IL MIO GIARDINO E I MIEI FIORI

Posts written by MaryRosa

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    COME PRENDERSI CURA DEI PAPAVERI DEL TUO GIARDINO


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    Pensiamo ora alle operazioni necessarie per la buona cura dei Papaveri.

    IRRIGAZIONE

    Bagna il terreno secondo le necessità.
    I papaveri possono marcire e morire, se il terreno è troppo inzuppato, quindi innaffia solo quando il suolo è asciutto alla profondità di un dito. In genere, è sufficiente innaffiare le piante ogni 2-3 giorni.
    Aumenta la quantità di acqua a ogni irrigazione se fa caldo o se vedi che i papaveri diventano marroni.
    Non irrigare nelle prime ore del pomeriggio, soprattutto nelle giornate di sole. L’acqua calda può bruciare le foglie ed evapora prima che possa venire assorbita.

    RIDUCI LA POSSIBILITA' CHE CRESCANO INTORNO AI PAPAVERI ERBACCE INFESTANTI

    Sebbene sia una buona idea togliere le erbacce quando le vedi, dato che competono con i papaveri per gli elementi nutritivi del terreno, le giovani piantine di papavero sono piccole e potresti erroneamente strapparle scambiandole per quelle infestanti.

    Previeni questo rischio riducendo prima di tutto la capacità delle erbacce di crescere diffondendo da 6 a 8 cm di pacciame organico intorno alle piante.
    Una pacciamatura a base di trucioli di corteccia è bella esteticamente e inoltre mantiene il terreno umido.

    DIRADA LE PIANTA DI PAPAVERO IN ECCESSO

    Quando raggiungono 3-5 cm di altezza, taglia alla base quelle più piccole o più deboli usando delle cesoie da giardino.
    Fai in modo che ogni piantina sia distanziata dalle altre almeno di 15 cm, se vuoi assicurare le migliori possibilità di crescita e una fioritura sana.
    Non sradicarle dal terreno, altrimenti disturbi il sistema radicale delle piantine vicine.

    Distanziandole tra loro in questo modo, ridurrai anche il rischio che vengano attaccate da muffe e parassiti, grazie alla buona circolazione dell'aria e alla ridotta possibilità di contagio da varie infestazioni e malattie.

    LA CONCIMAZIONE

    I papaveri possono apparire sottili e deboli, ma in realtà sono piante molto robuste, in grado di crescere da sole.

    Se vuoi accelerare il tasso di crescita, o se il terreno è povero di nutrienti, puoi aggiungere del fertilizzante quando le piante hanno raggiunto almeno 13 cm di altezza o, meglio ancora, 26 cm, se sono varietà che diventano più alte.
    Usa un concime a basso livello di azoto e dal pH neutro, e applicalo seguendo le istruzioni riportate sulla confezione.

    Sulle confezioni dei fertilizzanti viene indicata la composizione con tre numeri che si riferiscono alle proporzioni di azoto, fosforo e potassio. Un fertilizzante con un basso livello di azoto avrà il primo numero inferiore, ad esempio 2-5-5.

    DOPO LA FIORITURA TOGLI I FIORI MORTI

    Togli i fiori morti, se vuoi che ne crescano di nuovi, oppure lasciali sul posto se vuoi che le piante vadano in semenza.
    Eliminare i fiori appassiti nel punto in cui incontrano il gambo incoraggerà la pianta a mantenere la fioritura per tutta l'estate. Se non ti prendi cura delle piante, queste ingialliscono e appassiscono, ma dopo alcune settimane perdono i semi che cadono nel terreno e molto probabilmente l’anno successivo spunteranno naturalmente delle nuove piantine.

    Tieni presente che non devi tagliare le foglie appassite dalle piante perenni, se vuoi che queste ultime rimangano sane e possano rifiorire l'anno successivo. Lascia morire naturalmente le foglie e nascondi il colore marrone con una varietà di fiori a cespuglio più lunghi, se desideri che il tuo giardino sia sempre colorato.

    RECUPERA I SEMI SOLO DALLE PIANTE MIGLIORI

    Recupera i semi dalle piante migliori.
    Se vuoi dei semi nuovi da piantare la stagione successiva, taglia i baccelli a forma di bulbo quando si distendono in verticale e sembrano gessosi al tatto.
    Essiccali alla luce del sole, aprili con un taglio e scuotili attraverso un setaccio su un contenitore per raccogliere i semi.
    Dato che ogni pianta produce centinaia di semi, limita la tua raccolta alle piante più sane e belle.


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    COME TRASFERIRE LE PIANTE DEI PAPAVERI


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    E' bene evitare di trapiantare gli esemplari adulti,

    TRASFERIRE O TRAPIANTARE I PAPAVERI

    Il processo di trasferimento ti permette di posizionarle in modo più accurato, anziché lasciarle in maniera disordinata e sparse per tutto il giardino, inoltre puoi vedere quali semi sono maturi.
    Tuttavia, a causa del loro singolo e fragile fittone, i papaveri possono morire facilmente durante il trapianto – soprattutto le piante più grandi e mature.
    Se possibile, dovresti pensare di trapiantarle quando sono ancora giovani e non più alte di 7-8 cm, e lasciare invece le piante adulte nella loro attuale posizione.
    Se devi assolutamente trapiantare le piante adulte perenni, cerca di farlo a fine estate, quando il periodo di crescita più attivo è terminato, ma prima di iniziare la nuova semina.

    CONTROLLARE SOVENTE IL TERRENO SCELTO PER POSIZIONARE UNA AIUOLA DI PAPAVERI

    I papaveri hanno bisogno di un suolo smosso, ben drenante e di ricevere ogni giorno almeno 6 ore di luce del sole diretta.
    Migliora il terreno mescolandolo con del compost o letame, se necessario.

    TRASFERIRE LE PIANTE SOLO DI SERA

    Trasferisci le piante di sera, se possibile.
    I papaveri diventano molto fragili dopo il trapianto e hanno maggiori probabilità di morire se sono esposti a troppa luce solare.
    Rinterrali verso sera, in modo che abbiano a disposizione tutta la notte per riadattarsi alla nuova situazione.

    INNAFFIARE LE PIANTE UNA ORA PRIMA DEL TRAPIANTO

    Innaffia le piante un'ora prima del trasferimento.
    I papaveri hanno bisogno di tempo per adattarsi al nuovo sito prima che le radici siano in grado di assorbire di nuovo l'acqua.
    Assicurati che abbiano assorbito almeno un po' d'acqua innaffiandole un'ora o più prima del trapianto.

    PREPARA LA NUOVA BUCA DOVE VUOI INTERRARE I PAPAVERI

    Scava una buca nel nuovo punto dove vuoi interrarle che sia più grande della zolla.
    Se invece la piantina che stai coltivando si trova in un piccolo vaso, fai una buca più grande del contenitore;
    diversamente, potrebbe essere necessario fare una valutazione approssimativa oppure togliere una seconda piantina (che non intendi far crescere) e stimare la sua dimensione.
    Innaffia bene la buca preparata e lascia che l'acqua si depositi sul fondo.

    RIMUOVI CON CAUTELA LA MASSA DI TERRA ATTORNO ALLA PIANTA DI PAPAVERO CHE VUOI SPOSTARE ED ALLA SUE RADICI

    Se stai trasferendo diverse piantine che si trovavano in un unico vaso, raccogli con attenzione la terra intorno a una piantina centrale, staccando le altre dal terreno o spostandole verso il bordo del contenitore.
    Questa piantina centrale non dovrebbe essere maneggiata direttamente, per minimizzare i danni.

    INTERRA ORA LA PIANTA NELLA BUCA PREPARATA E INNAFFIALA BENE

    Fai in modo che venga posizionata alla medesima profondità nel terreno che aveva in precedenza.
    Muovila il più delicatamente possibile per evitare di danneggiare le radici.
    Ridistribuisci la terra liberamente intorno alla pianta e innaffia per tenere il suolo compatto, quindi continua a prenderti cura della pianta come fai con tutte le altre.


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    I PAPAVERI


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    I papaveri sono piante versatili che attirano facilmente lo sguardo: comprendono diverse varietà, dal grande e audace papavero orientale, che può crescere fino a 120 cm, al “timido” papavero alpino, che generalmente non supera i 25 cm.

    I papaveri sono piante resistenti, che possono prosperare in qualsiasi terreno ben drenante, anche se in questo tutorial troverai dei consigli per coltivarli in modo da ottenere una sana e fiorita aiuola.

    Quando i papaveri fioriscono, probabilmente riuscirai ad avere abbastanza semi per piantarne di nuovi gli anni successivi.

    PRIMA COSA : PIANTARE I SEMI

    Preparati a piantare in autunno o all'inizio della primavera, in base al clima della tua zona.

    I semi di papavero devono stare a temperature fresche o fredde prima che possano germogliare.
    Purché le temperature invernali nella tua regione non scendano sotto i -18 °C, puoi piantare i semi in autunno, prima che inizino le gelate. Nei climi più freddi o se ti è più comodo, piantali in primavera, non appena il terreno disgela.
    Le temperature che permettono la semina autunnale devono essere superiori a -18 °C.
    Se le temperature invernali nella tua area scendono sotto i -29 °C, dovresti piantare il papavero islandese, che è resistente al freddo.

    VALUTA DI PIANTARLI IN FASI DIVERSE

    Se dividi i semi di papavero in vari gruppi e interri ogni gruppo a intervalli di una settimana o due, il giardino avrà fiori colorati per un periodo più lungo.

    Potresti pensare di piantare metà dei semi in autunno e l’altra metà in primavera, per vedere quale gruppo e quale varietà si adatta meglio al clima.

    SCEGLI UN'AREA DEL TUO GIARDINO IN PIENO SOLE O CON OMBRA PARZIALE

    In genere, i papaveri crescono meglio quando ricevono almeno sei ore di sole al giorno.

    Tuttavia, se vivi in una regione calda, scegli una zona in cui i papaveri sono protetti durante le ore torride del pomeriggio.

    I papaveri viola possono conservare un colore più brillante e più piacevole se stanno in ombra parziale anziché in pieno sole.

    VERIFICA IL DRENAGGIO DEL TERRENO

    È fondamentale che il suolo dreni l’acqua in modo eccellente; questi fiori marciscono se restano in un terreno saturo d'acqua.
    Questo è particolarmente importante durante l'inverno, quando il suolo si bagna più spesso o ghiaccia.

    Per fare la prova scava una buca profonda 10 cm e riempila con dell’acqua, falla scaricare completamente e poi riempi la buca una seconda volta.
    Ora verifica quanto tempo ci vuole affinché l’acqua dreni di nuovo: se non impiega più di 4 ore, o preferibilmente anche meno, il terreno è ottimo.

    MIGLIORA LA QUALITA' DEL TERRENO E DEL DRENAGGIO

    Se non riesci a trovare una posizione nel giardino che abbia un buon drenaggio, prova a mescolare i primi 5 cm di terreno con il compost oppure crea un’aiuola rialzata.

    Per i papaveri perenni, che sono in grado di vivere per più di un anno, potrebbe essere necessario del compost o del terriccio che si acquista al supermercato affinché crescano rigogliosi, anche se il drenaggio già presente è sufficiente.

    DISSODA IL TERRENO PER SMOVERLO

    Usa una pala o un dissodatore per allentare il terreno compatto fino a una profondità di circa 20 cm.

    I semi di papavero producono un lungo fittone dritto verso il basso per assorbire l'acqua e potrebbero non essere in grado di estendere questa importante radice attraverso il suolo, se è troppo duro.

    MESCOLA I SEMI CON LA SABBIA

    Versali in un piccolo contenitore, come una scatoletta per i farmaci o una saliera.
    Aggiungi un po' di sabbia – circa il doppio del volume dei semi – e mescolali o scuotili insieme.

    I semi di papavero sono piccoli e potrebbero ammassarsi e formare dei gruppi, quando li semini;
    La sabbia aiuta a distanziarli e a dividerli, in modo che sia più facile piantarli in modo uniforme.

    DISTRIBUISCI LA MISCELA DI SEMI E SABBIA APPENA SOTTO LA SUPERFICIE DEL TERRENO

    Cospargila direttamente sulla parte superiore del terreno e poi coprila con una leggera spolverata di terra fine. Non interrare i semi, perché troppa terra blocca la luce solare e impedisce ai minuscoli semi di germinare.

    Evita di piantarli a ciuffi, perché in questo modo crescono con maggiore difficoltà.
    Se hai un grande spazio dove coltivare i papaveri, prendi delle manciate di miscela di semi e sabbia e lanciali lontano da te mentre cammini attraverso il giardino o il campo.

    INNAFFIA BENE I SEMI APPENA PIANTATI

    Usa un innaffiatoio o una bottiglia spray anziché un tubo da giardino con una forte pressione, per evitare di smuovere i minuscoli semi dal terreno.
    Mantieni il terreno leggermente umido quando inizia il mite clima primaverile.

    In base alla varietà di papavero che hai scelto, i semi dovrebbero richiedere da 10 a 30 giorni per germogliare.


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    L'ORTICA - PUNGENTE MA AROMATICA E SALUTARE
    CRESCE SPONTANEA E CON ESTREMA FACILITÀ IN TERRENI UMIDI E OMBROSI


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    L’ortica è una pianta erbacea spontanea e ubiquitaria, perenne.
    Pur non essendo una vera e propria pianta infestante, cresce spontanea e con estrema facilità in particolare in terreni umidi e ombrosi, per cui la si può trovare in gran quantità nei campi incolti, lungo i corsi d’acqua, al limitare di boschi e prati o anche nei giardini di città.Riconoscerla non è difficile: l’ortica ha foglie grandi, di forma ellittica appuntita all’estremità e con i bordi seghettati; è di un verde inteso sulla superficie e più chiaro sul lato inferiore; i fiori, bianchi-verdognoli o appena rosati, sono raccolti in piccole spighe e sono divisi in fiori maschili e femminili.

    Presente in Italia nelle due specie Urtica dioica L. e Urtica urens L., da esse si ricavano molteplici rimedi naturali, tra i quali anche una benefica tisana.

    Nella tisana all’ortica si riversano i nutrienti contenuti nella pianta, tra i quali flavonoidi e acidi fenolici, polisaccaridi, tannini, sali minerali e vitamine (soprattutto A e C).

    Nella realizzazione dei rimedi naturali vengono solitamente utilizzate le radici (secche) e le foglie.

    L’elemento che però vi farà imparare a riconoscerla al volo è l’eritema, e il conseguente fastidioso prurito, che vi lascerà sulle mani la prima volta che la coglierete senza usare un paio di guanti.


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    Il fusto e le foglie, infatti, sono ricoperti da fitti peli (tricomi) al cui apice si trova una minuscola sfera con all’interno una sostanza urticante: basta sfiorarla perché le piccole sacche rilascino il fluido. Da questa caratteristica deriva, probabilmente, anche il nome della pianta stessa.
    Dalle sue foglie essiccate, messe a macerare in acqua e alcol, si può ricavare una tintura con cui massaggiare il cuoio capelluto e rinforzare i capelli.

    L’ortica è ricca di calcio, potassio e magnesio, oltre che di vitamina C e A, il che la rende particolarmente adatta a chi ha problemi di riduzione della massa ossea e a chi soffre di artrite e malattie reumatiche.


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    Inoltre è buona da mangiare.
    Il consiglio è quello di usare sole le foglie più tenere e di lasciarle a bagno in acqua fredda per un po’ in attesa che il potere urticante svanisca – cosa che accade più difficilmente per i gambi – in ogni caso, una volta cotte, saranno innocue.

    L’ortica è ottima per preparare molti cibi salutari : per frittelle, ripieni, frittate, e pure come contorno a piatti di carne o di pesce, mista ad altre verdure.


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    COME COLTIVARE LE ORCHIDEE IN CASA O IN GIARDINO


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    Le orchidee sono delle piante meravigliose che possono arricchire di colore la nostra casa e il giardino con i loro fiori.
    Coltivare le orchidee è semplice quando si conoscono le esigenze e corrette necessità di luce e di acqua di queste piante.
    Vi raccomandiamo di scegliere le varietà migliori di orchidee da coltivare in casa o in giardino seguendo i consigli del vostro vivaista di fiducia.

    Abbiamo una buona notizia per voi: le orchidee possono rifiorire e durante la bella stagione le potrete trasferire all’aperto e riportarle in casa dietro i vetri nell'autunno.

    COME COLTIVARE LE ORCHIDEE IN CASA

    Se vi hanno regalato un’orchidea in vaso e non sapete come prendervene cura? Ecco alcuni consigli utili per coltivare le orchidee in casa, dalla scelta della posizione alle innaffiature, fino alle varietà più adatte a vivere in un ambiente chiuso.

    Come scegliere le orchidee

    Esistono diverse tipologie di orchidee. Se non avete il pollice verde e tendete ad abbandonare a se stesse le vostre piante, scegliete le orchidee più resistenti: Cattleya, Oncidium, Dendrobium. Se in casa vostra fa piuttosto caldo scegliete tra le orchidee Vanda e Angraecum.

    Se invece in casa vostra il clima è fresco preferite le orchidee Cymbidium, Odontoglossum, Masdevallia.

    Luce

    Le orchidee di solito preferiscono la luce. Dunque il consiglio è di posizionare le orchidee nella stanza più luminosa della casa o vicino a una finestra. Meglio però evitare l’esposizione al sole diretto per non rischiare di bruciare le orchidee.

    Temperatura

    Alcune orchidee si adattano a diverse condizioni di luce e di temperatura. Quando scegliete un’orchidea, chiedete maggiori dettagli al vostro vivaista di fiducia che vi saprà consigliare la temperatura più adatta in base alle varietà. Di solito le orchidee amano le case con temperatura mite e senza correnti d’aria fredda.

    Umidità

    Molte delle orchidee che di solito si coltivano in casa sono originarie dei tropici e dunque preferiscono ambienti piuttosto umidi.
    Potrete provare ad aumentare l’umidità posizionando più orchidee vicine tra loro.

    Come annaffiare le orchidee

    Avrete notato che se annaffiate le orchidee come fate per le altre piante l’acqua scorre subito via. Questo perché le orchidee non vengono piantate nel terriccio comune ma in un terriccio arricchito di corteccia. Il segreto per annaffiare le orchidee in modo corretto è di trasferire il vaso in una ciotola o in un catino con dell’acqua per 10-15 minuti in modo che la pianta la possa assorbire nella quantità giusta. Innaffiate le orchidee in questo modo una o due volte alla settimana. La frequenza delle annaffiature dipende dalla varietà delle orchidee e dalla loro resistenza alla siccità.

    Fertilizzare le orchidee

    Non sempre le orchidee hanno bisogno di fertilizzanti, soprattutto se notate che rifioriscono facilmente.
    Di tanto in tanto, però, durante il periodo di crescita delle nuove foglie, si può utilizzare un fertilizzante specifico per le orchidee da acquistare nei negozi di giardinaggio.
    Non bisogna utilizzare troppo fertilizzante per non rischiare di bruciare le radici delle orchidee.

    Far rifiorire le orchidee

    A volte le orchidee rifioriscono, altre volte no. Come mai? Forse avete trascurato le vostre orchidee. Gli esperti suggeriscono di continuare ad innaffiare regolarmente le orchidee anche quando i fiori non ci sono più, di fertilizzarle di tanto in tanto con fertilizzanti solubili in acqua formulati per le orchidee e di posizionarle alla luce. Infatti spesso le orchidee non riescono a rifiorire proprio perché non hanno luce sufficiente a disposizione. Le orchidee amano la luce naturale e la vicinanza a finestre rivolte a est o a ovest.

    COME COLTIVARE LE ORCHIDEE IN GIARDINO

    Nel vostro giardino c’è il clima adatto per coltivare le orchidee? O forse sarebbe meglio coltivare le orchidee in vaso e spostarle dalla casa al giardino soltanto durante la bella stagione? Ecco alcuni consigli utili per coltivare le orchidee in giardino.

    Varietà di orchidee

    Per coltivare le orchidee in giardino dovete conoscere quali sono le specie più adatte da posizionare all’aperto in base alla regione in cui vivete e al suo clima. Le orchidee in generale necessitano di un clima caldo per sopravvivere al meglio all’aria aperta.

    Tra le varietà di orchidee adatte ad un clima intermedio (non tropicale, con clima mite di giorno e temperature fredde di notte) troviamo le orchidee Oncidium, Cymbidium, Dendrobium e Cattleya.

    - Per le Orchidee all'esterno : Attenzione alle gelate

    Prima di trasferire le vostre orchidee in giardino siate certi che ormai i periodi delle gelate siano passati.

    - Posizione

    Posizionate le orchidee in un luogo luminoso del vostro giardino. Il consiglio è di coltivare le orchidee in vaso anche all’aperto in modo da poterle spostare al sole o all’ombra in base alle necessità. Altrimenti potrete creare delle aiuole di ortiche vicino agli alberi del vostro giardino.

    - Annaffiatura

    Dovrete annaffiare le orchidee che si trovano all’aperto più spesso rispetto alle orchidee coltivate in casa perché il sole tende ad asciugarle in fretta. Le orchidee hanno bisogno di un ambiente caldo e umido.

    - Protezione

    Per proteggere le orchidee dagli insetti potrete vaporizzarle di tanto in tanto con dell’acqua a cui avrete aggiunto dell’olio di neem, un antiparassitario naturale.

    - Tipo di terreno

    Le orchidee coltivate all’aperto richiedono di essere piantate in un terreno formato da un mix di terriccio, sabbia e pezzetti di corteccia. Con i pezzetti di corteccia potrete realizzare una pacciamatura naturale che eviterà la crescita di erbacce indesiderate attorno alle orchidee.

    - In vaso anche all’aperto

    Coltivare le orchidee vicino ai tronchi degli alberi è utile per proteggere le piante dal freddo durante l’inverno. Ma se vivete una regione dove l’inverno è rigido il consiglio è di coltivare le orchidee in vasi da posizionare all’interno in inverno e all’esterno in primavera e estate.


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    Edited by MaryRosa - 16/4/2016, 08:11
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    LA PEONIA

    CI SONO TANTE SPECIE DI PEONIA



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    Edited by MaryRosa - 12/11/2015, 08:35
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    L'AIUOLA PROFUMATA IN INVERNO


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    Basta uno spazio di 5 x 3 metri per mettere a dimora adesso tre piante speciali che renderanno il nostro giardino fiorito e gradevolmente profumato il prossimo inverno.
    In questo periodo dell’anno è possibile progettare le aiuole e le bordure nel proprio giardino con maggiore facilità perché la scelta delle specie è superiore rispetto ad altri periodi dell’anno ed è quindi più facile acquistare essenze di buona qualità.

    - Hamamelis mollis,
    - Chimonanthus praecox
    - Mahonia japonica

    possono essere impiegate tutte assieme per ottenere un’aiuola in grado di offrire una bella fioritura molto profumata da metà inverno fino a metà primavera.

    Con queste specie, in un giardino di medie dimensioni, è possibile progettare un’aiuola, meglio se rivolta a sud, e posta in posizione leggermente ombreggiata.



    VEDIAMO L'AIUOLA COME DA PROGETTO


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    1. Hamamelis mollis


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    È un arbusto di piccole dimensioni, a foglia caduca, che fiorisce tra gennaio e febbraio prima dell’emissione delle foglie. I fiori di colore giallo oppure rosso sono profumati e le foglie durante l’autunno assumono colori molto vivaci. Raggiunge l’altezza massima di 4-5 metri. È consigliabile mettere a dimora 3-4 esemplari disposti a macchia.



    2.Chimonanthus praecox - Calycantus


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    Chiamato anche calicantus d’inverno è un arbusto molto bello, utilizzato molto in passato, con fioritura invernale che può iniziare fin da dicembre; ha fiori profumati che sbocciano sui fusti ancora nudi molto prima delle foglie con petali di colore giallo pallido e rosso al centro. È consigliabile mettere a dimora 2-3 esemplari disposti a macchia. Raggiunge l’altezza massima di 3 metri.
    La caratteristica peculiare sono sicuramente i fiori, che sbocciano in pieno inverno, in febbraio o marzo, indipendentemente dalle condizioni climatiche, e ben prima che la pianta abbia cominciato a produrre le foglie; il risultato è un arbusto all’apparenza secco, completamente ricoperto da fiorellini molto profumati. I fiori sbocciano dal legno vecchio, senza picciolo; sono dotati di petali allungati, cerosi, di colore bianco o giallo.



    3. Mahonia japonica


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    Davanti agli arbusti inserire un gruppo di Mahonia japonica che essendo una specie sempreverde che colora l’aiuola di verde con la presenza delle sue foglie di color verde lucido. I fiori di color giallo sono molto profumati e sbocciano in marzo, sono raccolti in racemi penduli e affusolati. Raggiunge un’altezza massima di 3 metri.



    LA MESSA A DIMORA DELLE PIANTE


    A inizio autunno è consigliabile mettere a dimora piante allevate in contenitore, per le piante a radice nuda meglio aspettare i mesi invernali.
    Prima della messa a dimora, diserbare il terreno meccanicamente o manualmente, sarchiarlo, concimarlo meglio se con stallatico ben maturo. Se il terreno è troppo argilloso aggiungere sabbia e mescolare bene.
    Verificare l’esatta posizione delle piante nell’aiuola appoggiandole sul terreno ancora in vaso, poi scavare le buche della grandezza di circa 50 cm (anche di profondità).



    IRRIGARE BENE L'AIUOLA


    Al momento della messa a dimora, estrarle dal vaso, aprire le radici e rispettare la posizione del colletto della pianta (zona tra il fusto e le radici) che deve essere posto a livello del terreno (piano di campagna).
    Lasciare una piccola conca alla base delle piante per raccogliere l’acqua delle annaffiature che poi penetrerà lentamente nel terreno.
    Predisporre eventualmente un tubo corrugato in prossimità del colletto che servirà, in futuro, a somministrare l’acqua direttamente alle radici.
    Distribuire almeno 60 litri di acqua per ogni pianta.

    Per i primi due anni dall’impianto gli arbusti-alberelli devono essere annaffiati in modo regolare e costante somministrando 50-60 litri di acqua ogni volta.
    Prestare attenzione al periodo estivo soprattutto in caso di scarse precipitazioni.


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    GLI ORTAGGI PIU' SEMPLICI DA COLTIVARE NEL TUO PICCOLO ORTO


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    Coltivare il piccolo orto nel giardino di casa è stimolante e divertente, e al giorno d’oggi anche di tendenza. Fa guadagnare in salute, in allegria e perché no, anche nel portafogli.
    Anche per chi non ha troppo spazio, abbiamo visto che esistono varie soluzioni di giardini verticali fai-da-te e basta usare un po' di ingegno per trasformre il vostro piccolo orto in uno splendido orto urbano. Ma cosa coltivare : di seguito gli ortaggi facili facili da coltivare anche per chi è alle prime armi con le tecniche di giardinaggio.

    1) Pomodori (Lycopersicon esculentum)

    Originario dell’America meridionale, il pomodoro è una pianta dall’andamento strisciante ed è per questo che necessità, per la maggior parte delle varietà, dell’installazione di un sostegno. E’ ricco di sostanze nutritive come niacina, potassio e fosforo, sostanze antiossidanti come il licopene, il carotene e gli antociani, vitamine A, C ed E.
    I pomodori possono aggiungere, grazie alla loro polpa succosa, una carica di gusto e sapore a una varietà di piatti, come insalate, pasta e panini.
    Superato l’inverno con le sue gelate, scegliete un posto nel vostro giardino con una buona esposizione alla luce solare e assicuratevi che l’acidità del terreno sia compresa tra PH sei e sette. (Per aumentare il livello del pH aggiungere calce, per diminuirlo invece aggiungete dello zolfo.) Procuratevi del buon compost (o meglio ancora fatelo da voi) e mescolatelo con la terra. Scavate un buco per ogni seme, distanziandoli l’uno dall’altro una trentina di centimetri per permettere la crescita delle piante, copritelo e premete leggermente il terreno. Innaffiate un paio di volte la settimana aiutandovi con un flacone spray.

    2) Ravanelli (Raphanus sativus)

    Originario delle zone della Cina e del Giappone, è coltivato principalmente per le sue radici, la parte commestibile, che possono essere di diverso colore (rosso, bianco, verde, viola), forma e grandezza. I ravanelli sono una grande fonte di potassio, acido folico, magnesio e calcio, e sono comunemente utilizzati nelle insalate, sia come condimento che come semplice guarnizione.
    Il periodo migliore per la semina all’aperto va da aprile a luglio e per prosperare richiedono un terreno con un pH di sei o sette, ben soleggiato. Possono essere piantati sia a spaglio che a file. I semi vanno interrati a un paio di centimetri sotto la superficie avendo l’accortezza di lasciare sufficiente spazio tra loro per permettere una buona crescita delle piante. Richiedono un’innaffiatura non abbondante ma frequente poiché temono la siccità. Il ravanello è una pianta annuale, con un ciclo vegetativo molto veloce.

    3) Zucchine (Cucurbita pepo)

    Quest’ortaggio dalla forma allungata, simile a un cetriolo, fece la sua comparsa in Italia intorno al 1800. Dal caratteristico colore verde ha un basso contenuto calorico ed è ricco di potassio, acido folico e manganese. Le zucchine possono essere bollite, fritte, cucinate al vapore o come suggerito da noi, cotte al sole. Possono costituire un ottimo contorno, un gustoso ripieno o un delizioso antipasto.
    La semina va eseguita da marzo a maggio deponendo due o tre semi per ogni buca. Le buche saranno più o meno grandi secondo la varietà che andremo a selezionare. Per quelle invernali le dimensioni saranno di 50x50x50 mentre per la varietà estiva sarà sufficiente una buca di 30x30x30. Le buche dovranno essere distanziate tra loro di almeno un metro e andranno riempite con del compost. I semi andranno ricoperti con uno strato di terriccio di circa venti centimetri. Annaffiate abbondantemente ogni giorno e vedrete germogliare le vostre piantine in un paio di settimane.

    4) Barbabietole (Beta vulgaris)

    La barbabietola è una pianta a ciclo biennale ed ha una radice carnosa che può essere bollita, consumata da sola, o in insalata. La Betaina, uno degli elementi nutritivi principali in quest’ortaggio dall’intenso colore rosso o viola, è noto per migliorare la salute dell’apparato cardiovascolare.
    La prima cosa da fare sarà pulire e rafforzare i semi immergendoli in acqua a temperatura ambiente per un giorno. Prepariamo il terreno rimuovendo eventuali pietre e piantiamo i semi singolarmente distanziandoli tra loro e innaffiandoli almeno una volta al giorno.

    5) Carote (Daucus carota)

    Originaria delle regioni temperate dell’Europa è una specie erbacea biennale ricca di vitamina A (Betacarotene), B, C, PP, D ed E, nonché di sali minerali e amidi, antiossidanti e fibre alimentari, dal caratteristico colore arancio. Le carote sono un delizioso e sano spuntino, da cuocere al vapore, al forno oppure bollite sono un ottimo ingrediente per torte.
    La semina può essere fatta da gennaio ad ottobre secondo le varietà ed è consigliabile effettuarla in modo scalare ogni 15-25 giorni in modo da ottenere radici di diverse dimensioni. Le buche andranno distanziate tra loro e ospiteranno un paio di semi ciascuna. Il terreno dovrà essere sempre ben umido e la quantità d’acqua andrà diminuendo man mano che le piante raggiungeranno la maturità.

    6) Spinaci (Spinacia oleracea)

    Lo Spinacio, originario dell'Asia sudoccidentale, è stato introdotto in Europa attorno al 1000, sebbene sia diventato sempre più importante come alimento solo nel corso del XIX secolo. Di questa pianta si consumano le spesse foglie verdi, ricchissime di ferro e calcio.
    Preparare il terreno per la semina utilizzando del compost e interrare i semi ad un paio di centimetri di profondità mantenendo le giuste distanze per permettere la corretta crescita delle piante. Innaffiare abbondantemente.

    7) Piselli (Pisum sativum)

    Il Pisello, originario dell'area mediterranea e vicino-orientale, è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Fabaceae ed è una buona fonte di vitamine A, B e C.
    Mescolate il terreno con un compost ricco di sostanze nutritive e considerate che sarà necessaria una innaffiatura abbondante per far prosperare i piselli. Distanziate i semi di qualche centimetro tra loro e piantateli ad una profondità di quattro cinque centimetri.

    8) Peperoni (Capsicum annuum)

    Il peperone è una pianta annuale nel clima mediterraneo e perenne nei paesi caldi del sud America da dove proviene. E’ ricchissimo di vitamine ed elementi nutritivi come la tiamina, l’acido folico e il manganese e può essere usato sia cotto che crudo e condito in diverse maniere.
    Fertilizzare il terreno sia con compost che con l’aggiunta di sali di Epsom, che lo renderanno più ricco di magnesio per aiutare i peperoni a svilupparsi in modo sano. Dal momento che crescono meglio in terreni caldi, interrare i semi in superficie. Annaffiare frequentemente, mantenendo il suolo umido, altrimenti i vostri peperoni avranno un gusto amaro dopo la raccolta.

    9) Lattuga (Latuca Sativa)

    E’ una pianta annuale con foglie più o meno larghe, ovoidali o in forma allungata e secondo la varietà ha diverse tonalità di colore che vanno dal verde al giallognolo fino al rosso.
    Nell'antico Egitto era considerata un afrodisiaco. La lattuga è una buona fonte di acido folico e di vitamina A. Utilizzato come ingrediente principale nella maggior parte delle insalate, quest’ortaggio a foglia verde, di cui ci sono decine di varietà comuni, può anche essere farcita con vari ingredienti.
    Prima di coltivare il terreno concimarlo con sostanze nutrienti e lavorarlo rimuovendo eventuali pietre o detriti. Assicurarsi che i semi siano piantati ad una profondità compresa tra gli otto e i sedici centimetri ed innaffiare ogni mattina.

    10) Cipolla (Allium cepa)

    Le prime tracce di quest’ortaggio risalgono all'età del Bronzo. Si tratta di una pianta erbacea biennale con un apparato radicale fascicolato, ricca di fibre, acido folico e vitamina C. Questi ortaggi a bulbo aggiungono sapore a una grande varietà di prodotti alimentari, come salse, zuppe, insalate e molto altro ancora.
    Il terreno dovrà essere molto leggero per permettere la crescita omogenea del bulbo e per questo andrà lavorato energicamente e liberarlo dai detriti. Arricchirlo con del compost. Pianta i semi ad un paio di centimetri di profondità ben distanziati tra loro. E questo settore spesso ma con delicatezza e fornire loro circa un centimetro di acqua ogni settimana.


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    COLTIVARE IL TUO PICCOLO ORTO TUTTO L'ANNO
    E MIGLIORARE IL RACCOLTO


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    Coltivare il tuo piccolo orto : una buona abitudine che tutti noi dovremmo riscoprire, anche se non abbiamo molto spazio a disposizione.

    Pensiamo come fare per coltivare l'orto tutto l'anno in modo naturale e cercando di ottenere raccolti sempre migliori. Andiamo a leggere qui e la come fare e i consigli che possiamo copiare :

    1) Essere originali e creativi

    Se avete un semplice orto sul balcone, non dimenticate l'originalità, non soltanto per abbellirlo ma anche per guadagnare tutto lo spazio possibile. Cercate soprattutto di creare una zona riparata, magari con una piccola serra e con teli di tessuto non tessuto per riparare le vostre piantine con l'arrivo del freddo.

    2) Nutrire le piante in modo naturale

    Per nutrire le vostre piante potrete preparare dei fertilizzanti naturali molto simili a degli infusi, oppure dei macerati che possano fornire loro le sostanze necessarie per migliorare e favorire la crescita e la maturazione di frutti e ortaggi. Potrete preparare, ad esempio, infusi con le alghe, con le bucce di frutta e verdura, ma anche equiset, caffè, camomilla, calendula e tarassaco.

    3) Provare i Fiori di Bach

    Sapevate di poter utilizzare i Fiori di Bach per la cura delle piante?
    Esistono rimedi specifici che possono aiutare le piante nelle diverse stagioni e a seconda delle fasi della crescita. Possono stimolare la fioritura in primavera, ad esempio, e aiutarle a superare il freddo dell'inverno. Inoltre stimolano la nascita di nuovi germogli. Il metodo migliore per utilizzare i Fiori di Bach consiste nel diluirne alcune gocce nell'acqua piovana che avrete raccolto sul balcone o in giardino anche grazie a un semplice secchio.

    4) Coltivare con gli scarti

    Coltivare a partire dagli scarti. Ecco un'ottima idea per avere a disposizione nuovi ortaggi praticamente a costo zero. Vi basterà conservare le parti di scarto adatte di lattuga, cipolle e porri, oppure alcune foglie di basilico, o ancora la base di un gambo di sedano per dare inizio al vostro orto, anche in vaso, in modo semplice e conveniente, come insegna la permacultura.

    5) Riprodurre per talea

    La talea rappresenta un metodo di moltiplicazione delle piante che permette di iniziare la loro coltivazione praticamente a costo zero. Grazie alla talea, in genere, è sufficiente avere a propria disposizione un ramo o rametto della pianta che si desidera iniziare a coltivare, da ottenere da qualcuno che sia già in possesso della stessa o da raccogliere in campagna o lungo un prato, nel caso delle piante selvatiche.

    6) Sfruttare i semi gratis

    Seminare a costo zero grazie a semi praticamente gratuiti è possibile. Vi basterà dare uno sguardo a quanto presente nel vostro frigorifero e nella vostra dispensa per scoprire che vi potrete presto apprestare alla sperimentazione di nuove semine casalinghe da effettuare in vaso o nell'orto.

    7) Costruire mini-serre o semenzai

    Preparatevi per tempo alla stagione della semina costruendo delle mini-serre e dei semenzai per coltivare le piantine da trapiantare nell'orto direttamente dal seme. In questo modo risparmierete tempo, risorse e denaro. Inoltre sarà più semplice selezionare le piantine più resistenti da trasferire nell'orto al momento giusto, seguendo sempre il calendario stagionale più adatto alla zona in cui vivete.

    8) Risparmiare acqua

    Coltivare l'orto al meglio significa anche irrigarlo in modo intelligente e cercare di risparmiare una risorsa preziosa come l'acqua potabile. Per questo motivo, per fare in modo di avere sempre a disposizione acqua per l'irrigazione senza sprechi, potreste pensare di raccogliere l'acqua piovana in giardino, con sistemi più o meno sofisticati.


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    ORTO BIOLOGICO: COME INIZIARE A COLTIVARE UN ORTO NATURALE BIO


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    Coltivare un orto naturale è davvero vantaggioso. Con l'arrivo della primavera potete iniziare a coltivare il vostro primo orto. Preparatevi, scegliete il luogo adatto e procuratevi tutto ciò che occorre per iniziare a coltivare. Vi serviranno un terreno adatto o dei vasi con del terriccio, concime naturale, piantine e semi bio. Ecco tanti consigli utili per iniziare a coltivare il vostro orto naturale.

    1) Luogo

    Innanzitutto scegliete un luogo adatto e comodo da raggiungere per coltivare il vostro orto. Siete fortunati se avete un giardino da trasformare in orto a portata di mano. Dovrete mettervi al lavoro per dissodare il terreno e per concimarlo in modo naturale.
    In alternativa andate alla ricerca di orti urbani, orti condivisi o orti sociali nel luogo in cui vivete.

    2) Dimensioni

    Se siete alle prime armi il consiglio è di iniziare da un piccolo orto. Anche se avete a disposizione molto spazio e un terreno abbastanza grande, è meglio iniziare a rendere coltivabile una superficie limitata, che sia alla portata del vostro tempo e dei vostri sforzi.
    Poi progressivamente man mano che diventerete esperti potrete ingrandire il vostro orto.

    3) Compost

    Organizzate il vostro orto in modo da avere a disposizione uno spazio da dedicare al compostaggio. Così potrete ottenere concime naturale a base di scarti organici e ridurre i vostri rifiuti alimentari. A seconda del luogo in cui si trova il vostro orto, potrete trovare spazio per un cassone per il compostaggio all'aperto o per una compostiera fai-da-te da balcone.


    4) Terreno

    Proprio grazie al compost naturale potrete arricchire il vostro terreno, a cui potrete aggiungere erba e foglie. Le foglie vi saranno utile per ricoprire i terreni non coltivati in inverno in modo da proteggerli ma allo stesso tempo di arricchirli con sostanze nutritive completamente naturali grazie alla decomposizione del materiale organico. Se nel vostro terreno sono presenti dei lombrichi, è davvero un buon segno. I lombrichi vi serviranno anche per la vostra compostiera da balcone.

    5) Semi biologici

    Scegliete al meglio i semi e le piante da coltivare nel vostro orto. Date la preferenza a semi e piante il più possibile bio. Le sementi da agricoltura biologica si trovano facilmente nella maggior parte dei vivai. Non dimenticate la possibilità di autoprodurre i semi e di barattare le sementi, di coltivare ortaggi dagli scarti e erbe aromatiche per talea.

    6) Semine e trapianti

    Informatevi sempre sul momento dell'anno più adatto per la semina e per il trapianto da effettuare nel vostro orto. Ricordate che è preferibile effettuare semine e trapianti la mattina presto o ancora meglio verso sera, in modo che le piantine più giovani non vengano colpite in maniera troppo forte da parte del sole. Il consiglio è di preparare dei semenzai per coltivare semi in un luogo riparato da cui ricavare poi piantine da trasferire nell'orto.

    7) Annaffiatura corretta

    Per il risparmio idrico può essere utile ricorrere ad un impianto di irrigazione goccia a goccia. In ogni caso è molto utile sapere che il momento ideale per innaffiare le piante sia nell'orto che in vaso è la sera. Inoltre si deve indirizzare l'acqua direttamente sul terreno e verso le radici senza bagnare le piantine e le loro foglie, che potrebbero rovinarsi e marcire. Svuotate spesso i sottovasi per evitare ristagni.

    8) Erbacce

    Non utilizzate diserbanti di sintesi nel vostro orto naturale. Per evitare le erbacce potrete ricorrere alla tecnica della pacciamatura.
    Per ridurre la comparsa delle erbacce potrete realizzare dei cassoni in cui coltivare i vostri ortaggi e piastrellare i sentieri che vi serviranno per spostarvi nel vostro orto.

    9) Parassiti

    Se volete un raccolto completamente naturale e costituito da cibo sano, non utilizzate pesticidi di sintesi nel vostro orto. Potrete proteggere le piante dagli attacchi esterni rafforzando le loro sinergie con le giuste consociazioni tra ortaggi. Un trucco molto utile è quello di piantare qua e là nell'orto delle teste d'aglio che serviranno da protezione naturale per le piante contro insetti e malattie.

    10) Raccolto

    Il raccolto è uno dei momenti più gratificanti della coltivazione dell'orto. Dopo tante cure il vostro orto vi ricompenserà con fiori, frutti e ortaggi da raccogliere. Meglio non strappare mai ortaggi ed erbe direttamente con le mani, ma intervenire con delicatezza aiutandosi con delle forbici. Alcuni ortaggi, come i cavoli e le insalate possono rigenerarsi: non sradicateli ma raccoglieteli tagliando alla base con un coltello affilato. Se lo curerete con passione, il vostro orto vi darà frutti per una ricca stagione.


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    COME CREARE UN ORTO IN APPENA UN METRO QUADRATO


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    Con questo sistema per coltivare l'orto, lo spazio a disposizione non sarà più un problema.

    Ecco infatti un progetto per coltivare l'orto in un metro quadrato, ideato da Serpar a Lima, in Perù, che vorrei provare a copiare.

    L'idea mira ad una maggiore diffusione degli orti urbani ma soprattutto a renderli davvero produttivi consentendo la coltivazione di ortaggi diversi anche quando lo spazio non è molto esteso.
    Un orto progettato in questo modo può produrre abbastanza da nutrire una persona per un mese.

    Grazie a questo progetto si può prendere dimestichezza con l'orto e per poi imparare a lavorare anche in spazi più ampi.
    L'orto viene diviso in riquadri da un metro quadrato che possono ospitare ciascuno un'erba, un ortaggio, un fiore o un legume diverso.

    La suddivisione può avvenire direttamente sul terreno oppure si possono utilizzare delle cassette di legno. Per supportare ortaggi come pomodori o legumi potrete utilizzare dei tubi o dei bastoni in legno, dei cordoncini o del fil di ferro.



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    Utilizzare piccoli spazi permette di raggiungere facilmente qualsiasi punto dell'orto per piantare, irrigare e raccogliere. Prestate attenzione anche alla disposizione degli ortaggi.

    Ecco alcuni consigli utili.

    1) Sul retro dell'orto disporrete tutto ciò che crescerà in verticale, come pomodori, piselli, fagioli fagiolini e cetrioli.

    2) Al centro dell'orto troveranno posto cavoli, broccoli, cavolfiori, melanzane e peperoni.

    3) Sulla parte anteriore dell'orto potrete coltivare tutto ciò che ha bisogno di più luce, con particolare riferimento a lattuga, bietole, spinaci, cipolle, carote e ravanelli.


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    LA CAMELIA SINENSIS O PIANTA DEL THE


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    La specie è originaria della Cambogia, Cina (Guangdong, Guangxi e Yunnan), India (Assam), Laos, Myanmar, Thailandia e Vietnam dove cresce nelle foreste di latifoglie fino a 2000 m di altitudine in zone a clima tropicale e subtropicale umido.

    Il genere fu dedicato da Linneo al botanico e missionario gesuita moravo, Jiří Josef Kamel (1661-1706), non per aver introdotto la camelia, che non conosceva, in Europa, come spesso viene riportato, ma per i suoi studi sulla flora delle Filippine che firmava col nome latinizzato Camellus; il nome specifico latino “sinensis” = della Cina, fa riferimento ad uno dei luoghi di origine.

    Nomi comuni: cha (cinese trascritto); thea bush, thea bush camellia, thea plant (inglese); arbre à thé, thé, théier (francese); cha, cha-no-ki, ichibi (giapponese trascritto); chaa, chai (hindi trascritto); tè (italiano); chá, chá-da-Índia, chá-preto (portoghese); cha, te (singalese tra- scritto); árbol del tè, tè (spagnolo); cha (tailandese trascritto); teestrauch (tedesco).

    La Camellia sinensis (L.) Kuntze (1887) è un arbusto o albero sempreverde che può raggiungere 12 m di altezza; i rami sono di colore grigiastro, quelli dell’anno di colore rosso porpora e ricoperti da un sottile tomento bianco con gemme apicali grigio argenteo.

    Le foglie alterne, su un corto picciolo di circa 0,5 cm di lunghezza, sono oblunghe o ellittiche, lunghe 5-14 cm e larghe 2-6 cm, coriacee, verde scuro lucido superiormente, verde pallido inferiormente, con venature prominenti e margine dentato.


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    I fiori di 2,5-3,5 cm di diametro, ascellari, solitari o in gruppi di 2-5 su un peduncolo lungo 0,5-1 cm, appaiono nel tardo autunno-inizio inverno; presentano 5 sepali verdi lunghi 0,5 cm, ovati e ciliati ai margini, glabri o con un sottile tomento bianco, e 6-8 petali diseguali bianchi, obovati, lunghi 1,5-2 cm e larghi 1,2-2 cm, con apice arrotondato. Gli stami sono numerosi, gialli, appariscenti, lunghi mediamente 1 cm. Il frutto è una capsula globoso-depressa, di 1-1,5 cm di altezza e 1,5-3 cm di diametro, contenente 1-3 semi globosi, di colore bruno.

    Sono riconosciute due varietà,

    - Camellia sinensis var. sinensis
    - Camellia sinensis var. assamica

    genericamente indicate rispettivamente “tè a foglia piccola” e “tè a foglia grande”.

    La varietà sinensis sembra essere più resistente alle basse temperature ed è ampiamente col- tivata in Cina, mentre la assamica necessita di tempe- rature più elevate.

    Si riproduce per seme, che impiega 3-4 mesi per germinare, e, in misura maggiore, per talea.

    Le talee vengono tenute in vivaio per circa un anno prima di essere messe a dimora; quando le piante raggiungono una altezza di circa mezzo metro vengono potate drasticamente a una decina di centimetri; questa potatura dà alla pianta un portamento svasato con un maggior numero di gemme apicali nella parte alta della pianta.

    Nelle piantagioni a bassa altitudine la raccolta delle foglie può iniziare già a partire dal secondo-terzo anno di impianto, in quelle ad elevate altitudini, più fresche e quindi con una velocità di crescita inferiore, a partire dal quinto anno.

    La Camellia sinensis necessita di suoli acidi o neutri ed elevata umidità sia atmosferica che nel suolo, che comunque deve essere ben drenato per evitare pericolosi ristagni.

    Cresce sia in pieno sole che in parziale ombra e può sopportare (la varietà sinensis ) per brevissimo periodo, con danni limitati, temperature fino a circa -6 °C.

    In coltivazione le piante vengono mantenute basse, ad una altezza di 1-1,5 m, mediante periodiche potature che hanno lo scopo sia di stimolare la produzione delle foglie che per facilitare la loro raccolta, fatta ancora a mano per i tè di migliore qualità, anche se la raccolta meccanica è sempre più usata.

    In particolare vengono raccolte solo due foglie apicali (tre per un prodotto più scadente) insieme alla gemma; in esse infatti si concentra il massimo degli enzimi, dei polifenoli (circa il 30%) e della caffeina (4%) che caratterizzano la bevanda; le piantagioni alle altitudini elevate danno una minore resa, ma una migliore qualità, la crescita più lenta infatti favorisce una loro maggiore concentrazione.

    Secondo il clima la raccolta si può fare durante tutto l’arco dell’anno o in particolari stagioni, ad esempio nelle zone a clima monsonico la raccolta viene fatta durante la stagione secca ad intervalli di 1-2 settimane.

    Il periodo di raccolta è uno dei tanti fattori che influenza le caratteristiche del prodotto.

    India e Cina sono i principali produttori mondiali, seguiti da Brasile, Argentina, Sri Lanka e Kenia.

    Esistono tre tipologie principali di tè, il tè nero, il tè verde ed il tè oolong, che si differenziano unicamente per il trattamento cui vengono sottoposte le foglie, trattamento che deve iniziare nel più breve tempo possibile dalla raccolta e che conferirà le differenti carat- teristiche organolettiche del prodotto finale.

    Il tè nero, che è il più popolare e rappresenta oltre l’80 % della produzione, viene ottenuto facendo seccare parzialmente le foglie, distri- buite su opportuni ripiani tali da favorire il contatto dell’aria sopra e sotto di esse, in passato al sole, ora in essiccatoi, finché non si ammorbidiscono e diventano flaccide.

    Le foglie vengono quindi arrotolate a mano, per i tè di prima qualità, o a macchina, con con- seguente rottura delle membrane cellulari per rilasciare gli oli essenziali e gli enzimi, e distribuite su ripiani in maniera omogenea mediante rulli per farle fermentare (in realtà non si tratta di fermentazione, ma di ossi- dazione, il termine però, sia pure improprio, è entrato nell’uso comune) per 2-6 ore ad una temperatura di 21-27°C.
    Durante la fermentazione diminuisce il tenore dei tannini, rendendo il tè meno astringente, e gli enzimi ossidano i polifenoli contenuti nelle foglie, tra cui catechine e gallocatechine, for- mando flavonoidi, in particolare teaflavine, di colore giallo, e tearubigine, di colore rosso-bruno che ne mutano il colore.
    Il processo di fermentazione viene fermato al momento voluto facendo passare le foglie in una camera con una temperatura di ingresso di circa 90°C per circa 30 minuti che riduce il contenuto di umidità al 3% e dà alle foglie il classico colore del tè nero, il cui gusto e aroma è il risultato del processo di ossidazione e seguente essiccazione.
    Il tè immesso in commercio è generalmente miscelato prima dell’impacchettamento, se in questa fase aumenta il contenuto di umidità oltre il 5% deve essere nuovamente essiccato; la confezione deve essere tale da impedire l’assorbimento di umidità e di odori.

    Il tè verde, che rappresenta circa il 15 % della produzione totale, viene ottenuto senza la preliminare parziale essiccazione e successiva ossidazione.
    Pertanto il contenuto di teaflavina e tearubigina nel prodotto finale è inferiore rispetto al tè nero, mentre maggiore è il contenuto di polifenoli con proprietà antibat- teriche, antinfiammatorie ed antiossidanti.
    Le foglie sono portate ad alta temperatura su una piastra di metallo riscaldata, il calore distrugge gli enzimi impedendo la ossidazione; vengono quindi arrotolate, essiccate e smi- nuzzate.
    La bevanda che si ottiene ha un colore giallo-verde pallido ed un aroma totalmente differente da quello del tè nero.
    Il tè verde è quello che presenta i maggiori effetti benefici sulla salute, per l’alto contenuto di polifenoli, ma naturalmente esistono anche controindicazioni, ad esempio presenta un elevato contenuto di vitamina K (circa 5 volte quello contenuto nello stesso peso di tè nero), quindi ne è sconsigliato un uso abitudinario in soggetti a rischio di trombosi che assumono warfarina come anticoagulante, poiché ne riduce l’effetto.

    Il tè oolong (o tè rosso), è ottenuto con un procedimento simile a quello del tè nero, ma con una essiccazione iniziale inferiore ed una breve ossidazione (1-2 ore) al sole prima del processo finale di riscaldamento ed essiccazione; la durata dell’essiccazione e ossidazione influiscono notevolmente sulle caratteristiche finali. Oolong è la trascrizione inglese del nome cinese Wu-long, che significa dragone nero, esistono molte teorie e leggende sull’origine di questo nome, ma forse deriva semplicemente dalla forma che le foglie arrotolate assumevano nell’antico procedimento, che ricordava il classico dragone cinese.

    Esistono numerosi altri tè “minori”, per produzione, non per qualità, tra questi il tè bianco ed il tè giallo.

    Il tè bianco è quello che subisce meno processi di tutti, per la sua produzione vengono utilizzati esclusivamente i germogli apicali non ancora aperti, di colore grigio argenteo, da cui il nome, di alcune specifiche varietà cinesi; il tempo di appassimento è minimo, in pratica quello tra la raccolta e l’arrivo al luogo dove vengono sottoposti a essiccazione, in origine al sole, ma ora più frequentemente in opportuni essiccatoi a bassa temperatura.
    E’ un tè raro che viene utilizzato quasi esclu- sivamente in Cina ed ha il più alto contenuto di polifenoli antiossidanti e antinfiammatori.

    Il più raro dei tè è quello giallo, dal particolare gusto delicato, prodotto esclusivamente in Cina ed in limitate quantità. Come per il tè bianco si utilizzano solamente i germogli apicali, che vengono portati ad alta temperatura, ma inferiore a quella del tè verde, quindi arrotolati a mano e sottoposti ad una leggera essiccazione per oltre un giorno durante il quale subiscono una leggera ossidazione diventando gialli.
    La grande popolarità di questa bevanda, come anche del caffè, più che dall’aroma, dal gusto e dai veri o presunti benefici effetti dei principi attivi contenuti, ha origine per gran parte dalla presenza della caffeina, noto alcaloide stimolante del sistema nervoso centrale, del centro respiratorio e del muscolo cardiaco; la caffeina aumenta anche la secrezione gastrica ed ha un effetto diuretico e analgesico.

    Una tazza di tè contiene circa 50 mg di caffeina, mentre una di caffè ne contiene 3-4 volte tanto. Non bisogna però dimenticare che gli effetti della caffeina non sono sempre favorevoli per la salute, e che l’uso, oltre che naturalmente l’abuso, di queste bevande presenta anche molte controindicazioni.
    La caffeina è un composto raro in natura, solo in sei generi di fanerogame si trovano alcune specie capaci di sintetizzare questo alcaloide, precisamente in Camellia, Coffea, Theobroma, Cola, Ilex e Paullinia.

    Sembra che l’uso di questa bevanda sia stato introdotto in Cina dall’India in epoca remota, utilizzata inizialmente e per lungo tempo come pianta medicinale per trattare una miriade di malattie e disturbi. Sull’uso della bevanda in Cina esistono molte leggende, i primi documenti storici risalgono al IV secolo d. C., mentre la sua introduzione in Giappone, ad opera di monaci buddisti, risale all’VIII secolo.

    Durante la dominazione mongola l’uso del tè in Cina cadde in disuso, non esistono documenti di quel periodo che ne parlano, Marco Polo (1254-1324), ne fa un rapido cenno non come bevanda di uso comune, ma come tributo annuale all’imperatore.
    Nella sua perfetta semplicità il candido fiore ricorda non a caso le camelie © Giuseppe Mazza
    Con la dinastia Ming (1368-1644) la bevanda ritornò in auge.
    Notizie dettagliate sulle sue proprietà medicinali si trovano nell’erbario (1578) di Li Shih-chen (1518-1593) ed è sotto questa dinastia che viene codificato il complesso cerimoniale del tè.
    In Europa il tè giunse nel XVII secolo, tramite le compagnie di navigazione inglesi e olandesi, dove ebbe rapida diffusione, specie in Inghil- terra.
    Benché il nome cinese sia cha, in Europa è arrivato col nome dialettale usato nella provincia di Fujian, dove è pronunciato appunto “tè”.


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    L'ORIGANO


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    Si tratta di una erbacea perenne cespitosa, la cui altezza può andare da 30 fino ad 80 cm a seconda della varietà (generalmente si ferma a circa 50 cm). È dotata di rizoma legnoso e produce steli rossastri.

    Le foglie sono opposte, ovate, arrotondate, con differente colorazione sulle due pagine.

    I fiori, rosati o bianchi, sono riuniti in spighe che formano pannocchie apicali. Compaiono a metà estate e maturano producendo piccole capsule contenenti i semi.

    Si possono distinguere diverse varietà, caratterizzate ognuna da un aroma specifico. È quindi possibile, per l’appassionato, creare un piccolo angolo con una bella collezione.

    Il nome origano deriva dal greco e letteralmente significa”gioia della montagna “ o anche “bellezza dei monti”.

    È piuttosto rustico. Nel nostro paese di solito non viene danneggiato dal freddo e, anzi, mantiene le foglie per tutto l’anno, anche fino a -10°C.

    L’origano è una pianta aromatica molto diffusa e popolare nel nostro paese. Entra infatti a far parte di un gran numero di ricette, in particolare in abbinamento al pomodoro, alla mozzarella, al pesce e alle verdure. Viene comunemente venduto secco, visto che riesce a conservare ottimamente il suo sapore e profumo (e, anzi, viene esaltato). Può però anche essere utilizzato fresco, specialmente in abbinamento a piatti freddi.

    È una erbacea coltivata molto comunemente perché oltre ad essere molto semplice da mantenere, risulta incredibilmente utile e eclettica.

    È molto amata dalle api entrando a far parte di molti mieli millefiori o, in casi particolari, in special modo in ambiente montano e nella macchia mediterranea, diventa protagonista assoluto della bottinatura.
    È oltre a ciò sempre stata considerata pianta medicinale grazie alle sue proprietà antisettiche, antispasmodiche, digestive, diuretiche e toniche.

    Il clima mediterraneo è l'ideale per l'origano, che cresce bene su diversi terreni. Le piante di origano hanno infatti un'alta resistenza, sia in caso di siccità che in caso di freddo intenso. Come nel caso di tutte le piante, l'essenziale è che il terreno non presenti ristagni d'acqua, che provocherebbero il marciume delle radici.

    Se il drenaggio è assicurato, ogni terreno è adatto per la semina dell'origano. Esistono due modi, altrettanto validi, per fa nascere le piantine: il primo prevede la semina in semenzaio nel periodo invernale, l'altro è quello di seminarlo in primavera, già nell'orto o nel campo.

    Nel caso in cui si utilizzi un semenzaio, è necessario predisporre un sottile letto di torba sul fondo, sul quale verranno sistemati i semi, che verranno poi ricoperti col terriccio. In una decina di giorni, le piantine inizieranno a nascere. A marzo, le piantine possono essere trasferite a dimora nell'orto: si raccomanda di sistemarle in una zona esposta alla luce solare, a una distanza di almeno trenta centimetri l'una dall'altra. Nel caso in cui si prediliga la semina direttamente in campo, è sufficiente cospargere i semi sul terreno vangato e fertilizzato, e iniziare ad annaffiarli. Dopo una quindicina di giorni, è necessario procedere allo sfoltimento delle piantine, in modo che ognuna di loro abbia lo spazio necessario.

    Famiglia genere Lamiaceae, gen. Origanum volgare
    Tipo di pianta Erbacea perenne
    Esposizione sole
    Rustico Rustico con fogliame persistente quasi ovunque
    Terreno Ben drenato, calcareo, ricco
    Colori Foglie verdi, dorate o variegate crema. Fiori rosa, malva o bianchi
    Irrigazione Solo con terreno completamente asciutto
    Fioritura Estate
    Concimazione Non necessaria
    Raccolta Dalla primavera all’autunno fresco
    In piena estate da essiccare
    Usi Vaso, orto botanico, angoli aromatici, giardino roccioso

    ORIGANO VULGARE COMPACTUM

    Si tratta di un genere costituito da circa 20 specie, alcune delle quali sono di carattere erbaceo, perenni ed aromatiche, altre sono arbusti sempreverdi o a foglie semi-permanenti.
    I fiori sono gener...

    ORIGANO - MAGGIORANA ORIGANO - MAGGIORANA

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    OLIO ESSENZIALE D'ORIGANO

    L'olio essenziale di origano si estrae tramite un procedimento di distillazione in corrente di vapore dalla pianta di origano selvatico (Origanum Vulgaris) ed in particolare dalle sue parti fiorite es...

    LA COLTIVAZIONE DELL'ORIGANO

    La coltivazione dell’origano è molto semplice e si adatta a praticamente tutte le regioni italiane, con l’eccezione delle aree montane al di sopra dei 1000 metri.
    Richiede poche cure, è piuttosto resistente al freddo e ai parassiti. Può essere coltivata sia in piena terra sia in vaso.
    Possiamo inoltre scegliere se inserirla nell’orto oppure creare appositamente un piccolo angolo aromatico. È una essenza anche molto adatta ad essere inserita nel giardino roccioso, dove cresce e si allarga con grande facilità.
    Dove inserire l’origano?
    Questa aromatica predilige esposizioni ben soleggiate e calde. In queste condizioni cresce vigorosamente e risulta sensibilmente più profumata.
    Il suolo deve essere leggero, fertile, aerato e ricco di materia organica. Non deve assolutamente risultare pesante, anzi, l’ideale è che risulti piuttosto secco e ottimamente drenato.

    L’origano si adatta bene alla coltivazione in contenitore, in un vaso.

    Badiamo soltanto di fornirne uno piuttosto grande, visto che questa pianta tende ad allargarsi velocemente tramite le sue radici rizomatose per creare un ampio e gradevole cuscinetto verde.
    Il terriccio ideale deve essere ricco, ma contemporaneamente leggero e ben drenato. Possiamo utilizzare una composta adatta a piante verdi cui aggiungere qualche manciata di stallatico sfarinato molto maturo e, se ne disponiamo, un po’ di ghiaia e sabbia grossolana.
    Importantissimo per evitare i ristagni idrici (una delle poche avversità che possono colpire l’origano) è predisporre uno spesso strato drenante sul fondo del contenitore. A questo sco po possiamo utilizzare della ghiaia, dell’argilla espansa o delle biglie di vetro.

    Generalmente si abbina molto bene ad altre aromatiche e può quindi essere una buona idea creare un giardino dei semplici in miniatura. È gradevole per esempio abbinare salvia, dragoncello e santoreggia. Evitiamo però il timo, visto che generalmente si contendono gli stessi aerali e potrebbero di conseguenza entrare in competizione radicale.

    LA CRESCITA E IL RACCOLTO

    L'origano ha bisogno della luce del sole, e non teme la siccità.

    Per questo è bene annaffiarlo poco, avendo cura di non lasciare acqua stagnante alla base del cespuglio. Le annaffiature devono continuare per il periodo estivo, mentre in autunno e in inverno sono di solito sufficienti le piogge naturali.

    Una volta cresciuto, l'origano si presenta come una pianta cespugliosa, alta circa cinquanta centimetri, con rami pieni di foglioline aromatiche: sulla cima dei rami, si sviluppano i fiori.

    L'origano è una pianta perenne, e gli esemplari adulti forniranno due raccolti all'anno, nel periodo della fioritura: è essenziale che la pianta venga curata e che vengano eliminati i rametti malati o rotti, via via che si presentano.

    Quando si sviluppano i fiori, è arrivato il momento di raccoglierli: lo si può fare con un paio di forbici da giardinaggio, avendo cura di staccare solo le punte dei rami.

    I fiori dovranno poi essere essiccati: è importante che questa procedura venga fatta seguendo alcuni accorgimenti, allo scopo di preservare la fragranza e l'aroma dell'origano.

    I fiori devono infatti essere posti a essiccare all'ombra, e non alla luce diretta del sole. Una volta secchi, i fiori possono essere sbriciolati e conservati in barattoli alimentari in vetro. Ma è anche possibile usare le foglioline fresche, direttamente sui nostri piatti: la raccolta delle foglie si può fare durante tutto l'anno, semplicemente staccando le foglie che ci servono per cucinare.

    Nel periodo autunnale e invernale, ci si continua a prendere cura delle piante di origano estirpando le eventuali erbacce che saranno cresciute alla base dei cespugli, e controllando che non ci siano rami secchi o malati da tagliare.

    LA COLTIVAZIONE IN VASO

    Sono molte le persone che per ragioni di spazio, seminano le piante aromatiche in vaso. L'origano è una delle piante che può vivere bene anche in questo modo, purché si seguano particolari accorgimenti.

    L'importante è che il vaso sia di terracotta e abbia un diametro ampio (almeno quaranta centimetri). Deve essere posto al caldo e all'esposizione del sole, e avere sul fondo un sistema di drenaggio che faccia defluire l'acqua (sono sufficienti anche dei sassolini).

    Per l'annaffiatura, si seguono le stesse regole valide per l'origano piantato in terra: non si deve somministrare acqua con troppa frequenza, e quando si annaffia la pianta, bisogna fare attenzione a non bagnare le foglie.

    D'inverno, è sufficiente riparare il vaso solo nel caso in cui le temperature si facciano troppo fredde. Al momento in cui tornerà la bella stagione, si consiglia di fertilizzare la pianta di origano con un composto che si può reperire nei negozi specifici, in modo da aiutare la ripresa della fioritura.

    L'ORIGANO IN CUCINA E PER LA SALUTE

    L’origano, grazie al suo particolare e intenso profumo è spesso impiegato in cucina per insaporire i piatti ed è una tra le piante aromatiche tipiche della cucina mediterranea.

    Molte ricette infatti prevedono l’utilizzo dell’origano: viene abbinato al pomodoro, si usa per preparare insalate e in particolare sulla pizza regala quel tocco in più di sapore tanto amato dagli italiani.

    Questa pianta aromatica è inoltre un buon rimedio contro tosse e raffreddore.
    I suoi effetti benefici li possiamo vedere anche in caso di bronchiti, asma bronchiale e pertosse o altri disturbi respiratori e digestivi.

    Nel caso di mal di denti, l’olio di origano di dice che è in grado di curare il dolore unito anche all’anice stellato, un’altra spezie con proprietà toniche.

    ANNAFFIATURA E CONCIMAZIONE DELL'ORIGANO

    Si tratta di un vegetale molto autonomo. Una volta messo a dimora sarà necessario irrigarlo, ma solo se è in vaso (assicurandosi sempre che il substrato risulti completamente secco).
    Questi interventi sono però necessari durante il periodo vegetativo, dalla primavera all’autunno, mentre in inverno possiamo completamente tralasciare.
    Se vogliamo possiamo periodicamente distribuire un blando concime per piante verdi.
    Eventualmente può essere necessaria qualche zappettatura eliminare il diffondersi delle infestanti.
    Verso ottobre (se non siamo intervenuti precedentemente raccogliendo gli steli) è bene ripulire la pianta dalle infiorescenze esaurite. I
    n questa maniera eviteremo anche una eccessiva autodisseminazione.

    LA RIPRODUZIONE DELL'ORIGANO

    Per ottenere nuove piantine di origano si può procedere principalmente in due maniere :

    - Il Primo Metodo è la semina, che risulta molto semplice e dà risultati soddisfacenti nel giro di un paio di anni, visto che la pianta ha uno sviluppo piuttosto veloce.

    Si può procedere alla semina sia in primavera, sia in autunno. Quest’ultima opportunità è consigliabile dove gli inverni risultino miti. Con l’arrivo della bella stagione avremo piantine già ben formate.
    Si utilizzano dei lettorini o dei vasetti di circa 8 cm di diametro.
    Il terriccio deve essere leggero e ben drenato.
    Mescoliamo i semi con della sabbia, in maniera da riuscire a spargerli in maniera più regolare e evitare che le piantine nascano troppo ravvicinate (con la conseguenza di crescere poi storte o filate)
    Ricopriamoli soltanto con un sottile strato di sabbia (visto che sono molto fini) e vaporizziamo delicatamente
    Teniamo i vasetti in una zona calda e riparata dalle correnti, possibilmente ricoperti con un film plastico trasparente che mantenga elevata l’umidità.
    La germinazione avviene generalmente nel giro di al massimo 10 giorni. Quando le piantine presentano la seconda foglia vera possiamo cominciare a cimarle per incentivare l’accestimento e una crescita più allargata.
    Al momento del trapianto ricordiamoci che la distanza ideale tra le piantine è di circa 25 cm.

    Volendo si possono recuperare i semi dai fiori appassiti alla fine dell’estate. Otterremo dei buoni risultati, specialmente se i nostri esemplari non sono degli ibridi.
    È sufficiente prelevare gli apici secchi e setacciali in maniera da dividere i semi da ciò che resta del fiori. Lasciamo poi il tutto ancora all’ombra perché perda il più possibile l’umidità e conserviamoli in barattoli ermetici ben chiusi o in bustine di carta, in un locale fresco e aerato.

    - Il Secondo Metodo è la divisione si procede generalmente alla fine dell’inverno estraendo dal terreno gli esemplari e suddividendo i rizomi in più sezioni utilizzando una cesoia ben affilata e disinfettata.
    Possiamo poi inserire nuovamente le piantine nel terreno osservando la giusta distanza tra una e l’altra.
    Irrighiamo abbondantemente.

    LA RACCOLTA DELL'ORIGANO

    La raccolta dell’origano si effettua in maniera scalare lungo il corso dell’anno utilizzando le foglioline e le sommità fiorite (raccolte possibilmente di primo mattino) secondo necessità.
    Per conservarlo si tagliano i rametti prima che i fiori si schiudano, si riuniscono in mazzetti e si fanno seccare all’ombra appendendoli a testa in giù.
    Un metodo veloce che aiuta a conservare maggiormente l’aroma è l’essicazione tramite microonde.
    Si inseriscono gli steli nel forno e si attiva l’apparecchio ad un voltaggio basso (l’ideale è 350W) e monitorando spesso fino a quando non risultino completamente disidratati.


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    LA LANTANA


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    Il genere Lantana conta alcune specie di piante perenni ed arbusti, appartenenti alla famiglia delle verbenacee; sono originarie dell’America e dell’Africa, ma in Europa vengono coltivate solo due specie, di origine sud americana, ed i loro svariati ibridi, prodotti negli anni.

    Le lantane hanno foglie decidue, di forma ovale o lanceolata, di colore verde chiaro o verde scuro, ricoperte da sottili venature in rilievo, che risultano molto rugose al tatto, ed emanano, se spezzate, un forte aroma, non gradito a tutti.

    Le molte varietà presenti in vivaio sono di dimensioni diverse, vanno dalle piccole perenni striscianti, che non superano i 26-30 cm di altezza, fino a dei veri e propri arbusti molto ramificati, che possono superare il metro di altezza.

    La principale peculiarità delle lantane è rappresentata dai fiori, che sbocciano in continuazione dalla primavera inoltrata fino all’autunno; similmente a come accade per le verbene, anche le lantane producono piccoli fiori a trombetta, che sbocciano in corimbi semisferici; i fiori cominciano a sbocciare dalla parte bassa del corimbo, per sbocciare in successione fino alla sommità.

    La particolarità delle lantane sta nel fatto che per molte varietà i fiori tendono a cambiare colore nell’arco dei giorni della fioritura; ci troveremo quindi spesso con un’infiorescenza che presenta, ad esempio, fiori rossi nella parte esterna, arancioni nella parte mediana e gialli nella parte centrale. Molto del successo delle lantane è dovuto proprio a questa varietà nei colori di ogni singola pianta.

    Esistono varietà di lantana a fiori rosa ed arancio, o bianchi e lilla, ma anche lantane a fiore completamente giallo o bianco, con colore che si mantiene nel tempo.

    Ai fiori seguono piccole bacche nere, commestibili però solo quando sono mature.



    LANTANA VIBURNUM


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    Il nome Lantana fu dato a questa pianta da Linneo, in effetti si tratta di un nome “ereditato” in quanto, la somiglianza dei fiori di questo arbusto con quelli del viburnum lantana le valse il nome botanico.
    Il Viburno Lantana però è una pianta completamente differente dalla lantana, a parte l’infiorescenza, costituita anche in questo caso da moltissimi fiorellini, che nel viburno sono però bianchi e sbocciano quasi simultaneamente;
    Un'altra forte somiglianza è da notare tra le foglie delle due piante, che sono quasi uguali, come uguali sono i corimbi quando ai fiori succedono i frutti, in entrambi i casi ci troviamo davanti ad una sorta di piccola palla, costituita da bacche minuscole, di colore quasi nero. Il Viburnum Lantana è però un arbusto originario dell’Europa centrale, con fiore bianco e fogliame verde scuro, diffuso in Italia anche allo stato selvatico.



    LANTANA MONTEVIDENSIS o LANTANA SELLOVIANA


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    Questa lantana è originaria del Sudamerica, ed è caratterizzata da fiori di colore bianco o lilla;
    Produce fusti prostrati, che danno origine ad una pianta erbacea perenne molto gradevole.
    Queste lantane non sopportano il gelo, soprattutto se intenso e persistente, e quindi, se vogliamo coltivarle anche nel nord Italia, conservandole di anno in anno, è necessario in autunno coprirle, o posizionarle in luogo riparato dal gelo.
    Le dimensioni più contenute permettono di coltivare la Lantana Montevidensis anche in piccoli vasi, in modo che risulti più semplice spostarle in luogo protetto durante i mesi invernali; il colore lilla dei fiori, molto delicato, le rende più gradite a chi non ama i fiori di colore molto intenso.
    In vivaio troviamo spesso lantane di varietà ibride, che hanno origine da queste due specie; questo tipo di ibridazione ha permesso di creare lantane con fiori di tonalità rosata, cangianti all’arancio o al giallo, cosa impossibile nella Lantana Camara.



    LA LANTANA CAMARA


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    La Lantana Camara è una specie semi arbustiva originaria dell’America centrale; produce infiorescenze nelle tonalità del giallo, del rosso e dell’arancio.
    Questa lantana tende, con il passare degli anni, a produrre un arbusto compatto e denso, molto ramificato.
    Si tratta di una specie che sopporta abbastanza bene il freddo, e può quindi trovare posto in giardino in gran parte delle regioni italiane; nel nord, si tratta di una pianta delicata, che deve venire spostata in serra fredda durante i mesi invernali, o rischia di gelare completamente.
    Capita a volte che, esemplari completamente rovinati dal freddo, tendano a rigermogliare all’arrivo della primavera; spesso però una pianta così severamente danneggiata, tende a non produrre fiori anche per alcuni anni.
    Quindi, in vivaio, le lantane vengono proposte per lo più come piante annuali, o viene consigliato di coprirle con agritessuto durante la stagione fredda.



    COME COLTIVARE LA LANTANA


    Questi perenni, o piccoli arbusti, non sono di difficile coltivazione durante la stagione vegetativa; prediligono posizioni molto luminose, anche soleggiate, e se poste in luogo buio o scarsamente soleggiato tendono a fiorire in modo contenuto. Possono sopportare brevi periodi di siccità, ma generalmente un lungo periodo sen acqua si traduce in pochi fiori e foglie appassite; quindi si posizionano al riparo del vento, che potrebbe asciugare eccessivamente il terreno, e si annaffiano regolarmente, ogni volta che il substrato tende ad asciugare. Evitiamo però anche di lasciarle inzuppate di acqua, cosa che favorisce lo svilupparsi di marciumi radicali, muffe e funghi, che possono rovinare una lantana anche in breve tempo.
    Da aprile a settembre, ogni 12-15 giorni, mescoliamo all’acqua delle annaffiature del concime per piante da fiore, che stimolerà una abbondante fioritura ed una vegetazione rigogliosa.
    All’arrivo dell’autunno, potiamo gli arbusti, accorciando di circa un terzo ogni ramo, in modo da favorire lo sviluppo di una pianta più densa e compatta. Se il clima lo permette, e si mantiene sempre abbastanza mite e umido, molte varietà di lantana mantengono il fogliame anche durante l’inverno.



    SEMINARE LA LANTANA


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    Un singolo arbusto di lantana può arrivare a produrre centinaia di semi in una singola stagione vegetativa; peccato che tali semi tendano a germinare con grande difficoltà, risulta quindi necessario trattarli prima di poterli seminare.
    Chi possiede una lantana in giardino può tranquillamente dichiarare che si tratta di una fortuna, in quanto altrimenti si troverebbe in breve tempo tutto il giardino invaso dalle lantane.
    Ricordiamo anche che la gran parte delle lantane presenti in vivaio sono ibridi, e quindi difficilmente potremo ottenere una pianta identica alla pianta madre; più probabilmente otterremo da seme una pianta con fiori di colore differente.
    Quindi, muniamoci di una manciata di piccoli frutti, e facciamoli essiccare al sole, in modo che sia possibile separare il piccolo seme duro dalla polpa, per evitare che, una volta interrata, la polpa si decomponga, creando un buon ambiente per lo sviluppo di muffe. I semi ripuliti vanno spolverati con un fungicida, e quindi inseriti in un sacchetto da frigorifero ermetico, contenente un poco di sabbia umida. Questo sacchetto andrà posto in frigorifero per circa 4-6 settimane, in modo da simulare la stagione invernale.

    Tolti dal frigorifero, i semi si dispongono sulla superficie di un piccolo vaso, riempito da sabbia e torba mescolate ed inumidite. Il vasetto andrà conservato in luogo fresco, ma con temperature superiori ai 12-15°C, abbastanza luminoso, e umido, annaffiando con regolarità.

    Esistono molte specie di lantana, diffuse in tutto il mondo; la lantana camara è una delle poche specie coltivate a scopo ornamentale, grazie al fatto che ha fiori di colore che varia con il passare dei giorni. La diffusione delle lantane camare nei giardini delle zone in cui sono presenti lantane allo stato selvatico ha causato grandi problemi alla flora locale; infatti queste piante tendono ad auto seminarsi con facilità in alcune zone del mondo, dove sono divenute una specie altamente invasiva, tanto da rendere specie quasi rare le lantane autoctone.
    Questo evento si sta verificando oggi alle Hawaii, in alcune zone dell’Australia e del nord America; anche in Italia la lantana camara si è naturalizzata, in alcune zone dell’entroterra siciliano, ma senza destare particolari preoccupazioni.

    Nelle zone in cui è divenuta invasiva, molti uccelli si cibano dei piccoli frutti di lantana, i cui semi vengono quindi digeriti, e, una volta caduti al suolo con gli escrementi degli uccelli, tendono a germinare con grande facilità.

    Oltre a questo, la grande propensione della lantana per l’ibridazione, ha portato le lantane camare ad auto ibridarsi con le lantane autoctone, creando svariati ibridi: risulta quindi ormai difficile capire se una pianta appartiene ad una specie autoctona originaria, o ad un nuovo ibrido con lantana camara.



    LE TALEE DI LANTANA


    Le talee di lantana di preparano in estate, prelevando gli apici dei rami già legnosi, scegliendo di preferenza i rami che non hanno fiorito.
    Le talee dovranno essere lunghe circa 8-10 cm, e si tagliano appena sopra ad una foglia; la parte bassa va tagliata a cuneo, e immersa nell’ormone radicante; quindi leviamo le foglie nella parte bassa e piantiamo la talea in un buon terriccio universale, umido e fresco.

    Le talee così prodotte tendono a germogliare abbastanza rapidamente, ma vanno coltivate in vaso fino alla primavera successiva, in modo da poterle tenere in luogo fresco e luminoso, e da poterle annaffiare ogni volta che il terreno tende ad asciugare.
    Preparare talee è una operazione molto piacevole, che ci permette di ottenere numerose piante, a partire da una singola pianta; questo tipo di propagazione è ideale con piante come le lantane, che sono quasi certamente ibridi: solo il talea-ggio ci permette di produrre nuove piante completamente identiche alla pianta madre.



    LA LANTANA - PARASSITI, MALATTIE, INSETTICIDI



    Le lantane in giardino sono piante che vengono tenute al sole per gran parte della giornata; se il clima diviene torrido e la ventilazione è poca, si verifica spesso lo sviluppo di alcuni parassiti tipici del periodo estivo, come acari o cocciniglie; tali insetti vanno debellati rapidamente, per impedire che divengano tanti e possano causare seri danni alle piante.

    Gli insetticidi andrebbero utilizzati solo in un periodo dell’anno in cui la pianta non è in fiore, risulta quindi utile trattare le nostre lantane invase dagli insetti già all’inizio della primavera, quando i loro fiori sono ancora in boccio; questo ci evita di disturbare gli insetti utili, come le api, che visitano volentieri le lantane.

    Altri problemi delle lantane sono in genere legati alle annaffiature o al clima; in linea generale, le varietà ibride che troviamo in giardino, vivono bene nella stessa zona in cui coltiviamo i gerani, con cui condividono molte esigenze colturali.

    Quindi, ricordiamo di non lasciarle a lungo esposte alla siccità, o al gelo intenso.


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