varietà a sviluppo compatto

    Eleagnus: esistono moltissime varietà, anche a foglia variegata

    Evonimo: anche varietà caducifoglie e con bacche decorative

    Eucaliptus: pianta aromatica, leggermente sensibile al gelo

    Ilex: pianta vigorosa e decorativa, esistono varietà spinose ed anche nane o con foglia variegata

    Laurus: pianta aromatica molto comune, talvolta viene infestata gravemente dalla cocciniglia

    Ligustro: utilizzata anche nell'arte topiaria, esistono varietà con foglie grandi e variegate

    Lonicera: sviluppo abbastanza lento, si mantiene entro dimensioni medie o piccole

    Mahonia: fiori profumati in primavera, di colore giallo oro, foglie spinose

    Nerium: fioritura estiva molto apprezzata; pianta velenosa

    Nandina: le foglie si arrossano in inverno; bacche rosse, fiori bianchi

    Osmanthus: in autunno produce fiori profumatissimi, molte varietà disponibili

    Pieris: pianta acidofila, fioritura primaverile e giovani foglie di colore rosso

    Photinia: pianta vigorosa, le nuove foglie in primavera sono di colore rosso acceso

    Pitosporo: fiori profumati in estate; esiste anche una varietà nana a portamento prostrato

    Prunus laurocerasus: una tipica pianta da siepe, molto vigorosa e di rapido sviluppo

    Viburno: esistono molte varietà, anche da fiore e a foglia caduca; bacche scure in inverno

    Quercus ilex: il classico leccio, molto utilizzato anche lungo strade e viali

    Arbutus: molto particolare, bel fogliame; fiori bianchi in inverno, frutti commestibili in estate-autunno

    Phyllirea angustifolia: arbusto con bacche decorative

    Callistemon: pianta di origine australiana, teme il freddo intenso

    Prunus lusitanica: pianta sempreverde molto vigorosa

    Rosmarino: una officinale molto utilizzata anche come siepe

    Olivagno - Eleagnus : L'Olivagno o Eleagnus è un genere che comprende circa 50 specie di alberi o arbusti sempreverdi o caduchi, originari dell'Asia. I fusti sono eretti, di colore scuro, densamente ramificati

    Pittosporo - Pittosporum : Il pittosporo appartiene alla famiglia delle pittosporaceae. E’ una pianta originaria dell’Asia orientale, dell’Africa e dell’Australia, da cui provengono la maggior parte delle specie.

    Pyracantha e Cotoneaster : sono due generi di arbusti sempreverdi appartenenti alla famiglia delle rosacee; entrambi i generi sono originari dell'America settentrionale, dell'Europa e dell'Asia.

    Le Siepi Fiorite

    Molti di noi hanno in giardino o sul terrazzo una siepe, piccola, grande, enorme, con spine, sempreverde; esistono svariate tipologie di piante adatte a costituire una siepe.

    Quando desideriamo che la nostra siepe ci regali anche una fioritura decorativa, accentuata dalla presenza di più piante poste a dimora vicine, possiamo scegliere delle piante da fiore; anche in questo caso in genere si scelgono delle essenze di facile coltivazione, ed esenti da malattie.
    Possiamo anche porre a dimora piante che producono bacche decorative, in modo da avere una siepe piacevole anche durante i mesi invernali.

    Ricordiamo qui alcune specie di arbusti da fiore o da bacca di facile reperimento.

    Volendo si può comporre una siepe mista, scegliendo piante con diversi periodi di fioritura, in modo da ottenere una siepe fiorita da marzo fino ai primi freddi, con colori diversi.

    Chaenomeles japonica: fiori rosa, bianchi o rossi, all'inizio della primavera

    Pyracantha: piccoli fiori bianchi e bacche arancioni o gialle

    Azalea: spettacolare fioritura primaverile, pianta sempreverde o a foglia caduca

    Camelia: pianta sempreverde con fioritura vistosa in primavera

    Forsithya: fiori già in febbraio-marzo

    Abelia: lunga fioritura estiva

    Amelanchier: fioritura bianca in tarda primavera, bacche commestibili

    Caryopteris: fioritura che si protrae da maggio fino ai primi freddi

    Callistemon: particolare pianta di origine australiana

    Deutzia: fiori in primavera

    Hibisco: fiorisce per tutta l'estate

    Kerria: fiori gialli in aprile

    Hiperico: arbusto tappezzante a fiori gialli, prodotti da maggio ad ottobre

    Kolkwitzia: fioritura estiva

    Weigelia: fiori in primavera

    Mahonia: fiori profumati all'inizio della primavera

    Philadelphus: abbondante fioritura in tarda primavera

    Ortensie: grandi fiori per tutta l'estate, adatta anche all'ombra

    Rosa: molte specie hanno fioriture molto prolungate

    Spirea: fiori bianchi o rosa in primavera

    Ginestra: molto adatta nei luoghi soleggiati

    Acacia: esistono varie specie, generalmente fioriscono in marzo

    Oleandro: produce grappoli di fiori per tutta l'estate

    Cotoneaster: piccoli fiori bianchi e decorative bacche rosse

    Potentilla: fiori gialli o rossi

    Tamerix: arbusto o piccolo albero con abbondante fioritura primaverile

    Callicarpa: fiori bianchi, poco decorativi e bacche invernali di colore violetto

    Cestrum: fiori profumati, riuniti in grappoli

    Lagestroemia: arbusto o piccolo albero, esistono anche varietà nane

    Lavanda: pianta aromatica molto profumata

    Cotinus: foglie color porpora e particolari fiori piumosi

    Prunus da fiore: molte specie, a fioritura primaverile

    Mirto: pianta aromatica con piccoli fiori bianchi e bacche scure

    Viburnum opulus: fiori in grappoli tondi

    Buddleja: fiori estivi, molto profumati

    Symphoricarpos: bacche candide in inverno

    Lillà: fiori in pannocchie, in primavera

    Biancospino: fiori bianchi e bacche rosse

    Gelsomino nudiflorum: fiori gialli a fine inverno

    Quando desideriamo che la nostra siepe ci regali anche una fioritura decorativa, accentuata dalla presenza di più piante poste a dimora vicine, possiamo scegliere delle piante da fiore; anche in questo caso in genere si scelgono delle essenze di facile coltivazione, ed esenti da malattie. Possiamo anche porre a dimora piante che producono bacche decorative, in modo da avere una siepe piacevole anche durante i mesi invernali.
    Ricordiamo qui alcune specie di arbusti da fiore o da bacca di facile reperimento.
    Volendo si può comporre una siepe mista, scegliendo piante con diversi periodi di fioritura, in modo da ottenere una siepe fiorita da marzo fino ai primi freddi, con colori diversi.

    Chaenomeles japonica: fiori rosa, bianchi o rossi, all'inizio della primavera

    Pyracantha: piccoli fiori bianchi e bacche arancioni o gialle

    Azalea: spettacolare fioritura primaverile, pianta sempreverde o a foglia caduca

    Camelia: pianta sempreverde con fioritura vistosa in primavera

    Forsithya: fiori già in febbraio-marzo

    Abelia: lunga fioritura estiva

    Amelanchier: fioritura bianca in tarda primavera, bacche commestibili

    Caryopteris: fioritura che si protrae da maggio fino ai primi freddi

    Callistemon: particolare pianta di origine australiana

    Deutzia: fiori in primavera

    Hibisco: fiorisce per tutta l'estate

    Kerria: fiori gialli in aprile

    Hiperico: arbusto tappezzante a fiori gialli, prodotti da maggio ad ottobre

    Kolkwitzia: fioritura estiva

    Weigelia: fiori in primavera

    Mahonia: fiori profumati all'inizio della primavera

    Philadelphus: abbondante fioritura in tarda primavera

    Ortensie: grandi fiori per tutta l'estate, adatta anche all'ombra

    Rosa: molte specie hanno fioriture molto prolungate

    Spirea: fiori bianchi o rosa in primavera

    Ginestra: molto adatta nei luoghi soleggiati

    Acacia: esistono varie specie, generalmente fioriscono in marzo

    Oleandro: produce grappoli di fiori per tutta l'estate

    Cotoneaster: piccoli fiori bianchi e decorative bacche rosse

    Potentilla: fiori gialli o rossi

    Tamerix: arbusto o piccolo albero con abbondante fioritura primaverile

    Callicarpa: fiori bianchi, poco decorativi e bacche invernali di colore violetto

    Cestrum: fiori profumati, riuniti in grappoli

    Lagestroemia: arbusto o piccolo albero, esistono anche varietà nane

    Lavanda: pianta aromatica molto profumata

    Cotinus: foglie color porpora e particolari fiori piumosi

    Prunus da fiore: molte specie, a fioritura primaverile

    Mirto: pianta aromatica con piccoli fiori bianchi e bacche scure

    Viburnum opulus: fiori in grappoli tondi

    Buddleja: fiori estivi, molto profumati

    Symphoricarpos: bacche candide in inverno

    Lillà: fiori in pannocchie, in primavera

    Biancospino: fiori bianchi e bacche rosse

    Gelsomino nudiflorum: fiori gialli a fine inverno

    Camelia: fiori nei toni del rosa


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    Edited by MaryRosa - 4/7/2019, 20:59
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    LE SIEPI SEMPREVERDI IN GIARDINO AL CONFINE


    siepe_NG2


    Le siepi sono costituite da filari di piante, spesso sempreverdi, coltivate per svolgere alcune particolari funzioni; si utilizzano come linea di demarcazione di un confine, come protezione di particolari aree di un giardino, come riparo dal vento o dai rumori, come ombreggianti.
    Spesso vengono utilizzate piante sempreverdi, poichè, mantenendo le foglie per tutto l'arco dell'anno, svolgono funzioni protettive anche durante i mesi invernali; molte siepi sono comunque costituite anche da piante a foglia caduca, o spesso anche da piante da fiore.
    La gran parte degli arbusti e dei piccoli alberi coltivati in giardino sono adatti a formare una siepe, è però bene cegliere in maniera oculata l'essenza da utilizzare, a seconda delle esigenze per cui si desidera porre in atto la siepe stessa.
    Generalmente le siepi si compongono di piante della stessa specie e della stessa varietà, quasi a comporre un "parete" vegetale compatta ed uniforme; per rendere più piacevole alla vista la siepe è anche possibile utilizzare piante dello stesso genere, ad esempio tutte sempreverdi, ma di specie o varietà diverse, in modo da creare un'alternanza nel colore delle foglie o dei fiori, che rende la siepe più decorativa.



    LE SIEPI DI SEMPREVERDI DI CONIFERE



    <p align=left>Nel caso in cui necessitiamo di una siepe che ripari dal vento o dal rumore (o dai bidoni della spazzatura dei vicini) che rimanga folta e densa per tutto l'arco dell'anno, è bene porre a dimora delle piante sempreverdi, in modo che non perdano le foglie.
    La gran parte delle siepi è di questo tipo, e per questo scopo vengono utilizzate piante di facile coltivazione e con poche esigenze.

    LE SIEPI DI CONIFERE

    Molto utilizzate, soprattutto nelle regioni centro-settentrionali della nostra penisola, sono le siepi di conifere; sono sempreverdi, molto dense e fitte, e non necessitano in genere di molte cure per dare ottimi risultati. Esistono molte specie e varietà di conifere adatte ad essere coltivate in una siepe, molte varietà sono anche il frutto di ibridazioni, attuate per creare varietà dai colori vistosi o particolari, o dimensioni contenute; di solito le più utilizzate sono specie del genere cipresso o ginepro.

    Ne riportiamo alcune :

    Cupressus

    Cupressocyparis leylandii

    Thuja

    Tsuga

    Taxus baccata

    Juniperus virginiana

    Chamaeciparis lawsoniana

    Cryptomeria

    Porre a dimora una siepe

    Una volta scelte le piante è consigliabile porle a dimora tutte assieme; prima di tutto è bene lavorare il terreno, aggiungendo dello stallatico e della sabbia, per migliorare ed arricchire il substrato, in modo da renderlo fertile e ben drenato; se abbiamo scelto delle piante che amano terreni a ph acido è necessario aggiungere al terreno anche della torba.
    Quindi predisponiamo il luogo in cui sistemare il filare di piante: con una cordicella e due bastoni prepariamo la linea di riferimento, in modo che la siepe risulti ben dritta ed ordinata; quindi procediamo preparando uno scavo sufficientemente profondo da contenere il pane di radici delle piante; in genere arbusti da siepe, alti 40-50 cm, si pongono a dimora ad una distanza di 65-75 cm; se disponiamo di piante più piccole dovremo porle a dimora a distanza minore. Una volta poste a dimora le piccole piante che comporranno la siepe premiamo ben il terreno attorno ai fusti e procediamo con una annaffiatura abbondante, che bagni il terreno bene in profondità.
    Si consiglia quindi di pacciamare il terreno attorno ai fusti delle piante, in modo da evitare l'eccessivo sviluppo di erbacce e per mantenere il piede degli arbusti fresco e leggermente umido anche durante le calde giarnate estive; a questo scopo si possono utilizzare le cortecce di pino, oppure foglie secche o lapillo.
    Se il terreno è ben drenato e ricco di materiale organico in genere le nostre piante non ci daranno grandi problemi, anche se sarà bene ripetere la concimazione ogni anno, a fine inverno.

    Potatura

    Per uno sviluppo ottimale è bene intervenire con le potature, con le prime si modellano le piante fino ad ottenere la forma desiderata, con le potature successive si contiene lo sviluppo della siepe e si arieggiano e si illuminano le parti più interne delle piante, in modo da evitare la perdita del fogliame nei rametti più vicini al tronco.
    Nei vivai sono disponibili piante da siepe già sviluppate, con buona crescita in altezza e molte ramificazioni laterali; ponendo a dimora questo genere di piante si produce facilmente una siepe, avendo l'accortezza di potare le piante di circa un terzo, o della metà, in altezza una volta all'anno per i primi 2-3 anni: in questo modo le piante si infoltiranno velocemente, producendo molte ramificazioni nella parte bassa.
    Per le siepi di conifere è consigliabile evitare le potature nella parte alta, fino a che non avrà raggiunto l'altezza da noi desiderata; a questo punto si cimano le piante, in questo modo si eviterà uno sviluppo eccessivo in altezza nel corso degli anni.

    Legislazione : le distanze dal confine

    Il posizionamento di piante, siepi o arbusti lungo le zone di confine tra due terreni è regolato da norme che variano da zona a zona; è sempre consigliabile consultare la polizia locale per ottenere informazioni su tali norme prima di porre a dimora una siepe. Se non esistono norme locali tali operazioni sono regolate dal codice civile, e precisamente dagli articoli 892-896.

    Nel codice civile italiano sono riportate le seguenti norme:
    - Gli alberi ad alto fusto si pongono a tre metri dal confine; si intendono alberi ad alto fusto quelle piante che raggiungono agevolmente i 6-7 metri di altezza, o che hanno fusto con ramificazioni che cominciano al di sopra dei tre metri.
    - Le piante non ad alto fusto, ovvero che ramificano al di sotto dei tre metri di altezza, vanno poste a 150 cm dal confine.
    - Gli arbusti, le viti, le piante rampicanti, le siepi vive, le piante da frutto, possono essere piantati a mezzo metro dal confine.
    Ma ricordiamo che le siepi di ceppaie vanno poste a un metro dal confine, e le siepi di robinie, anche se a ceppaia, ad un metro e mezzo dal confine.

    Se sul confine è posto un muro si possono piantare siepi ed alberi rasente il confine, purché abbiano un'altezza inferiore a quella del muro.

    Il posizionamento di piante, siepi o arbusti lungo le zone di confine tra due terreni è regolato da norme che variano da zona a zona; è sempre consigliabile consultare la polizia locale per ottenere informazioni su tali norme prima di porre a dimora una siepe.
    Se non esistono norme locali tali operazioni sono regolate dal codice civile, e precisamente dagli articoli 892-896. Nel codice civile italiano sono riportate le seguenti norme:
    - Gli alberi ad alto fusto si pongono a tre metri dal confine; si intendono alberi ad alto fusto quelle piante che raggiungono agevolmente i 6-7 metri di altezza, o che hanno fusto con ramificazioni che cominciano al di sopra dei tre metri.
    - Le piante non ad alto fusto, ovvero che ramificano al di sotto dei tre metri di altezza, vanno poste a 150 cm dal confine.
    - Gli arbusti, le viti, le piante rampicanti, le siepi vive, le piante da frutto, possono essere piantati a mezzo metro dal confine.
    Ma ricordiamo che le siepi di ceppaie vanno poste a un metro dal confine, e le siepi di robinie, anche se a ceppaia, ad un metro e mezzo dal confine.

    Se sul confine è posto un muro si possono piantare siepi ed alberi rasente il confine, purché abbiano un'altezza inferiore a quella del muro.

    Le siepi: Siepe di alloro

    La siepe di alloro è una delle formazioni più frequenti da trovare nei giardini di case, villette a schiere e condomini. La siepe monoessenza a base di alloro non è in realtà il massimo dal punto di vista delle biodiversità ed è anche rischiosa per certi versi in quanto se malauguratamente una delle piante dovesse ammalarsi, la stessa malattia potrebbe attaccare e colpire in breve tempo anche le altre piante della stessa specie.
    Le siepi di alloro per esempio possono essere attaccate dalla cocciniglia in maniera abbastanza frequente ma anche gli afidi possono essere un problema per queste piante.
    Tuttavia si tratta di malattie che possono essere curate con successo utilizzando i giusti prodotti e applicando i giusti trattamenti.
    Per quanto riguarda le modalità di impianto da tenere nella piantumazione delle siepi di alloro, possiamo decidere se tenere le piante ad una distanza variabile fra i 50-60 centimetri ed il metro.
    La distanza varia a seconda della manutenzione che vogliamo e possiamo garantire alla nostra siepe.
    Siepi con piante più vicine danno sicuramente un effetto più pieno e ricco in minor tempo ma richiedono anche una maggior manutenzione e un maggior numero di interventi di potatura.
    Siepi a sesto d'impianto più largo richiedono invece meno manutenzione e tendono ad autoregolarsi anche se il tempo che impiegano per raggiungere delle buone dimensioni è superiore.


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    L'IBISCUS

    COME COLTIVARLO, MANUTENZIONE E CURA


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    L’ibisco è una pianta della famiglia delle Malvaceae. Ne esistono oltre 200 specie. Si tratta di una pianta originaria dell’Asia Minore, in particolare della zona di Istanbul. Arrivò in Europa per la prima volta forse grazie ad una spedizione dell’ambasciatore fiammingo Ghislain de Busbeck che ne portò alcuni esemplari in Olanda.

    Le piante di ibisco a partire dalle zone temperate dell’Asia nel tempo si sono diffuse anche in Nord America, in Europa e in zone tropicali. Si trovano grandi coltivazioni di ibisco, ad esempio, in Australia, in Nuova Zelanda, in Centro America e alle Hawaii.


    fiori_ibisco_1


    Con i fiori di ibisco (Hibiscus sabdariffa) si prepara il karkadè, una bevanda da gustare calda o fredda che si ottiene lasciando in infusione in fiori essiccati di ibisco.

    Ora scopriamo come coltivare l’ibisco e come prendersene cura.

    Ibisco, coltivazione

    L’ibisco è un arbusto che viene coltivato nei giardino come pianta ornamentale e negli spazi urbani. La pianta con la sua crescita può superare i 2 metri di altezza. La corteccia dell’ibisco è di colore grigio. Le foglie sono ovali e color verde scuro, mentre i fiori sono di diverse tonalità, dal rosso al rosa, dal bianco al viola, al giallo.


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    Le piante di ibisco di dimensioni più piccole vengono coltivate anche negli spazi interni ma con la crescita andrebbero poi spostate all’esterno.
    Con l’arrivo dell’autunno l’ibisco sfiorisce e perde le foglie.
    Non è in generale una pianta sempreverde, ma a foglie caduche.

    Esistono però alcune varietà sempreverdi di ibisco, come l’Hibiscus rosainsensis.


    Hibiscus_rosa-sinensis_flower_2


    Il consiglio è di coltivare l’ibisco all’interno se vivete in zone fredde e all’esterno se invece il clima è mite. L’ibisco è adatto alla coltivazione in giardino, in terrazzo e sul balcone.

    Ibisco, semina

    Per coltivare l’ibisco potrete praticare una talea in primavera da una pianta già esistente oppure partire dai semi. Ottenere delle belle piante di ibisco dai semi non sempre è semplice, il consiglio è di partire sempre da una talea o di acquistare una pianta di ibisco pronta da trapiantare in giardino o da rinvasare. Ma se avete a disposizione dei semi di ibisco, piantateli in primavera in vasetti con terriccio ricco e ben drenato.

    Ibisco, esposizione

    Scegliete un luogo molto luminoso. L’ibisco ama la luce e il caldo. L’esposizione alla luce favorisce la fioritura dell’ibisco. La pianta può soffrire a causa del freddo. Se la coltivate in vaso vi suggeriamo di metterla al riparo in inverno ma

    Ibisco, potatura

    Le piante di ibisco sono forti e vigorose, crescono molto facilmente. Per questo motivo si consiglia di potare l’ibisco dopo la fine della fioritura e prima dell’arrivo dell’inverno in modo da favorire un nuovo sviluppo armonioso con il ritorno della primavera.

    Ibisco, annaffiatura

    L’ibisco è una pianta molto rustica e facile da coltivare. Normalmente l’ibisco coltivato all’esterno si accontenta delle precipitazioni ma meglio innaffiare di tanto in tanto le piante giovani, coltivate sia in vaso che in giardino, in modo da favorire la crescita. Innaffiate il vostro ibisco quando vi accorgete di un periodo di siccità prolungato in cui il terreno rimane secco e asciutto per molto tempo.

    Ibisco, tipo di terreno

    Per le vostre piante di ibisco preferite un terriccio ricco di sostanze nutritive, fresco e ben drenato. Ricordate di non lasciare mai ristagni nei sottovasi e di scegliere vasi di grandi dimensioni, adatti alla crescita della pianta.

    Ibisco, trapianto e rinvaso

    L’ibisco va trapiantato in un nuovo vaso un po’ più grande del precedente durante la sua crescita se è questo il metodo di coltivazione che avete prescelto.
    Per il rinvaso utilizzate sempre lo stesso tipo di terriccio. Il rinvaso dovrebbe avvenire ogni due anni.

    Ibisco, moltiplicazione e talea

    L’ibisco produce dei semi che possono cadere nel terreno e generare delle nuove pianta ma il modo più sicuro per coltivare l’ibisco e ottenere una pianta uguale alla pianta madre è la talea che deve avvenire a partire da rami di ibisco senza fiori.

    Praticate la talea dell’ibisco in primavera piantando i rami in vasetti da riempire con terriccio e torba.
    Quando vedrete nascere i primi germogli su questi rametti capirete che la vostra talea di ibisco ha attecchito.

    Ibisco, la concimazione

    La concimazione dell’ibisco avviene durante il maggior periodo della fioritura estiva.
    Si utilizzano dei concimi specifici da aggiungere all’acqua che viene impiegata per annaffiare le piante.
    Le piante di ibisco hanno bisogno di un concime a base di azoto, fosforo e potassio.

    Ibisco nel linguaggio dei fiori


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    Secondo il linguaggio dei fiori l’ibisco è un simbolo di bellezza fugace per la fragilità dei suoi steli e per la fragilità dei suoi fiori.
    I fiori di ibisco di colore bianco sono simbolo di lealtà.
    Donare dei fiori di ibisco rosso alla persona amata significa omaggiarne la bellezza.


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552 replies since 19/5/2008
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